La stagione dei TVfumetti, apertasi col discreto ritorno di Agents of S.H.I.E.L.D., ricomincia a pieno regime con le due seguitisime serie su licenza DC comics: The Flash ed Arrow. Ecco dove eravamo rimasti:
La chiusura della scorsa stagione in cui Barry si era buttato dentro un buco nero che stava sbriciolando Central City mi aveva lasciato sulla schiena una tribù di scimmie urlatrici che tamburellavano con dei bongo. Ma sono bastati i primi 30 secondi dell’episodio per mandare in cassa integrazione tutta l’orchestra di primati e relative percussioni. La 2a stagione di The Flash, infatti, si apre con Barry che fa un noia-incubo in cui rivede tutti i protagonisti della prima stagione, e prosegue con sequenze strazio in cui un Barry depresso è vittima della trita e ritrita sindrome dell’eroe-tormentato-da-non-si-sa-bene-cosa.
Perché dark è bello.
Per tirare su di morale Flash, il sindaco organizza in suo onore una sagra della porchetta e gli consegna le chiavi della città. Ma ad interromprere l’idillio arriva un nuovo villain: Atom Smasher. La copia ancora più brutta del Bane del Batman & Robin di Joel Schumacher.
Nel frattempo con un flashback a dir poco sbrigativo ci viene mostrato come, nel giro di pochi secondi e con una supercazzola come se fosse Antani, Barry sia riuscito a chiudere il buco nero: corsetta circolare più vampata di fuoco di Firestorm. L’unico danno collaterale è stato la scomparsa di Ronnie (interpretato da quell’altra faccia di mattone di Robbie Amell, cugino del più noto ed altrettanto inespressivo, Stephen).
Insomma, non puoi creare un epico e colossale cliffhanger di fine stagione con un buco nero che inghiotte una città e liquidarmelo con un flashback di 5 secondi. E’ disonestà intellettuale. Barry, you have failed your season finale.
Dopo aver eliminato Atom Smasher, con il solito suggerimento da casa arrivato all’auricolare di Barry, inizia un trionfo di nonsense. Il professor Wells, che poi era Eobard Thawne, che poi era l’anti-Flash, nonostante abbia ucciso la madre di Barry causando l’incercarazione del padre di Barry, ed avesse come UNICO scopo quello di rovinare la vita proprio di Barry, a chi ha lasciato in eredità gli Star Labs? A Barry!
E, se non bastasse l’eredità, il prodigo professore gli ha pure lasciato un videomessaggio tipo quelli di Stranamore in cui confessa di aver ucciso Nora Allen.
Goffi tentativi di riabilitare il professor Wells, il personaggio più riuscito e meglio interpretato della prima stagione, agli occhi del pubblico. Ma lui era un grandissimo stronzo mellifluo, ed andava bene così com’era…
La vera apoteosi dell’anti-logica avviene, però, a fine episodio, quando il padre di Barry, durante la festa per la sua scarcerazione dopo 14 anni al gabbio, comunica al figlio che, non solo non vuole andare a vivere con lui, ma ha deciso di trasferirsi in un’altra città.
La sua motivazione è più o meno questa: “Barry, hai un fratellastro che si chiama Dawson a cui ho fatto credere di essere morto perché guidavo mentre leccavo un cono gelato. Lui ha provato a fare il regista ma era un mezzasega ed oggi gestisce una pagina facebook su fumetti e serie TV con 80 mi piace e pensa che sia un lavoro. Ha bisogno di aiuto, quel tipo di aiuto che solo una sana dose di ceffoni ti possono dare. Devo andare.”
Il mio cane Santino ha non poche perplessità…
L’episodio si chiude dunque con Barry che è praticamente diventato orfano ed ha ereditato un laboratorio grande quanto uno stadio di serie A. Ma un inquietante interrogativo attanaglia noi spettatori: nel corso di tutto questo tempo chi cazzo le faceva le pulizie agli Star-Labs?
