L’andata al Cartoomics per il Bar del Fumetto si è rivelata un’ottima occasione per rivivere un paio di giorni l’ambiente fumettistico milanese, rivedere alcune vecchie conoscenze e farne di nuove. Inoltre, proprio in occasione della fiera di Milano la Panini Comics ci ha dato la possibilità di fare quattro chiacchiere con Marco Checchetto, uno dei disegnatori di punta della Marvel e motivo d’orgoglio per tutti gli appassionati nostrani.
Marco, presente in fiera per presentare il secondo volume del suo Life Zero, è davvero preso d’assalto dai fans; e, complice la sua enorme disponibilità, le sue sessioni di firma finiscono per protrarsi oltre gli orari previsti. Così i responsabili della Panini mi fanno gentilmente accomodare di fianco a lui, in modo da potergli fare qualche domandina mentre Marco termina alcuni splendidi sketch per le numerose persone in fila. Mentre iniziamo a parlare, anche i ragazzi in fila iniziano a partecipare alla discussione; ed è così che la nostra intervista si trasforma rapidamente in una chiacchierata informale tra un gruppo di nerd.
Ecco un concentrato di ciò che ci siamo detti in quella spassosa mezz’ora in compagnia.
Marco Checchetto è ormai considerata una vera e propria superstar alla Marvel. C’è un momento preciso nel quale te ne sei accorto, in cui hai preso coscienza dell’altissima considerazione di cui godi nella casa editrice per cui lavori?
Beh, in generale è il modo in cui mi trattano alla Marvel. Che poi è anche il motivo per cui continuo a lavorare per loro. Da quando sono arrivato mi hanno sempre affidato progetti importanti, soggetti su cui avrei voluto lavorare. Tutti mi hanno sempre trattato con grande attenzione e gentilezza. Quando mi hanno affidato Amazing Spider-Man mi sono messo a piangere dall’emozione. In seguito sono passato a Daredevil, ho rilanciato Punisher e poi ancora Avengers e Star Wars. Insomma, per me è sempre stato un crescendo, sia per importanza dei progetti, sia per affinità con i mei gusti. Meglio di così non poteva andarmi.
A proposito della tua run su The Punisher, del quale hai fornito una versione nuova e di grande successo. Com’è stato lavorare con Greg Rucka? Sei felice di poter lavorare nuovamente con lui su Star Wars?
Quando mi hanno proposto di lavorare su Star Wars, mi hanno detto che anche Greg avrebbe avuto piacere a lavorare ancora con me. Per cui, diciamo che è stato naturale continuare con questo sodalizio creativo. Io adoro Greg, credo sia uno dei migliori scrittori americani e sono sicuro che lavoreremo ancora insieme. Ci siamo trovati molto bene e il fatto che lui apprezzi il mio lavoro mi riempie di orgoglio. Siamo entrambi pignoli e questo è un bene per il risultato finale.
Quindi, solitamente se un team creativo funziona, alla Marvel tendono a riconfermarlo?
Non è così semplice la cosa. Può capitare che un team creativo tiri fuori un ottimo fumetto, ma che i rapporti tra chi lavora insieme non siano dei migliori. In quel caso, difficilmente si torna a lavorare in coppia. Fortunatamente non è il caso mio e di Greg.
Parliamo un po’ di Star Wars. In Star Wars L’Impero a pezzi tu e Rucka vi siete trovati, per primi, a raccontare nel nuovo canone Marvel/Star Wars, il periodo tra Il Ritorno dello Jedi ed Episodio VII in una storia che vede per protagonista Shara Bey, la madre di Poe Dameron. Quando hai disegnato questa mini eri stato messo a conoscenza della plotline di Ep7?
La trama è assolutamente top secret. Ne L’Impero a pezzi siamo a pochi mesi dalla battaglia di Endor, quindi sono poche le informazioni relative a Episodio VII di cui avevo bisogno. Tuttavia, ci sono comunque delle indicazioni che la Marvel ha dovuto fornirmi. Ad esempio, l’astronave che trasporta le truppe e che si vede nelle prime pagine di L’Impero a Pezzi sarà poi presente in Rogue One (il prossimo film di Star Wars in uscita a dicembre di quest’anno NdA). Per cui quando mi hanno mandato il file con il concept da utilizzare, c’era il mio nome scritto a caratteri cubitali sull’immagine. Come a dire: “sappiamo chi sei” (ride). Mi hanno inviato anche qualche immagine con alcune tipologie di alieni che volevano inserissi nella storia. Dunque, a livello di trama non mi dicono nulla, ma qualche dritta visiva qua e là mi viene fornita.
