Ormai siamo alle porte della nuova terza stagione di Orfani e mi sembra doveroso dedicare qualche riga alla seconda stagione conclusasi col volume 12. Quest’anno sarà ricordato come quello dell’eroe, sarà ricordato come l’anno di Ringo.
Personaggio partito in sordina nella prima stagione, Ringo alias il Pistolero si è dimostrato fin dai primi numeri della serie un personaggio sfaccettato, in grado di plasmare il contesto nel quale si muove e, allo stesso tempo, di agire direttamente o indirettamente su questo contesto. Era il personaggio col proprio codice d’onore, pronto a tutto per difendere i suoi affetti, ma spietato se tradito. Ringo insomma è il personaggio più umano che abbiamo visto sulle pagine di Orfani: al di là della spietatezza dei nemici che gli davano la caccia, anche gli altri personaggi positivi si presentavano sempre “tagliati con l’accetta” rispetto al nostro, il quale era invece un carattere sfumato, debole e forte, audace e protettivo, spietato e caritatevole. Possiamo definirlo un giudice e un giustiziere allo stesso tempo.
Gli altri personaggi principali che l’hanno accompagnato in questo percorso, si sono contraddistinti soprattutto per due motivi: riconoscere Ringo come “l’idolo polemico” della loro azione o opporsi fermamente ad ogni suo credo (direttamente o indirettamente). In questi mesi, mentre andavamo in giro per l’Italia, abbiamo visto Rosa, Seba e Nuè mutare e crescere di volta in volta, maturare a causa del rapporto con il loro “padre” o per gli eventi vissuti. Se Seba è rimasto sempre un po’ ancorato al suo stereotipo del bulletto spavaldo, Nuè ha invece raggiunto una maturazione maggiore, acquisendo fiducia in se stesso e mostrando un carattere positivo. Il personaggio di Rosa continua a non essere il mio preferito (ho trovato più coerente il percorso di Rosa), ma è indubbio che anche lei si è mostrata sempre più pronta a gestire le difficili situazioni nelle quali si cacciavano di volta in volta i quattro. Sicuramente la giovane donna si è dimostrata la degna erede di Ringo.
Menzione obbligatoria anche per gli antagonisti dei nostri eroi: la Juric e i Corvi. Tutti spietati, ma privi di quella umanità, appunto, che permetteva a Ringo e ai suoi di stare una spanna sopra e trovare sempre la giusta via di salvezza. Avversari sicuramente meno impalpabili rispetto al “sistema” della prima stagione, i Corvi hanno sempre dato filo da torcere a Ringo, ma hanno dovuto progressivamente perdere la loro personalità, diventando infine veri e propri burattini al servizio del governo. La Juric invece la assimilerei più ad una strega delle fiabe, piuttosto che ad un capo di governo: sempre a caccia del suo nemico, instancabile ma perennemente destinata a trionfare grazie alla sua intelligenza; abile stratega ma che prima o poi arriverà alla inevitabile “resa dei conti.”
Il panorama dei personaggi di questa seconda stagione è stato vastissimo, un giro d’Italia drammatico e poetico, in grado di suscitare empatia nel lettore. Spesso mi è sembrato che la scelta dell’Italia come teatro della stagione dedicata al post-apocalittico (e quindi al decadimento costante e inevitabile) sia stata decisamente voluta dagli autori, quasi a richiamare coscienze da svegliare. Indubbiamente quindi questa stagione di Orfani ha tenuto un ritmo eccellente e una crescita costante, sia per il lavoro svolto da Roberto Recchioni, ma anche per l’essenziale contributo di Mauro Uzzeo (senza dimenticare l’enorme pletora di artisti che hanno reso ogni pagina di Orfani un capolavoro). Le premesse per il viaggio nel Nuovo Mondo sono ottime e non verranno sicuramente deluse: la strada è tracciata, i ricordi sono alle spalle, il futuro è aperto. E non mi rimane che dedicare un enorme grazie a tutti quelli che ci hanno permesso di leggere queste storie e un ringraziamento al protagonista di questi due anni: grazie Ringo. Noi ci rileggiamo alla prossima.
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