All New, All Different Thank God Is Wednesday ritorna ancora una volta in ritardo, ma pronto comunque ad offrirvi una panoramica sulle più interessanti pubblicazioni Statunitensi delle ultime due settimane. Cominciamo!
By Jeph Loeb & Tim Sale
(Marvel Comics)
Una pubblicazione anacronistica per un personaggio fuori dal tempo, un’attesa durata ben sette anni per una mini-serie dal sapore nostalgico. Premesse del tutto coerenti per Captain America: White del dinamico duo Loeb & Sale, ancora una volta alle prese con un profondo studio del personaggio narrato tramite intensi monologhi interiori, flashback e attraverso il rapporto fraterno – paterno con la sua defunta spalla Bucky Barnes.
L’audacia di Jeph Loeb risiede nel non limitare il ritratto di Steve Rogers al semplice anacronismo e nell’espandere la figura di un essere umano costantemente impegnato nella sua compassione, nel suo coraggio e nella sua intrinseca bontà. Una surreale icona caricaturale della Seconda Guerra Mondiale, deriso e sbeffeggiato sul campo di battaglia da commilitoni quali Nick Fury Sr e i suoi Howling Commandos ma comunque in grado di mantenere integrità, moralità e senso del dovere.
Esattamente come nelle altre opere della serie “Marvel Color Books”, è la tematica del lutto a permeare ogni singola pagina della issue e a donare ad essa un tono sentimentale e malinconico. Le dinamiche interpersonali fra Steve e Bucky scavalcano le atmosfere belliche e si impongono come motore della narrazione, mostrando l’indissolubile legame fra i due personaggi e il rimorso del protagonista per la terribile perdita. Forte della sua tragica esperienza personale, Loeb ancora una volta si dimostra in grado di mettere su pagina emozioni sincere, reali, dalla semplicità disarmante ed in grado di coinvolgere emotivamente in ogni momento.
Il peculiare stile di Tim Sale colpisce ancora, lievemente alleggerito dalle colorazioni smussate di Dave Stewart. L’artwork è dinamico, perfetto nelle sue sproporzioni stilistiche, energico nelle sezioni d’azione ed intenso nei momenti più riflessivi. L’intesa tra le due superstar del mondo del fumetto è sempre stata visibile e Captain America: White #1 non smentisce quanto il lavoro dei due sia legato a filo doppio. Tim Sale non si smentisce.
Non ci sono reinvenzioni del personaggio, nessun elemento particolarmente innovativo ed originale. Il Team Creativo torna sui suoi passi e propone la semplice storia di un uomo colpito da un forte lutto, un omaggio ad una delle figure più importanti del mondo dei fumetti. Un’emozionante biografia su Steve Rogers.
By Rick Remender & Sean Murphy
(Image Comics)
Il nuovo Creator-owned di Rick Remender, ambientato in un violento futuro distopico, non fa minimamente breccia nel cuore del lettore, presentando personaggi stereotipati ed un setting talmente banale da non colpire in nessuna delle sue bizzarrie, due pecche devastanti se intersecate tra loro. L’autore ripropone tematiche poco originali senza che esse siano lo sfondo di caratterizzazioni di alta qualità, risultando poco coinvolgente e terribilmente noioso.
Una coppia, Debby e Dent, nel suo “Ultimo Lavoro” prima di poter arrivare a Tokyo, l’utopica cittadina priva dell’assuefazione alla tecnologia, dove poter guarire la tossicodipendenza dell’enorme omone. Ripetitivo e sempre uguale a se stesso, Tokyo Ghost #1 non sfrutta appieno nessuna delle sue trovate peccando di superficialità e poca cura nel character-designing. Nonostante l’artwork di Sean Murphy sia fondamentalmente ineccepibile, anch’esso non colpisce e si tramuta in uno degli ennesimi tratti stereotipati della issue.
Sarà necessario aspettare il prossimo capitolo ma Tokyo Ghost è sulla strada verso una bocciatura senza possibilità di redenzione. Nota del Recensore: Non che mi aspettassi nulla di diverso da Remender.
By Ryan Lindsay & Owen Gieni
(Dark Horse Comics)
Nuovo capitolo per Negative Space, intrigante ed intensa miniserie con protagonista uno scrittore depresso e aspirante suicida di nome Guy. Dopo aver scoperto, nel precedente numero, la terribile cospirazione che grava alle spalle dei suoi mesti sentimenti, la narrazione si rinnova: da un profondo e monotematico character-study si passa ad una surreale esperienza a metà tra il fantascientifico e l’inquietante, senza però eliminare la cura per le caratterizzazioni.