Sono tanti gli artisti italiani che lavorano negli Stati Uniti e molti altri sognano di lavorare per le major del fumetto statunitense. Cosa ci vuole secondo te per poter ambire a lavorare in quei contesti? Qual è la prima caratteristica che viene richiesta?
La professionalità di sicuro. Il rispetto delle scadenze è fondamentale in questo mercato. Se dici ai tuoi editor che consegnerai le tavole in venti giorni, non puoi permetterti di consegnarle al ventunesimo. La puntualità è d’obbligo in un mercato come quello americano, con uscite a stretto giro e un lasso di tempo, prima dell’uscita, di soli due tre mesi. Se buchi e non rispetti la scadenza, loro sono costretti a chiamare un altro affinché ti sostituisca. E a quel punto ci pensano bene prima di richiamarti. Per questo motivo, velocità e puntualità sono doti importantissime. Se sei anche bravo allora hai svoltato.
A varie riprese si è parlato di un tuo approdo in DC Comics. Cosa ci puoi dire? E’ un’ipotesi realizzabile?
La DC Comics mi ha cercato molte volte negli ultimi anni, ma io sono sempre stato bloccato dal mio contratto in esclusiva con la Marvel. Ora, purtroppo e per fortuna ne ho firmato un altro (ride). In ogni caso mi piacerebbe lavorare su Batman o su Superman un giorno. Sono personaggi iconici su cui si possono ancora scrivere storie eccezionali.
Puoi già darci qualche anticipazione sulle prossime testate alle quali lavorerai?
Al momento sto concludendo la miniserie “Star Wars: Obi-Wan & Anakin”. Per quanto riguarda le prossime testate, la verità è che non so ancora nulla. Di norma le case editrici ti contattano per proporti dei progetti con largo anticipo, in modo che il disegnatore possa organizzarsi e programmare il proprio lavoro. Se si ha un contratto in esclusiva, invece, non c’è fretta. La Marvel non ha la necessità di comunicarmi immediatamente la prossima serie perché in ogni caso lavorerò per loro e io, di contro, non ho la necessità di saperlo con largo anticipo.
Marco, la nostra ultima domanda è sempre la stessa a tutti gli artisti: se dovessi andar fuori a prendere una birra con due colleghi (che conosci o meno) chi sceglieresti?
Allora, vorrei andare con Mark Millar e Romita Jr. Millar è il mio scrittore preferito ormai da un bel pezzo. Quando ho letto i suoi Ultimates per me è stato come prendere una sberla in faccia. Non ho mai amato particolarmente i Vendicatori, ma mi sono innamorato degli eroi più potenti della Terra dopo aver letto Ultimates. Per quanto riguarda Romita Jr, non posso che indicare lui perché gli devo tutto. Da ragazzino ho sempre adorato il suo segno e ho sempre guardato a lui come esempio professionale e stilistico. Mi piacerebbe avere la possibilità di ringraziarlo per tutte le storie di Spider-Man che mi hanno emozionato in passato e in generale per il fatto che, secondo me, il suo Spider-Man è Spider-Man. Anche più di quello di suo padre, per quanto mi riguarda.
Beh Marco, visto che ci hai raccontato la tua passione per Spider-Man, dacci un’impressione al volo sullo Spider-Man che abbiamo appena visto nel trailer di Capitan America: Civil War.
Sono letteralmente saltato dalla sedia. Il design utilizzato è certamente quello dello Spider-Man di Romita Sr.. Quando sento le persone dire che è ispirato a quello di Alex Ross, mi viene da piangere. La forma della testa, il disegno della ragnatela sulla maschera e la forma degli occhi sono senza dubbio quelli dello Spider-Man di John Romita Sr. a cui si è rifatto anche Ross per l’appunto. Vedere l’Uomo Ragno che stringe gli occhi, poi, è stato fantastico. Si tratta di particolari importanti per i lettori appassionati e le case di produzione sembra se ne stiano accorgendo sempre di più. In ogni caso, pur non amando particolarmente i cinecomics, non vedo l’ora di andare a vedere Civil War; e la presenza del mio amato arrampicamuri non fa che aumentare il mio desiderio.
Si ringrazia la Panini Comics per l’intervista e, in particolare Nicola Peruzzi ed Enrico Ferraresi (hai visto che ti abbiamo ringraziato?!? :D).