LA PREMESSA: se siete sintonizzati su Trollo in attesa che smerdi Batman V Superman: Dawn of Justice, per poi declamare la grandezza dei cinefumetti Marvel Studios, siete fuori strada. Cambiate canale e cercatevi qualche bimbopene youtuber sui 35-40 anni col cervello atrofizzato. Sono certo che non farete fatica a trovarlo. Le ragioni per cui BvS è un film di merda non riguardano affatto gli altri cinecomics della concorrenza che, come manifestato in più occasioni, sono per lo più filmetti ad alto costo destinati ad un pubblico di bambini e nerd idioti.
Questa premessa è necessaria per spiegare che nella testa di Trollo non ci sono battaglie aprioristiche contro una o l’altra casa editrice; né, tantomeno, tra le due case di produzione (Marvel Studios e Warner Bros) che da tempo immemore, ormai, tentano in tutti i modi di deturpare ricordi ed emozioni che le storie a fumetti ci hanno regalato in anni e anni di letture. I cinecomics sono il male. E il film BvS non ha fatto altro che consolidare nella testa del Trollo questa già chiarissima e inconfutabile conclusione. Pertanto, se siete di quelli che si crogiolano nei fallimenti della Warner e della DC Comics: beh andate a fare in culo. Anche perché – ve lo posso assicurare – mi fanno altrettanto cacare quelle risibili e irritanti commediuole per marmocchi che i bimbimarvel insistono a chiamare film (a parte Ant-Man che era caruccio).
Ad ogni buon conto e tornando all’argomento principale della nostra invettiva, il Trollo, nella fastidiosa persona del Trollo, si è recato ieri al cinema, in tutta fretta, per assistere alla proiezione di quello che prometteva di essere “un’altro modo di concepire il cinecomic“. Un modo adulto, autoriale e rispettoso delle fonti che potesse costituire una valida alternativa a quella pagliacciata che risponde al nome di Universo Cinematografico Marvel.
Dovete sapere, infatti, che Trollo, da bravo nerd anni ’80, subisce non poco il fascino visivo dei trailer. E per tale ragione, anche in questa occasione si è fatto bellamente truffare dal solito trailer ammicante e si è dunque recato al cinema carico di aspettative e convinto di poter assistere finalmente ad un film degno di questo nome, con una trama convincente, dei dialoghi sensati e, in generale, con una costruzione delle storie e dei personaggi che rispecchiasse in qualche modo l’idea dell’universo narrativo da lui conosciuto in tanti anni di letture.
Niente di più sbagliato. BvS è davvero un film per cerebrolesi, incapace di conivolgere spettatori normodotati e privo di qualsivoglia motivo di pregio. Un’accozzaglia disordinata di citazioni forzate e di fanservice, utili soltanto a produrre erezioni a ragazzini infoiati. Un film che si dimentica di essere un film e che punta tutto sull’epicità e sulla potenza visiva di alcuni segmenti, inseriti a forza e in spregio di qualsiasi logica narrativa. Insomma, un pornazzo per nerd invasati, amanti dell’easter egg e del dilagante citazionismo fine a se stesso.
Potrei parlarvi per ore dei buchi narrativi, dei dialoghi nonsense, della banalità della trama e della pochezza del soggetto. Ma la verità è che la pecca più grave e macroscopica di Dawn of Justice è la totale assenza di interesse che provoca nello spettatore. In due ore e mezzo di proiezione non ho mai – e sottolineo MAI – sentito neppure il minimo coinvolgimento verso la storia che mi veniva raccontata. Non sono mai stato incuriosito dai suoi protagonisti e dalle loro vicende e non ho mai desiderato così tanto alzarmi e andarmene a casa.
