IL TROLLO DI SPADE: Il Bipolarismo del Ghiaccio e del Fuoco

Cari – ma che dico cari – fottutissimi bimbipene all’ascolto, ho riflettuto tanto prima di decidere se scrivere o meno un pezzo sul Game of Thrones, dopo aver assistito a questo emozianante inizio della sesta stagione.

Ho riflettuto, innanzitutto perché il Trollo riflette sulle cose, non è mica un bimbopene qualsiasi che indossa jeans risvoltati e mutande ascellari e che vomita sull’internet qualsiasi idiozia il suo cervello partorisca. Poi e soprattutto, ho riflettuto perché io a questa saga ci tengo davvero in modo viscerale, almeno quanto voi inutili cervelli di gallina tenete a robaccia tipo i cinefumetti, Naruto o Tuailait.

Ad ogni modo, dopo la predetta sofferta riflessione ho preso il coraggio a due mani (e vi assicuro che il Trollo non è affatto famoso per il suo coraggio) ed ho deciso di farlo. Ho deciso di dire la mia su un inizio di stagione molto atteso, tanto osannato, ma anche abbastanza criticato.

La prima considerazione da fare quando si parla della serie TV tratta dalla saga fantasy scritta da quel simpatico bastardone che risponde al nome di George R.R. Martin, è che il pubblico non è e non sarà mai unitario, né nella percezione della serie, né tantomeno nei giudizi. Da un lato, infatti, ci sono i c.d. “normali spettatori“, mentre dall’altro troviamo gli odiatissimi e detestabili “lettori di libri“, di cui – ma non c’era neanche bisogno di specificarlo – il Trollo fa fieramente parte.

Lo spettatore normale ama guardare le puntate almeno quanto odia sentire parlare dell’opera da cui sono tratte. A lui non frega un emerito di chi sia Arianne Martell o Griff il Giovane; e per lui i Greyjoy sono Theon e al massimo sua sorella, che volgarmente chiama “Yara“. Lo spettatore normale adora parlare del Trono di Spade, ma solo e unicamente con altri spettaori normali, mentre tenta in tutti modi di sfuggire al confronto verbale con l’odiato nemico “lettore di libri“.

Dal canto suo, il lettore di libri adora parlare della serie TV con lo spettaore normale. Per lui è come fare l’amore con una verginella. Il lettore starebbe ore a raccontare sottotrame, collegamenti, differenze e retroscena assolutamente sconosciuti al povero spettatore normale. Per non parlare degli spoiler! Il lettore di libri adora dare spoiler, solitamente preceduti dalla tipica affermazione tendeziosa: “non preoccuparti, tanto questo nella serie mica lo mettono“.   

Questa lunga e noiosa premessa, serve per spiegarvi (anche se dubito possiate capire alcunché) che quando si tirano le somme di uno o più episodi di Game of Thrones, lo si deve fare specificando a quale delle due categorie si appartiene. Difficilmente, infatti, uno spettatore normale tenderà ad essere critico nei confronti di un episodio della serie, a prescinedere dal suo contenuto, dagli sviluppi della trama, dai dialoghi o dal modo di rappresentare i personaggi; mentre, per contro, il lettore di libri tenderà a contestare ogni minima differenza rispetto all’opera originale, ponendo l’accento su quanto David Benioff e D. B. Weiss abbiano svilito la storia narrata magistralmente da Ciccio Martin.

Ma il Trollo, essendo un essere superiore, è uno e bino. Pertanto, il suo giudizio su questo inizio di stagione sarà duplice: da un lato, tenterò di analizzare il punto di vista dello spettatore normale; mentre dall’altro, esternerò tutto il più atroce disprezzo tipico del lettore di libri. Tutto questo senza perdere mai di vista l’enorme importanza che questa sesta stagione riveste, dal momento che, per la prima volta in assoluto, né il semplice spettatore, né il lettore di libri hanno la minima idea di ciò che accadrà da qui in avanti.  

IL PENSIERO DELLO SPETTATORE NORMALE 

Da quasi un anno il mio unico pensiero è stato rivolto all’attimo nel quale avrei nuovamente sentito le note della magnifica sigla di apertura di GoT. In questo infinito lasso di tempo non ho fatto altro che pensare alle sorti di Jon, tradito e accoltellato vigliaccamente dai suoi stessi uomini e abbandonato nel cortile del Castello Nero. Delle altre storyline, devo confessare, fregacazzi quasi tutte. E non per qualche mancanza a livello narrativo, ma solo perché il magone e l’ansia per le sorti del Bastardo del Nord hanno succhiato via qualsiasi altro residuo interesse verso Daenerys, Cersei, Sansa e compagnia cantante.

Per questo motivo, non appena ho visto il cadavere di Jon lì dove lo avevo lasciato, la scimmia che da tempo abita la mia spalla ha iniziato a urlare furiosamente. Da quel momento in poi e per i successivi due episodi, gli eventi si sono susseguiti ad una rapidità impressionante e ben lontana da quel flemmatico ritmo cui – ahinoi – eravamo abituati. Niente più attese, nessuna inutile lungaggine, ma piuttosto valanghe di novità e colpi di scena da lasciarmi intontito davanti allo schermo.

