TWR & Trollo all'anteprima di Outcast

I due sedicenti blogger (poco) noti al pubblico dell’internet The Walking Rec e Trollo sono stati inspiegabilmente invitati da Saldapress e Fox alla premiere europea di Outcast, la nuova serie di Robert Kirkman sulle possessioni demoniache che esordirà il prossimo 3 giugno negli States ed il 6 giugno in Italia. 


Tra alti dirigenti di emittenti TV, fumettisti, bonazze sesquipedali, finger food, attori nostrani noti solo ai paparazzi, cocktail a base di mela e sambuca e, soprattutto, il cast del nuovo serial, i due si sono mossi con la disinvoltura di Renato Pozzetto ne Il Ragazzo di Campagna. Quella che segue è la fredda cronaca di quello che hanno capito (tranquilli non ci sono spoiler)

L’ANGOLO DI TROLLO: Outcast, una pioggia di patata.

Trollocaverna, prime luci dell’alba (circa le 12.30). Squilla il telefono. Rispondo. È Rec.

“Cazzo vuoi, non vedi che è ancora notte fonda?” dico io.
“Sempre cordiale – risponde lui – ci hanno invitato alla prima europea di Outcast. A Roma”
“Autché?”
“Outcast, animale – mi dice – la nuova serie di Kirkman, l’autore di The Walking Dead”
“Mi sembra un ottimo motivo per rifiutare”, ribatto. 
“Beh invece ci verrai. Si parte dopodomani”
“VaffXXXX, porxx pxxxana…” 

Ora, in mezzo alla sconfinata lista di cose che il Trollo detesta, un posto d’onore lo occupano certamente le serate di gala eleganti e le serie TV che parlano di apocalissi zombie e di sopravvissuti decerebrati. Potete dunque immaginare l’entusiasmo col quale il suddetto Trollo ha accolto la notizia di questo viaggetto nella Città Eterna per partecipare alla fottuta premiere di Outcast, serie TV di prossima uscita che mira a bissare il successo, appunto, di The Walking Dead.

Ciò con cui però il Trollo non aveva fatto i conti, è l’enorme quantitativo di patata che avrebbe potuto incontrare a questo – ormai mi sento di definirlo così – MEMORABILE EVENTO! Fiumi, ma che dico, oceani di fregna di altissimo livello, lontane anni luce dalle mediocri sciacquette con cui il Trollo è abituato a interagire nel suo misero paesello di provincia. Ed è così che, tra cocktail molecolari, tartine à la page, discutibili risvoltini, ma soprattutto tonnellate di figa, io e il mio odiato collega The Walking Rec ci siamo abbandonati allo sfarzo della Roma bene, in mezzo a stilisti, modelle, attori e rampolli benestanti. 

Immersi nella cornice dell’imponente Auditorium Conciliazione, i nostri due eroi si sono mossi in mezzo al jet set romano con la scioltezza di un vegano in un reparto macelleria. Uno (Rec) in fibrillazione per l’imminente proiezione; l’altro (il Trollo) totalmente rapito dalla sfilata di topa in abito da sera. Mentre, infatti, il mio compagno di viaggio insisteva nel farmi notare questo o quell’altro attore d’oltreoceano, la mia mente rimaneva inebetita da scollature vertiginose e capezzoli inturgiditi dall’aria condizionata. 

Tutto questo, fino a quando non ho visto lei. Lei, così perfetta, così meravigliosamente splendente. Lei, Daniela Virgilio, l’indimenticabile Patrizia della serie TV Romanzo Criminale. La sua presenza soave, quasi eterea, ha di colpo cancellato tutto il contesto circostante. Persino gli scintillanti ospiti hollywoodiani, al suo confronto, sembravano scomparire, cancellati in un sol colpo dalla sua grazia. Rapito in un vortice di emozioni, ho sentito venir meno il fiato ed ho perso il contatto con la realtà, tanto da non aver fatto poi troppo caso neppure alla proiezione del primo episodio di Outcast. Da quel poco che ho visto, direi comunque che è molto bello e fa paura.

Fortunatamente, con me c’era quel secchione di Rec che invece la proiezione l’ha seguita con attenzione (come farà mai a mantenere questo grado di concentrazione?!?). Per cui, vi lascio alla sua analisi tecnica e torno a pensare alla mia Patrizia. Magari anche lei in questo momento sta pensando al Trollo. Ti amo Patrizia.

The Walking Rec: Outcast, il mattino ha l’horror in bocca.

