The Flash/Arrow – Terza puntata (recensione)

Nuova settimana e nuovi episodi per le serie con protagonisti Barry Allen e Oliver Queen. Se in casa Flash le cose cominciano a farsi interessanti, in casa Arrow abbiamo un importante ritorno.

Partiamo proprio con la serie The Flash, che lascia intravedere nuovamente qualche spiraglio di innalzamento di qualità (per avvicinarsi il più possibile agli standard della prima stagione). Infranto finalmente il ripetitivo schema narrativo che prevedeva Flash vs il nemico di turno, questa volta torna protagonista Captain Cold per una inaspettata riunione di famiglia. Troviamo infatti il pistolero dai proiettili congelanti alle prese col padre, criminale anche lui (che bella famigliola, eh?) che sta ricattando appunto Leonard per collaborare ad una rapina. Perché ricattare? Perché il buon paparino ha piazzato una bomba nella testa dell’altra sua figlia (per gli amici Golden Glider) e Leonard asseconda quindi il perfido genitore. Dal versante Iris invece vediamo Joe farsi una “capa tanta”, come dicono dalle mie parti, per capire se è giusto o meno informare sua figlia che la madre (creduta morta) sia ancora viva. La risposta è che alla fine decide di informarla, perché una Carrambata a questo punto della stagione ci stava.

E voi vi chiederete: “Ma Flash dov’è?” e me lo sto chiedendo anche io, dal momento che vediamo sempre meno velocista scarlatto e sempre più “drama”. Per carità, l’azione non manca, seppur molto molto dilazionata, e in fase di sceneggiatura i personaggi dei fratelli Snart, di Cisco e di Joe appaiono sempre ben definiti nel loro modo di esistere e di essere rappresentati. Ma continuo ad avvertire sempre il sapore di qualcosa che manca alla serie, l’introduzione di Jay Garrick non è servita a molto, idem per il personaggio di Patty Spivot. Quindi torniamo sempre al solito quesito riguardante serie così lunghe: possono essere sinonimo di qualità o dobbiamo sempre sorbirci quelle quattro, sei puntate di riempitivo (così come dieci, quindici minuti di riempitivi in ogni puntata)? Lo scorso anno, per Flash, avrei risposto sì; quest’anno… meh…

Passiamo al fronte Star City dove tutti i (pochi) neuroni del mio cervello sono in subbuglio perché sentono che il mondo è cambiato: Arrow mi sta piacendo! Pur continuando a propinarci le solite trashate di cui non senti mai di avere bisogno (vedi la lite tra Diggle e Ollie finita “a tarallucci e vino” solo perché Oliver s’è preso una “pallottola” per Diggle, con tanto di pacche sulle spalle e “Come at me, bro!”), battute da film d’azione anni ’90 e inspiegabili plot twist. Ma forse è proprio quello che vuoi in una serie su un supereroe. La puntata si divide in due avvenimenti principali: da un lato il ritrovato Original Team Arrow formato da Oliver, Diggle e Felicity a Star City; dall’altro Laurel, Thea e la salma di Sara a Nanda Parbat. Sì, avete capito bene: la salma! Dissotterrata nella scorsa puntata, dopo un po’ di classici piagnistei e supercazzole, gettano il cadavere di Sara nella pozza di Lazzaro e puff eccola ritornare dal regno dei morti con la solita modalità Wolverine (salto dalla vasca e denti digrignati).

Al di là del fatto che ancora non capisco perché far quasi morire e guarire Thea (dopo una pugnalata), far resuscitare Sara (dopo una freccia in petto) ma non fare morire e resuscitare Oliver (che, ricordiamolo, è stato trapassato da parte a parte da una spada larga un palmo ed è guarito con qualche bendaggio e un po’ di “incrociamo le dita”), ma vabbè sto divagando…

La serie però è, per assurdo, ben legata nelle sue singole parti: ogni evento ti sorprende, anche quando lo pseudo-Gambit (crea carte da Poker coi tatuaggi e le usa come armi da lancio… ditemi voi…) attacca Felicity alle Palmer Industries; anche quando scopriamo che Thea si sta trasformando in una killer a sangue freddo;  i rapporti tra i protagonisti, seppure in una fase di transizione che li sta riportando alla normalità, dimostrano di essere coerenti e di tenere conto di quello che è successo negli scorsi anni, facendone non un fardello da riportare in ogni puntata, ma un valore aggiunto alle relazioni e alle sottotrame. Insomma in Arrow, a differenza di Flash, a coinvolgere è il drama, a divertire è l’action da B-movie. Alla prossima.

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