A fine puntata arriva un nuovo tizio, Jay Garrick, il Flash col cappellino di latta, che dichiara perentorio: “Sono Jay Garrick e questo dovrebbe essere un bel cliffhanger di fine epsiodio. Non lo è.”
E, terminato Flash, è stato il turno del ritorno dell’intramontabile ed incontrastato imperatore della mediocrità, il Trapano Verde di Starling City, Oliviero Regina.
Dopo essere andato in bianco per tutta la season 3 ed aver conseguentemente rischiato l’esplosione della sacca scrotale, a fine stagione Oliviero aveva finalmente scongiurato il pericolo grazie ad un vigoroso coito con Felicity LaDà conclusosi con una deflagrante eiaculazione:
Dopo aver sconfitto il Ra’s della Fossa Al Ghul, Oliviero vive felice in una villetta termoautonoma in periferia, un luogo idilliaco dove coltiva due hobbies: allenarsi per le selezioni di Masterchef e, soprattutto, perfezionarsi nel ficca-ficca con Felicity LaDà.
Ma, per la milionesima volta e con delle dinamiche sempre identiche, dopo l’esercito di Deathstroke, quello di Brick e la Lega degli Assassini, arriva l’ennesimo gruppo organizzato di delinquenti che ha preso di mira Starling City. Aridaje.
Nel frattempo, siccome sembra sia morto Ray Palmer che voleva chiamarla Star City, la città ha cambiato davvero nome in Star City come nei fumetti DC. Quando si dice “solide motivazioni”.
In una sequenza a metà tra il risibile ed il demenziale, l’arrogantissimo capo di questa nuova organizzazione, Damien Dahrk Damiano il Villano, si presenta ad una riunione a cui presenziano il capo della polizia (il ciclotimico comandante Lance), il procuratore distrettuale, dei politici random ed i due liocorni. Damiano il Villano fa subito sfoggio di celodurismo con un perentorio: “Metterò in ginocchio questa città perché io sò io, e voi non siete un cazzo!”
La logica (un’entità lontana da questi lidi) ne prevederebbe l’arresto immediato (o quantomeno un pallido tentativo di arresto). Invece no, Damiano il Villano va via indisturbato ed i capoccia della città lo salutano ossequiosi con un bell’arrivederci e grazie…
A deprimere ancor di più la già disastrosa atmosfera del serial ci pensa Diggle in pieno scazzo mestruale e con il casco rubato a Magneto. Avvilente.
Senza dimenticare gli ormai strazianti flashback privi di un pur vago interesse e che vedono il ritorno di un Oliviero in parrucca demodé sull’isola che non c’è.
Ma torniamo alla stringente attualità e ritroviamo Oliviero nella ArrowCaverna a mettere da subito le cose in chiaro, ribadendo – se mai ce ne fosse bisogno – il suo piano d’azione, che poi è anche la sua filosofia di vita: Fuck the Patatona!
“Ciulare e chiavare. Ciulare e chiavare. Ancora e ancora. Ripetete con me…”
A fine puntata scopriamo che Damiano il Villano è più potente del Mago di Segrate: ferma le frecce con l’imposizione delle mani come Neo in Matrix ed ammazza le persone toccandole. Sticazzi.
E poi, con il plot twist meno sensato della storia della televisione, arriva la rivelazione dell’episodio: il capitano Lance, un uomo che merita senza ombra di dubbio l’ambito Premio Banderuola, è in combutta con Damiano il villano.
La reazione del pubblico a casa è questa:
In chiusura compare la scritta “6 mesi dopo” e ritroviamo Oliviero e Barry davanti ad una tomba. Chi sarà morto? Forse il gatto?
Insomma Flash ed Arrow sono tornati con delle sceneggiatura meno sensate di prima, delle dinamiche trite e ritrite e un bel po’ di aspettative disattese. Le premesse per una buona stagione TV ci sono tutte, non trovate?
Vi saluto ricordandovi che sta per tornare Rick lo sceriffo sciroccato col suo celeberrimo Cazzata Time © e, per restare sempre sintonizzati su queste ignobili frequenze, piazzate un bel like qui sotto:
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