Eccomi qui, seduto al bar con alcuni amici a rivivere, a distanza di tre giorni, la bellissima esperienza del London Comicon 2016. In questi due giorni intensi si racchiude una delle più belle manifestazioni a sfondo fumettistico d’Europa e una delle esperienze fumettistiche più interessanti per un collezionista come me.
Non è semplice – sia economicamente, che dal punto di vista logistico – recarsi a Londra per due anni di seguito, ma la voglia di poter trovare ogni anno un parco artisti di livello mondiale è assolutamente incredibile; ed è così che la mia presenza a questa fiera è diventata in breve tempo una costante.
Nel sorseggiare una birra, ascolto le domande che i miei amici e “colleghi appassionati” mi rivolgono, e la mia mente ricomincia a volare, elaborarando tutti i ricordi di questi due giorni emozionanti e intensi.
Inizio dicendo che la prima cosa che colpisce di questa convention è il rispetto delle regole, la pulizia dell’ambiente e le file ordinate che si incontrano al suo interno. All’ingresso dell’ampissimo padiglione si iniziano a vedere i diversi stand con i gadget, fumetti e qualunque altra forma di merchandising di stampo fumettistico. La presenza dei Cosplay non disturba il contesto principale, avendo questi dei propri spazi per esibizioni e per vestizioni varie.
Nel girovagare in mezzo ai diversi stand ho potuto apprezzare, come detto, l’ordine e gli ampi spazi riservati al pubblico; cosa che mi ha permesso una notevole facilità di movimento, senza che si creassero le tipiche “zone-imbuto” per il passaggio del pubblico. Magliette, statue, action figure, cappelli, vintage toys, riproduzioni 3D di armamenti e fumetti di tutti i generi anche graduati, quest’ultimi rigorosamente certificati con tanto di chiusura in un box di plastica e l’immancabile attestazione della CGC, tutto in perfetta armonia.
La birra scorre e gli amici al bar non si stancano di sentire la mia avventura, attendendo con ansia che io racconti la parte più interessante; e cioè quella di me che giro tra più di 150 tavoli di artisti professionisti riconosciuti a livello mondiale nel mondo del fumetto, da Simone Bianchi a Esad Ribic, da Alex Maleev a Franck Cho, da Brian Bolland a Mike Zeck, passando da gente del calibro di David Finch, Steve Dillon, Guarnido, Aja e Ramos. Loro sono lì seduti che aspettano i propri fan con la matita in mano, pronti ad apporre una firma e fare un piccolo sketch, quest’ultimo per me più gradito, vista la mia incontrollabile passione per il mondo del disegno.
Nei due giorni si chiacchiera con gli artisti, si parla di tutto con la massima disponibilità, ovviamente rispettando i propri ruoli, non disturbando mentre si disegna. La cosa che fa molto piacere è la possibilità di poter stare a guardare mentre disegnano, senza una pressione costante da parte delle persone. Finalmente mi godo con calma e senza fretta tutti quegli artisti che seguo su internet, che magari mi è capitato di sentire per email, facebook e twitter.
Parto dal primo tavolo per arrivare all’ultimo, sentendomi a casa ed avendo la sensazione di conoscerli da una vita. Gli artisti applicano delle tariffe per la firma in base al numero di fumetti che vengono sottoposti. Questa novità, oggetto di profonda discussione tra i fan, però a mio modo di vedere trova la sua logica nell’impedire la speculazione da parte dei soliti furbetti che si portano dietro decine e decine di albi con l’idea di rivenderli su internet a quotazioni astronomiche rispetto al prezzo di copertina. Anzi, posso garantirvi che la maggior parte degli artisti presenti erano ben felici di non far pagare alcunché a chi si recava da loro con uno o due albi; salvo però applicare la tariffa quando si presentava da loro il suddetto furbetto con il carico di volumi.
“Aspettate ragazzi devo andare in bagno. Sapete la birra sta facendo effetto, ma torno subito“. Una volta tornato dal mio fisiologico bisogno, gli racconto della mia esperienza con i diversi artisti, soprattutto con Simone Bianchi. Simone è un amico da qualche anno ormai ed è anche uno degli artisti che apprezzo di più in questo eccezionale panorama. In questa occasione mi ha raccontato dei suoi ultimi lavori (SPIDER-MAN), mostrandomi le diverse tavole a cui sta lavorando, oltre che la spettacolare commission (SILVER SUFER) che sta realizzando per un fan straniero.
Le ore passano e gli amici al bar mi chiedono di raccontare qualche altra cosa, magari con l’intento di tornare a casa e riuscire a sognare il bellissimo racconto che hanno ascoltato (sono dei collezionisti di lunga data come me, in fondo). Non posso che comprendere la loro eccitazione nello scoprire che esiste una fiera fatta proprio a misura di collezionista, in cui l’aria che si respira è di pura passione. La passione che, a mio modo di vedere, è il motore che permette ad ogni essere umano di andare avanti; e che, in questo caso, ti permette di sognare ad occhi aperti mentre guardi il disegno che un artista mette su carta.
Non solo. Ma quest’esperienza, come anche altre prima di questa, mi ha ricordato che gli artisti sono anche loro esseri umani; e, come tali, soggetti a stanchezza, problemi di ogni tipo, malumore. Insomma, persone non invulnerabili come i personaggi che disegnano, ma anzi spesso stanchi, confusi, arrabbiati, ecc.. Nonostante ciò, la loro professionalità vince sul resto, portandoli a continuare a firmare e a sorridere, in modo da regalare un minuto di felicità ai tanti fan accorsi per conosdcerli e per stringergli la mano. Artisti che continuano a firmare e disegnare anche a fiera chiusa, chi nei bar, chi seduto nel deserto della fiera, chi nell’albergo. Tutto questo, come detto, al solo scopo di non scontentare chi è giunto lì per loro. Potreste pensare che lo fanno anche per guadagno – ci mancherebbe, è un lavoro – ma credo fermamente che ci sia un forte rispetto e tanta gratitudine nei confronti dei fan e del loro affetto incondizionato.
Questo è uno dei motivi che mi rende un collezionista: la stima pergli artisti e l’affetto che ne ricevo in cambio. Questo, oltre che naturalmente l’emozione di stringere tra le mani la tavola originale del mio fumetto preferito, mentre esclamo: “Questa è unica al mondo e ce l’ho io”.
Bhe si è fatto tardi, meglio tornare a casa. In conclusione, che posso dire? L’esperienza di vivere qualcosa di così bello e ben organizzato al di fuori di Lucca o altre fiere italiane di settore non può che far del bene. Far del bene al settore fumetto, ma anche a chi queste occasioni le vive da semplice utente. Confrontarsi con modelli diversi, imparare e magari importare un format ancora sconosciuto nel nostro paese. Questo è ciò che mi auguro. Nel frattempo, in attesa di tornare al London Super Comi-con, mi godrò le varie Lucca, Napoli Comicon ed Etna Comics, realtà solide e altrettanto valide, che negli anni sono diventate un vanto per il mondofumetto italiano.