Prima di parlarvi del pilota di Outcast, due paroline sulla genesi di questa nuova serie televisiva basata, così come il suo cugino più anzianotto The Walking Dead, su un fumetto di Robert Kirkman
Dopo essersi cimentato con un classico dell’horror come gli zombie, a Kirkman venne in mente di dire la sua su un altro grande classico dell’intrattenimento “di paura”, ovvero le possessioni demoniache. Stavolta, però, non pensò ad un fumetto, immaginò direttamente un serial televisivo e, a differenza di altre sue opere ormai pluriennali (come Invincible e, appunto, TWD) nella sua testa si materializzò anche la conclusione che questa storia avrebbe dovuto avere, il che è indiscutibilmente un bene. Poi i ritardi nella produzione del serial fecero sì che anche Outcast venisse messo su carta prima del suo approdo sul piccolo schermo: è nato così l’ottimo fumetto edito da Skybound/Image negli States e da Saldapress in Italia. Successivamente Kirkman e Fox International si sono accordati e la produzione della serie è partita ufficialmente ad agosto 2015.
Ora, dopo un po’ di doverosi cenni storici andiamo alla stringente attualità: l’episodio pilota.

Avevo un grosso timore rigardo Outcast, pensavo che la crudezza di alcune situazioni presentate nel fumetto potesse essere edulcorata in TV. Mi sbagliavo.
Esempio pratico. La pagina due del fumetto di Kirkman è questa:

Mi ero detto ‘probabilmente non mostreranno in TV un bambino che si sgranocchia un dito come fosse un arrosticino di pecora’. E invece no. Non solo l’hanno mostrato ma sono riusciti, con un opening di grande impatto, a rendere l’intro con la possessione del piccolo Joshua ancora più disturbante ed orrorifica. Chapeau.
Quindi, tanto per chiarire, la prima cosa che va detta di Outcast è che si tratta di un horror in piena regola e, per di più, di ottima fattura, merce rara oggi in TV. Scordatevi le censure al discorso di Negan nel finale di stagione di TWD6 ripulito dai suoi carattersitici “Fuck” che sarà un’esclusiva della versione home video, in questo caso la trasmissione americana su un canale come Cinemax ha dato campo libero agli showrunner di Outcast
Un’altra cosa che ho molto apprezzato del pilota è il ritmo: i 50 minuti scorrono volutamente a strappi. A scene flemmatiche in cui a farla da protagonista è la sonnecchiosa quotidianità degli abitanti di Rome, cittadina fittizia di un West Virginia molto evocativo (anche se la serie è girata in South Carolina), si alternano momenti di improvviso gore. Un meccanismo molto efficace per far sobbalzare gli spettatori dalla sedia, non c’è che dire. Il me di qualche anno fa, che scappava terrorizzato da una stanza all’altra appena su Italia 1 andava in onda la pubblicità del venerdì dello zio Tibia o gli spot di Twin Peaks con Bob che sbucava da dietro il divano (il più terrificante ricordo della mia infanzia), non avrebbe retto Oucast. Fortuna che non ho più 10 anni (ormai da un bel pezzo) e mi posso godere un po’ di sano horror.

Anche il cast merita due paroline d’elogio: Patrick Fugit (che fu il teenager protagonista di Quasi Famosi di Cameron Crowe) interpreta molto bene il reietto Kyle Barnes, il reverendo Anderson di Philip Glenister è praticamente identico alla controparte fumettistica e la ciliegina sulla torta è Reg E.Cathey, volto noto per essere il cuoco di costolette/giardiniere di Frank Underwood in House of Cards oltre che Papà Retorica nel pessimo Fantastic4 di Josh Trank, qui nei panni del capo della polizia.

– Scusa se ti interrompo, ma non pensi di essere stato un po’ troppo serioso nella tua analisi? –
Quell’imbecille prima di me non ha fatto altro che vaneggiare di tette e culi, almeno uno dei due doveva darsi un tono falsamente professionale, ci hanno pur sempre invitato ad una premiere (piena di figa, è vero). Per le (psico)analisi vere e proprie di Outcast ci sarà tempo, magari in contemporanea con la messa in onda italiana.

In conclusione, ecco cosa ne penso di Outcast a giudicare dal pilota: è un horror molto fedele al fumetto di Kirkman con un buon cast ed un ottimo comparto tecnico. E, nonostante l’argomento possessione non sia proprio una novità e l’uso, inevitabile, di alcuni cliché del genere (su tutti il bambino posseduto), Outcast ha una caratterizzazione ben definita ed una fortissima personalità. I presupposti perché questa serie possa diventare un cult del piccolo schermo ci sono tutti.

Noi ringraziamo Carlo Lauro, futuro premio Eisner, per aver realizzato la copertina dell’articolo e vi ricordiamo le nostre inutili pagine facebook. Venite a trovarci, figa non ne troverete ma magari vi offriamo un cocktail molecolare a base di sambuca.

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