Torna Thank God Is Wednesday, pronto per darvi una completa panoramica sulle pubblicazioni più interessanti degli Stati Uniti. Buona Lettura!
By Scott Snyder & Greg Capullo
(DC Comics)
Nel corso delle cinquanta issue che hanno composto la gestione Snyder/Capullo, Batman ha vissuto una quantità innumerevole di trasformazioni e sconvolgimenti, a partire dalla Corte Dei Gufi sino ad arrivare ai recenti Endgame e Superheavy, passando persino per una ridefinizione delle sue origini con Zero Year. Batman #51 chiude in bellezza la run quinquennale, ricollegandosi al primissimo capitolo delle vicende e concentrandosi sul ruolo del Cavaliere Oscuro in una notte tranquilla, contemporaneamente simbolo di sicurezza e speranza.
L’ultima fatica Batmaniana targata Snyder è raffinata ed elegante, una panoramica su Gotham City, su quello che rappresenta e sul profondo legame della città con il Crociato Incappucciato. Notevole è la capacità dell’autore di rendere quest’ultima storia allo stesso tempo un epilogo e un prologo per le future avventure del Pipistrello, una sorta di passaggio di testimone per il futuro scrittore Tom King. Batman #51 racchiude tutto ciò che un fumetto sul Cavaliere Oscuro dovrebbe avere, una lettera d’amore nei confronti del personaggio di rara intensità.
Ancora una volta fenomenale è l’artwork di Greg Capullo, questa volta più rilassato rispetto alle precedenti issue ricche di sequenze action. Oltre a meritare un plauso per i numerosi momenti di elevata caratura artistica di Batman #51, è necessario fermarsi di fronte agli enormi passi avanti compiuti dall’artista nel corso di questi cinque anni: sarà difficile immaginare un Cavaliere Oscuro disegnato da un artista differente da Capullo, soprattutto dopo averlo visto crescere e perfezionarsi nelle sue splendide matite. Duro sarà il compito di David Finch nei prossimi mesi.
Il comics definitivo su Batman che, come l’intera run aveva già fatto, si inquadra come una pietra miliare nella mitologia del Cavaliere Oscuro e funge da termine di paragone per il futuro del personaggio.
By Frank Miller, Brian Azzarello & Andy Kubert
(DC Comics)
Dopo lo sfacelo totale rappresentato dalla terza issue, torna il nuovo capitolo della sempiterna saga Milleriana sul Cavaliere Oscuro. Come avranno recuperato i due autori alla tremenda caduta del precedente numero?
The Master Race #4 è una sequela di momenti potenzialmente interessanti narrati però con mancanza di focus e attenzione ai dettagli. La storia si muove da una parte all’altra, senza mai approfondire e risultando tremendamente superficiale, soprattutto nella caratterizzazione dei personaggi. Quello che manca a DK3, e a questa issue in particolare, è quella forza e quell’impatto narrativo che i primi due capitoli della saga avevano: nulla rimane impresso durante la lettura e non c’è mai un reale coinvolgimento nelle vicende.
Così come lo script si presenta mancante di pathos e profondità, anche il comparto grafico di Andy Kubert non funziona come dovrebbe. Sebbene tecnicamente ineccepibile, ad eccezione dei momenti in cui tenta spasmodicamente di far il verso allo stile Milleriano, Kubert non colpisce il lettore e i suoi volti mancano di espressività. Pagine che scorrono senza particolari difetti ma, contemporaneamente, senza lode alcuna.
Un Quarto Numero al limite della sufficienza, accompagnato da un mini-comic completamente inutile e narrativamente povero. Un salto di qualità rispetto al precedente capitolo che, paradossalmente, risulta in realtà decisamente più noioso.
By Brian Michael Bendis & Alex Maleev
(Marvel Comics)
Il dream team creativo autore di successi come Daredevil, Scarlet e Moon Knight, giunge sulle pagine di International Iron Man per narrare le tumultuose origini di Tony Stark e della sua ricerca dell’identità dei suoi genitori biologici. Un passo avanti rispetto al primo numero, senza però eccellere dal punto di vista narrativo.
Lo storytelling della issue si muove su due diverse linee temporali: il passato del giovane Tony e il presente dello Stark adulto. Due facce contrapposte della stessa medaglia: la prima, narrata alla perfezione e con dialoghi che ricordano tanto il miglior Bendis dei tempi andati, e la seconda, un futile plot-device farraginoso e di pessima qualità. Se International Iron Man fosse esclusivamente narrato dalla prospettiva dell’imberbe Stark sarebbe un fenomenale character study ma, purtroppo, le sequenze al presente fanno calare inevitabilmente il valore complessivo di questa Seconda Issue.
A controbilanciare uno script altalenante ci pensa Alex Maleev: le matite dell’artista trascinano l’intero plot grazie ad un lavoro di character-design fenomenale, ad una fluidità nei cambiamenti di setting e ad un attenzione al dettaglio per questi ultimi maniacale. Maleev vale da solo il prezzo del biglietto.
International Iron Man #2 è una lettura potenzialmente molto interessante, carente in quanto a ritmo narrativo e ad equilibrio tra le due diverse linee temporali ma artisticamente splendida e dai dialoghi di pregiata fattura.