Eppure le premesse erano interessanti. L’idea di fondo del film, infatti, partiva proprio da quelle che erano state le critiche più dure mosse a Man of Steel; e cioè la nonocuranza e apparente indifferenza con cui Superman aveva devastato Metropolis nel corso della sua battaglia con Zod. La paura dell’uomo rispetto a ciò che non è in grado di controllare spinge Batman, oscuro vigilante di Gotham City, a sfidare l’Uomo d’Acciaio. Il vigilante contro la divinità scesa tra gli uomini. La mortalità che si ribella a Dio. Un’idea talmente potente ed efficace da solleticare i palati di tantissimi appassionati di fumetto supereroistico, cresciuti all’ombra di autori come Alan Moore e Frank Miller che, a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, hanno rideterminato le regole del fumetto mainstream americano.
Purtroppo, l’idea è rimasta tale e le buone intenzioni sono state tradite dall’esigenza commerciale di rispondere colpo su colpo allo strapotere cinematografico (e non solo) di casa Marvel. Ed è così che BvS si trasforma in un enorme fritto misto di argomenti, comparsate e tematiche talmente confuse ed eterogenee da risultare incomprensibili e irritanti. Lo scontro tra queste due icone si consuma nel giro di qualche cazzotto e si esaurisce in modo così banale e frettoloso da rovinare inevitabilmente tutte le buone premesse di cui sopra. Il resto sono futili citazioni, sperimentazioni e CGI che rovinano la già scarsa godibilità del film, offendendo lo spettatore e la sua intelligenza.
Dopo oltre un ora di premesse disordinate e difficili da seguire, il film sembra finalmente rientrare nei binari di una narrazione coerente, salvo poi perdersi frettolosamente in un finale contraddittorio, connotato da una computer grafica invasiva e da enormi buchi di sceneggiatura. Batman si allena come Rocky Balboa in vista dello scontro con Superman. Il suo obiettivo è chiaro: eliminare il pericolo rappresentato dall’azzurrone. Le sue ragioni palesi: avere il controllo su ciò che lo spaventa. Tutto giusto, per carità, se non fosse che tutte queste potenti premesse vengono spazzate via nel giro di un nanosecondo con un espediente tanto ricolo, quanto incomprensibile: il nome di Martha (madre di entrambi i personaggi). Una soluzione narrativa totalmente nonsense che ha fatto cadere a terra le mie palle talmente forte da far voltare mezzo cinema. E posso garantirvi che questa è solo una delle tante incomprensibili e mortificanti scelte di sceneggiatura.
Come già chiarito, BvS gioca le sue carte tentando costantemente di far sospirare l’appassionato mediante una sfilza di citazioni evitabili e soprattutto totalmente decontestualizzate rispetto alla trama principlale. Mi riferisco ad esempio ai segmenti onirici di Bruce e, in particolare, alla citazione di Red Son di Mark Millar, interessante sotto l’aspetto visivo, quanto sterile rispetto alla trama. E poco importa se si tratta di uno strataggemma utile a porre le basi per i futuri aborti cinematografici. Ciò che invece rileva è l’assoluta inconcludenza di dette scene ai fini della globale godibilità di QUESTO film. Insomma, #porncomics a discapito della storia e dunque del film stesso.
Infine, credo sia corretto spendere due parole su ciò che di buono questo film ha. Mi riferisco, ovviamente, a quella topa apocalittica di Gal Godot, perfetta quando non parla e si veste succintamente, molto meno quando interpreta il suo ruolo; e all’interpretazione di Ben Affleck, martoriato da meme e fotomontaggi offensivi al momento dell’annuncio, ma in realtà perfettamente credibile nel ruolo del Crociato Incappucciato. Affleck fornisce un’intrepretazione più che accettabile di un Batman maturo e realista, accompagnato, tra l’altro, da un inedito Alfred, intrepretato dall’ottimo Jeremy Irons. Insomma, quelle che dovevano essere le scelte più discutibili della produzione, si sono rivelate essere le migliori. Mentre, di tutto il resto non rimangono che le macerie, tanto care a Goyer e Snyder.
Con questo è tutto. Il vostro affezionato Trollo vi invita a ingurgitare meno spazzatura cinefumettistica e a seguiro sulla sua pagina Feisbuc per altri elettrizzanti sfoghi su qualsivoglia argomento.
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