Come un conclave di supervillain, nei giorni scorsi un gruppo di 50 sceneggiatori si è riunito negli uffici Marvel di Manhattan per decidere la morte di un iconico (ed ancora non meglio specificato) personaggio dell’universo Marvel durante Civil War II, imminente crossover scritto da Brian Michael Bendis e disegnato dal sempre più convincente David Marquez.
Realizzare una sorta di sequel (spirituale) del maxi-evento di Mark Millar del 2007 proprio in primavera è, palesemente, una trovata per sfruttare in termini di vendite l’onda lunga delle pubblicità che deriverà dal film Captain America: Civil War ma Joe Quesada, capo dell’ufficio creativo Marvel, ci tiene a sottolineare che “se volete una cartina stradale che vi indichi dove i nostri film andranno a parare nei prossimi 5-10 o 20 anni, leggete i fumetti perché sono generalmente i precursori di ciò che avverrà nel Marvel Cinematic Universe al cinema ed in TV.” Una tesi deboluccia, smentita il più delle volte dai fatti.
Comunque sia, a raccontare di questo meeting non poi così segreto è il New York Daily News che riporta, con dovizia di particolari, non solo la genesi di Civil War II ma anche il “processo creativo” da cui è scaturito. Così creativo che si era deciso a priori che qualcuno ci avrebbe dovuto lasciare le penne (che Civil War sarebbe senza un morto da far, sicuramente, tornare in vita 1-2 anni dopo?) ed il nome del malcapitato eroe da sacrificare è nato dopo un dibattito del tipo “Spider-Man no eh, che debutta al cinema proprio in Civil War”, salvo essere poi stabilito da Bendis ed Alonso durante il coffee break. Quello che ho appena scritto, e che potrebbe sembrare parodistico, è invece proprio ciò che riporta il NY Daily News e che è stato ribattutto anche dalla stessa Marvel sul suo account twitter. Quindi sì, è proprio andata così.
“Quando hanno iniziato a parlare del supereroe da mettere nella bara, Bendis ha iniziato a ventilare che il condannato potesse essere Peter Parker (una trovata non proprio originale da parte del trito e ritrito Brian Michael, visto che Parker lo ha già ucciso nell’universo Ultimate NdA). ‘Mi vedi preoccupato? Non sono preoccupato?’ Ha ribattuto lo sceneggiatore di Spider-Man Dan Slott ‘non è il mio primo rodeo, entro la fine del pomeriggio il nome da sacrificare non sarà quello di Peter Parker.’ Dopo ore di acceso dibattito, Bendis ed Alonso rivelano di aver avuto un momento eureka durante un coffee break di 10 minuti e di aver così identificato il pefetto supereroe da sacrificare ed un perfetto candidato per ucciderlo (l’avrà letto sul fondo della tazzina come ogni brava fattucchiera? NdA). L’idea ha avuto una convinta ovazione da parte del pubblico.”
Quello a sinistra, il giornalista Ta-Nehisi Coates al suo esordio in Marvel per cui scriverà Black Panther, non ha l’espressione di quello troppo soddisfatto…
Oltre a questo “divertente” siparietto, il pezzo del Daily News rivela il plot del crossover, eccolo: “un nuovo misterioso personaggio farà la sua comparsa nell’universo Marvel, un personaggio con il potere di predire con una certa accuratezza gli eventi futuri. Questo dividerà gli eroi Marvel in due fazioni: una capitanata da Captain Marvel (personaggio cui si vuole dare un ruolo centrale anche in funzione del film previsto per il 2019) che vorrebbe utilizzarlo per prevenire crimini futuri, ed un’altra guidata da Iron Man che sosterrebbe che senza crimine non può esserci una punizione.” Se questo plot non vi fa venire in mente Minority Report, beh, l’unica spiegazione è che non abbiate mai visto il film di Spielberg.
Ora, lungi da me criticare un evento di cui non ho ancora letto neanche una pagina, ma devo ammettere che da lettore, tutto ciò che leggo (ed ho letto nelle scorse settimane) a proposito di questo evento mi lascia parecchie perplessità e, soprattutto, non mi invoglia per nulla alla lettura.
Il primo grosso dubbio è legato proprio a Bendis. Tutte le sue pubblicazioni Marvel NOW! sono state qualitativamente insufficienti: Uncanny X-Men ed All-New X-Men, dopo un promettente avvio, si sono persi per strada, I Guardiani della Galassia, per contro, sono arrivati a destinazione così come erano partiti, ovvero scialbi e senza idee (ne parlai mesi fa qui). In sintesi: sul fatto che Bendis possa tornare il brillante sceneggiatore che è stato una decina d’anni fa nutro forti dubbi.
A ciò va aggiunto che questo “evento” non nasce da reali esigenze narrative o da un’idea originale finalizzata a dare qualcosa di nuovo all’universo supereroistico Marvel, ma è figlio di una palese trovata di marketing: serve ad acchiappare pubblico ed a vendere spillati con su scritto Civil War a gente elettrizata dal film che nelle stesse settimane sarà in sala. Insomma, non sono contrario – per partito preso – ai maxi-eventi, ma almeno fateli quando vi viene una buona idea e sopratutto affidateli, che ne so, a gente come Hickman, lui sì che mi da soddisfazioni: ha chiuso con classe il suo pluriennale lavoro sui vendicatori realizzando un megevento funzionale alla fine dell’Universo Marvel oltre che narrativamente solidissimo e, finalmente, non per forza reader friendly nei confronti di coloro i quali vogliono solo pugni (e Dedpùl).
E poi, seriamente, alla storia della morte di un personaggio Marvel chi ci crede più? Ogni eroe Marvel è morto trentordici volte per poi tornare dalla tomba (anche il Thor di Jason Aaron nelle prime battute della sua bellissima run si domandava quante volte fosse morto e tornato dall’aldilà, senza risucire a darsi una risposta). Per non parlare del sublime autogol di rivelare “come” questa morte è stata decisa: erano tutti lì attorno al tavolo riunioni che si arrovellavano e dicevano “dai, qui qualcuno ci deve lasciare le penne, sennò non è mica Civil War!” e poi mentre Bendis sceglieva quante palline di zucchero mettere nella macchinetta del caffè: Eureka! “Se muore questo qui sai quanti click farà l’articolo di comic book resources quando, con un mese di anticipo rispetto alla pubblicazione dell’albo, riveleremo l’identità del sacrificato?!”
Insomma, tutto questo per dire che sono uno di quei lettori – e non penso di essere il solo – su cui eventi concepiti così non hanno alcuna presa, e che preferisce di gran lunga il genere supereroistico quando questo è il più lontano possibile dalla continuity principale (e da Brian Michael Bendis).
Per dirla in ciwilwarese: voi da che parte state?