Un inizio di stagione che definirei vicino alla perfezione per ritmo, intensità e colpi di scena uno dietro l’altro. A partire da Arya che continua e termina (con tutta probabilità) il suo addestramento per diventare uno spietato Nessuno; proseguendo con Sansa e Theon, che riescono finalmente a fuggire da quel simpatico squilibrato di Ramsay, per poi incontrare Brienne la Bella; fino ad arrivare a Dany, che si presenta a quello che sarà il suo nuovo khalasar; e a Tyrion e Varys, che tentano di governare Meereen con i draghi della stessa Dany. Importanti anche le novità che arrivano da Approdo del Re, dove Cersei e Jaime, finalmente riuniti dal lutto della figlia Myrcella, si apprestano a consumare la loro vendetta nei confronti del Credo Militante, reo di aver denudato e umiliato la porno-regina. In ultimo, ma non certo per importanza, arriva l’atteso ritorno di Bran che, collegatosi all’albero del Corvo a Tre Occhi, inizia il suo viaggio a ritroso nel tempo per svelarci – credo quasi certamente – le misteriosi origini di Jon Snow.

E proprio Jon ci ha deliziati col suo clamoroso risveglio nelle battute finali dello splendido episodio 6X02. C’era forse qualcosa di più atteso ed eccezionale che potesse accadere in questo inizio di stagione? Beh io dico proprio di no. Per cui finitela, maledetti espertoni di GoT, di riempirci le palle con le vostre faziosissime critiche, le vostre stronze teorie e soprattutto con i vostri evitabili appunti sulle differenze tra la serie e i romanzi: come dice lo stesso Martin, si tratta di due opere completamente diverse. Fatevene una ragione.

IL PENSIERO DEL LETTORE DI LIBRI

Per quasi un anno ho sperato che rinviassero questa stramaledettissima serie TV o comunque che quel ciccione di Martin si decidesse a pubblicare Winds of Winter (il sesto libro della saga) prima dell’uscita di quello scempio che prende il nome di GoT. Questo fino a quando quel maledetto ammasso di lardo non ha ben pensato di comunicare sul suo blog che WoW non sarebbe uscito nel 2016 e che, quindi, avremmo potuto apprendere delle sorti dei nostri eroi solo attraverso la pessima trasposizione televisiva.

Dopo un milione di anatemi diretti al suddetto grassone (immediatamente ritirati, stante la paura di perderlo prima che riesca a pubblicare la fine della storia), sono riuscito faticosamente a metabolizzare la notizia e ho iniziato a prendere coscienza del fatto che, d’ora in avanti, la serie mi avrebbe spoilerato tutti gli eventi più importanti.

Il fatto è che, al netto di questi primi due episodi, la trama sta andando davvero troppo rapidamente. I personaggi della serie, già miseramente raccontati e caratterizzati sul piccolo schermo, risultano svuotati dal loro significato originale; e, con loro, le storie e le sottotrame ad esse connesse. E’ così che Doran Martell, personaggio prudente, astuto e lungimirante, si trasforma in una macchietta inutile ai fini della storia principale; mentre la saga dei Greyjoy, avvincente ed emoziaonante nei romanzi del maledetto trippone, diventa qui sbrigativa e superficiale. La stessa storyline di Arya risulta eccessivamente affrettata e poco incisiva ai fini della necessaria crescita del personaggio, in questo modo sminenuendo non solo il faticoso cammino intrapreso dalla piccola Stark, ma anche i suoi piani di vendetta e il ruolo che andrà ad assumere da qui alla fine.

Per non parale di Jon. Jon che tutti noi lettori abbiamo avuto modo di conoscere, tassello dopo tassello, attraverso i suoi sogni di lupo, le sue paure, i suoi desisderi e le sue visioni profetiche. Il Bastardo di Stark, le cui misteriose origini ci sono state suggerite, quasi bisbigliate, nascoste tra le pieghe di una storia a cavallo tra passato, presente e futuro, in modo che fosse ovvio che lo stesso Jon avrebbe avuto un posto d’onore al banchetto finale di queste memorabili cronache. 

Ma di tutto questo, purtroppo, in questa serie TV non v’è traccia. La stessa resurrezione di Jon è apparsa – almeno ad una prima superficiale visione – davvero banalizzata, quasi imbarazzante. Mi auguro davvero che sul punto vi siano delle maggiori spiegazioni nei prossimi episodi e che si dia il giusto risalto a personaggi come Melisandre e Davos, finora trattati come poco più che semplici comparse e non come veri comprimari. 

La verità è che i due sceneggiatori della serie d’ora in avanti godranno di ampie libertà e della possibilità di muoversi abbastanza fantasiosamente all’interno di un canovaccio che promette di avere delle maglie piuttosto larghe. Nessuno stupore, dunque, se ci troveremo sempre più spesso di fronte a scellerate scelte narrative e a ripugnanti invenzioni senza senso. Tuttavia, se è vero che Game of Thrones, come affermato dallo stesso Martin, è ormai da considerarsi un’opera distinta e separata rispetto alle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, c’è comunque da attendersi un’unitarietà e una coerenza narrativa almeno per quento riguarda la struttura centrale della storia. Insomma, sebbene ci si arriverà probabilmente attraverso strade differenti, ritengo che il gran finale delle due opere debba portarci più o meno alla stessa identica conclusione; con conseguenti giga-spoiler delle parti più importanti. Ma di questo ne parleremo a tempo a debito.

Con questo è tutto. Se anche in voi coesistono due personalità distinte quando guardate un episodio di GoT, allora non potete evitare di mettere un bel like all’ignobile pagina del Trollo; un posto in cui si parla male di cose a caso, tanto per far innervosire il prossimo.   

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