La “lezione di storia” raccontata in Negative Space #2 lascia basiti per la sua semplicità e la sua forza e l’introduzione di un nuovo, splendido personaggio arricchisce lo storytelling, dando ad esso una nuova prospettiva. La mole di informazioni gettate indiscriminatamente sul lettore può inizialmente lasciare frastornati ma, nel corso della issue, il tutto viene diluito ed è possibile godere della meravigliosa atmosfera kafkiana che permea ogni singola pagina. Splendido l’artwork di Owen Gieni, dettagliato e contemporaneamente stilizzato in ogni suo particolare, dai layout al character-designing.
Una svolta inaspettata, un cambio di rotta in grado di reindirizzare Negative Space e miscelare l’impostazione character-driven della prima issue con un’avventura complottista al limite del distopico.
By Lee Bermejo & James Harvey
(DC Comics)
Dopo una tiepida partenza caratterizzata da buone idee, potenziale inespresso ed esecuzione mediocre, We Are Robin #4 risale la china grazie ad una issue molto diversa rispetto alle precedenti, complice anche la presenza del favoloso James Harvey alle matite. Finalmente la penna di Lee Bermejo ritrova la qualità di quell’ottimo Batman: Noel concentrando le sue attenzioni su Riko, una dei Robins recentemente colpiti da un terribile lutto.
I tocchi di classe sono numerosi, a partire dall’eccellente parallelismo con Il Signore Delle Mosche di William Golding per arrivare alle intense sensazioni d’insicurezza della protagonista, alle sue speranze ed al suo idealismo, emotivamente passionali e coinvolgenti come solo i sentimenti di un adolescente possono essere. Libero dalla superficialità e dal caos urbano tipico delle prime issue, lo storytelling si presenta come fresco e d’impatto: eliminata l’aggressività di Jorge Corona, l’eccentrico Harvey ed il suo stile retrò costruiscono una serie di pagine impressionanti per contenuto, struttura del layout e narrazione visiva.
Senza dubbio la miglior issue di We Are Robin sino ad ora, possiamo solo augurarci che la qualità si mantenga su questo livello o che, perlomeno, non si torni alla superficialità dei primi tre numeri.
By David Walker & Lee Ferguson
(Marvel Comics)
One-Shot dedicata ai due Nick Fury dell’universo Marvel, Padre e Figlio, impegnati in un confronto che mette in evidenza i tratti fondamentali dei due personaggi e ne mette in risalto affinità e differenze. Nick Fury Jr viene improvvisamente catapultato nel 1965, periodo d’oro dello S.H.I.E.L.D. di Fury Sr e Dum Dum Dugan, durante un violento combattimento contro Hate-Monger all’interno di una base Hydra. E in quel momento avviene l’incontro.
Lo script di David Walker è rapido, dinamico e volto a far spiccare i due Fury tramite dialoghi perfettamente in-character, coerenti al 100% con le personalità dei due personaggi. Un team-up su sfondo time-travel di ottima fattura, piagato dall’artwork terribilmente approssimativo e carente di dettagli caratterizzanti di Lee Ferguson.
Scendendo a patti con un comparto grafico al limite della sufficienza e con l’intrinseca natura sintetica della One-Shot, Fury: S.H.I.E.L.D. 50th Anniversary si rivela una discreta avventura d’azione in grado di divertire, appassionare e colpire. Un ottimo punto d’inizio per i neofiti interessati all’approfondimento dei due Fury.
By Ales Kot & Matt Tayolr
(Image Comics)
Terzo capitolo per l’urban-fantasy targato Ales Kot, definibile sinteticamente come una rivisitazione in chiave Americana del compianto Hellblazer. Ancora una volta l’autore Ceco colpisce nel segno tessendo trame complesse, intrise di un costante worldbuilding e dallo storytelling in perenne evoluzione. Wolf #3 spinge gli eventi ad un livello successivo, muovendo la storia verso una misteriosa direzione e caratterizzando ogni singola pagina con dialoghi eccellenti, incredibilmente realistici e che davvero riportano alla mente quella meravigliosa sensazione provata leggendo le disavventure del Biondo fumatore di Silk Cut.
È impossibile non innamorarsi di ogni personaggio: a partire da Anita Christ, passando per il terribile Azimuth e terminando con lo stesso Wolfe, niente viene viene lasciato al caso nella loro caratterizzazione ed è perfetto l’equilibrio tra semplice esposizione e pura progressione nelle loro personalità. Succinto e sempre preciso l’artwork di Matt Taylor, coadiuvato dai colori di Lee Loughridge: torbido, sintetico e semplice ma in grado di dare comunque una forte spinta al character-designing.
Wolf #3 è tutto ciò che gli amanti di Hellblazer aspettavano da tanto, troppo tempo. È un capolavoro del sovrannaturale, un intenso studio su personaggi credibili ed imperfetto ed una coinvolgente espressione del talento di uno scrittore in grado di donare al lettore avventure intricate e soddisfacenti.
All New, All Different Thank God Is Wednesday termina qui, al prossimo articolo! Hasta La Vista!
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