“Trollo, Trollo, perché al posto di criticare sempre non provi a guardarti Giessica Gions???” – dice il classico bimbopenemarvel che commenta la mia rubrica.
Bene, allora me lo guardo Giessica Gions.
All’inizio tuttobbene: ambientazione andergraund, splendide musiche jazz di sottofondo, ficcate da urlo e un villain che fa DAVVERO cagare addosso (mica come Ultron che lo metto a mio cuginetto di 3 anni così si addormenta sereno). Poi, verso la terza/quarta puntata (si, minchiette spuntate, si può dire anche puntata e non solo “episodio”), vengo improvvisamente catapultato in quel vortice di minchiate a-la-Marvel-Studios che mi fa incazzare come il pene di Luccheig. Mostri verdi, invasioni aliene e altre superstronzate che, con le atmosfere della serie, c’entrano come i cavoli a merenda.
Ed allora, ecco l’illuminazione. Mentre resto inglobato nel mio divano, ancora stordito dall’ultima verystrong, mi appare improvvisamente il fantasma di Tom Selleck (mio unico e vero mito indiscusso) che, con i suoi baffoni virili, il suo petto villoso e i suoi modi da duro spaccaculi anni ’80, mi spiega: “Trollo, testa di cazzo, non sono i Marvel Studios che fanno produzioni di merda. Sei tu, inutile coglionazzo, che alla veneranda età di 35 anni hai la pretesa di farti piacere le robe dei supereroi. Cresci Trollo… cresciiii….”.
Cazzo, Magnum ha ragione! Continuo a inveire contro i poveri bimbipene microcefali, rei di adorare fumetti, film e serie tivvù troppo infantili, quando forse sono io ad essere il bimbopene saccente e troppo cresciuto che non accetta l’idea di essere diventato adulto. Sembra impossibile, ma se lo dice Tom Selleck dev’essere vero per forza.
Decido così di smettere di scrivere stupidi articoli provocatori, carichi di insulti e gratuite volgarità e di uscire per provare ad essere una persona normale, conoscere gente, magari trovarmi un lavoro. Poi, fortunatamente, mi imbatto nel trailer di Capitan America: Civil War.
La mia attenzione da nerd infoiato viene subito catturata e non riesco a staccare gli occhi dallo schermo. I colori e le inquadrature mi riportano subito al secondo capitolo di Capitan America (forse uno dei pochissimi film Marvel Studios che ho apprezzato) e l’atmosfera mi sembra quella giusta. Insomma, dueminutieventisei niente male. Certo, non ci sono tutti i personaggi che mi sarei aspettato/vorrei. Non c’è quel carico di pathos, innescato dai tragici eventi del fumetto. Ma il trailer funziona. Funziona eccome.
Forse, dunque, esistono diversi modi per rappresentare un film sui supereroi. Forse alcuni prodotti riescono a mantenere una certa credibilità, nonostante abbiano ad oggetto bizzarri omini in calzamaglia. Ma allora, se le cose stanno così, perché il Trollo prova tutto questo livore?
Finito di vedere il trailer, mi fiondo su Faccialibro per godermi le reazioni dei miei colleghi nerdoni. Sono un uomo nuovo ora: non odio più, non provo risentimento, ma ho invece voglia di condividere le emozioni, le aspettative e le speranze per questo nuovo attesissimo cinefumetto. Poi tutto va a troie.
Sì, perché i fan non sono contenti. Anzi, sono TUTTI incazzati.
Ognuno ha qualcosa da ridire. Alcuni sono incazzati perché il film prende chiaramente le distanze dal fumetto di Millar (grazie al cazzo, volevate i new warriors che fanno esplodere una scuola, volevate vedere al cinema un supereroe miserevole come Speedball?) e non ripercorre invece la stessa strada della controparte cartacea; altri sono incazzati perché c’è gente che critica il trailer (questi sono i peggiori in assoluto) e non riescono ad accettare che ci sia qualcuno che non apprezzi quello che piace a loro.
Ed è a questo punto che capisco tutto. Ma tutto davvero.
Tom Selleck non ha capito una sega: Trollo non odia il prodotto. Trollo odia il consumatore. Quell’inutile sacco di merda che non accetta nulla di buon grado, che deve trasformare tutto in una futile competizione da cui, egli stesso, deve uscire come “quello che ne sa di più degli altri”, quando la verità è che non riesce a quadrare più in là del proprio naso. Oppure, il fan è un fanboy, con la caratteristica peculiare di non accettare le opinioni altrui, incapace di confrontarsi sul piano dialettico e della logica; e pronto ad offendersi con chiunque abbia qualcosa da ridire sul film, sulla serie tivvù o sul fumetto che piace a lui, manco Giessica Gions l’avesse girato sua madre.
Insomma, Trollo esiste perché esiste la stupidità, l’arroganza e la presunzione. Trollo si nutre di ciò e ne diventa parte. Trollo non morirà mai. Alla faccia di Giessica Gions, di Capitan America e di quel cojone di Tom Selleck.
No, Tom Selleck no.
Scusa Tom <3
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