By Kaare Andrews
(Image Comics)
L’1% della popolazione mondiale, la porzione più facoltosa, detta legge sull’economia del globo terracqueo e spadroneggia segretamente sul restante 99%. Senza scrupoli, senza nessun rispetto, senza interesse per i danni collaterali delle loro azioni, gli uomini più ricchi e spietati del pianeta stanno per pagare cara la loro perversa serie di malefatte: Renato Jones, vigilante a-là Punisher, è pronto per la resa dei conti. Questa la semplice sinossi della nuova ongoing targata Kaare Andrews, un debutto violento ed esplosivo.
Renato Jones The One Percent #1 è una oversized issue da circa quaranta pagine a dir poco incendiaria, ricca di pathos, azione e violenza. Quello che stupisce della narrazione di Andrews è l’importanza fondamentale data allo sviluppo del protagonista, di cui vengono spiegate le tragiche origini e le motivazioni che lo spingono ad agire. L’attenzione al character-development crea una sorta di oscura empatia nel confronti di Renato Jones, un legame che spinge il lettore a prendere immediatamente a cuore la sanguinosa crociata del personaggio.
Artisticamente siamo di fronte ad un capolavoro assoluto, l’apoteosi dell’arte sequenziale a fumetti: ogni singola pagina di Renato Jones è viva, dinamica ed energica, realizzata con una cura maniacale, a partire dagli splendidi flashback in bianco e nero sino ad arrivare alle ultraviolente scene d’azione. La fisicità e l’espressività dei personaggi sono ben costruite a tal punto da rendere quasi superflue le linee di dialogo: tutte sarebbe stato ugualmente cristallino.
Nuovo debutto Image Comics di altissima caratura, un must per ogni appassionato di fumetto di qualità e per tutti coloro alla ricerca di una classica storia di vendetta narrata alla perfezione.
By Becky Cloonan & Steve Dillon
(Marvel Comics)
Trainata dal successo ottenuto dal personaggio interpretato da Jon Bernthal, torna su carta la serie sul vigilante più amato dal pubblico Marvel. Frank Castle ritrova le familiari matite di Steve Dillon, uno degli artisti più rappresentativi del lavoro sul personaggio, e si affida alla talentuosa penna di Becky Cloonan. L’incipit di The Punisher #1 è efficace nella sua semplicità: un traffico di droga di cospicue proporzioni seguito da una dose di giustizia a-là Frank Castle, ovvero un bagno di sangue estremamente violento.
La scelta narrativa di Becky Cloonan di ridurre a zero le linee di dialogo del Punitore, le permettono di creare attorno ad esso un mondo vivo e vibrante. Ad ogni singolo personaggio viene data la possibilità di risplendere nella sua perfetta caratterizzazione, a partire dagli agenti della D.E.A. per finire ai villains della situazione. Il tutto crea anche un ottimo punto di partenza per tutti coloro che hanno poca familiarità con il protagonista, delineato tramite dialoghi del cast di supporto incisivi e calzanti.
La grottesca rappresentazione della violenza targata Steve Dillon è sempre stata perfetta per una serie dedicata a Frank Castle e, tramite questo nuovo debutto, si riconferma come tale. Un artwork capace di mostrare la brutalità delle scene d’azione in cui è presente il protagonista e, contemporaneamente, di risultare espressivo durante le sequenze meno concitate. Piccola pecca immotivata: Castle sembra sin troppo giovane, forse ammiccante alla recente incarnazione televisiva in Marvel’s Daredevil.
Non ci sono rivoluzioni per il Punitore, soltanto un solido ritorno alle crude origini del personaggio. The Punisher #1 rende onore alle indimenticabili run di Garth Ennis e Jason Aaron, lasciando il lettore soddisfatto per questo debutto e desideroso di nuove issue.
By Jeff Lemire & Greg Smallwood
(Marvel Comics)
Dopo un debutto fenomenale, riuscirà Jeff Lemire a mantenere così alta la qualità della nuova serie dedicata al Cavaliere Della Luna? Questa Seconda Issue pare essere una risposta decisamente affermativa: il viaggio nella mente di Marc Spector, incapace di comprendere se le sue avventure passate nei panni di Moon Knight fossero illusioni o realtà, giunge immediatamente ad un punto di svolta sorprendente.
Le idee che vengono a galla in Moon Knight #2 riescono addirittura a migliorare le solidissime e splendide basi gettate con la Prima Issue. Siamo di fronte ad una narrazione che riesce a mescere senza sbavature elementi horror, psicodramma, religione egizia e dimensioni oniriche risultando nientemeno che un capolavoro.
Buona parte della perfetta miscela la si deve, oltre che alla perfetta penna di Jeff Lemire, allo splendido lavoro del team artistico formato da Greg Smallwood e Jordie Bellaire. Niente è lasciato al caso nella issue e i due talentuosi artisti riescono a rappresentare alla perfezione le differenti località in cui si svolge la storia.
La nuova gestione di Moon Knight sembra essersi indirizzata verso la miglior strada possibile.
Termina qui All New, All Different Thank God Is Wednesday. Alla prossima, Hasta La Vista!
Leave a Comment