TWR la (psico)analisi di Mr.Robot: quando Fight Club incontra American Psycho

Nelle ultime settimane il passaparola nell’internet è stato impressionate: Mr Robot è la serie del momento. Colpito da questo incessante chiacchiericcio, mi sono fiondato immantinente a testare con mano la bontà della serie TV realizzata da tale Sam Esmail e prodotta dalla Universal. Ed è vero: Mr. Robot è una gran bella serie che fa già parlare di sé ed è destinata a far parlare ancora (e molto) nel prossimo futuro.

Ma, come dicevo nel titolo, questo serial ha delle fonti di ispirazione molto, molto evidenti: Esmail ha preso Fight Club ed American Psycho e li ha messi nel frullatore aggiungendo una spolverata di cyberthriller con elementi che richiamano alla mente Nemico Pubblico o Il Quinto Potere, il biopic su Julian Assange con Benedict Cumberbatch.
Elliot Alderson, l’hacker protagonista di Mr. Robot, è come l’Edward Norton di Fight Club, un disadattato che rifiuta di adeguarsi alle logiche opprimenti e consumistiche del mondo di oggi. Ma trattandosi di un hacker, questa sua insofferenza diventerà ancor più pericolosa nel momento in cui Elliot entrerà a far parte di un gruppo noto come fsociety (una sorta di equivalente fittizio di Anonymous).  

La paranoia sociale di Elliot Alderson è il perfetto rovescio della medaglia della fame di successo di Tyrrell Wellick, il più interessante coprotagonista della serie. Tyrrell è un personaggio molto ben riuscito, uno yuppie maniaco e calcolatore. Ma se Elliot ricorda, non poco, il protagonista del supercult di Chuck Palahniuk, anche Tyrrell non è un personaggio del tutto inedito, anzi. E’, infatti, la copia sputata di Patrick Bateman, il protagonista di American Psycho, il bestseller di Bret Easton Ellis a cui fu ispirato il film con Christian Bale.

Le situazioni e gli espedienti narrativi presi pari pari da queste due opere sono numerosissimi, più andrete avanti nella visione e più ve ne accorgerete, ed è proprio per questo che, pur trovando Mr.Robot una serie eccezionale, il senso di déjà vu che ho avuto durante la visione mi ha dato un bel po’ di ceffoni fortissimi ed alcuni plot twist si sono rivelati tutt’altro che sorprendenti. Motivo per il quale ritengo che Mr.Robot non sia un capolavoro: è una serie che mixa molto bene plot e trovate già viste, ma che manca di un’ossatura narrativa totalmente inedita. 
Avevate mai visto i sopravvisuti di un disastro aereo su un’isola tropicale con degli orsi polari prima di Lost? No.
Avevate mai visto un professore di chimica malato terminale diventare un signore della droga prima di Breaking Bad? No.
Avevate mai visto uno schizoide che odia la società ed uno yuppie maniaco che picchia i barboni prima di Mr Robot? Si e si.
La differenza è tutta qua.

Ma Mr. Robot non è solo un megamix di déjà vu: è una serie con un ottimo ritmo (già la prima scena catturerà la vostra attenzione in modo quasi ipnotico), un validissimo e credibile cast (in cui spicca anche un ritrovato Christian Slater) e, soprattutto, un comparto tecnico strabiliante.
La fotografia è sbalorditiva e claustrofobica, le inquadrature riescono a trasmettere tutto il senso di alienazione di Elliot e dei personaggi che gravitano nel suo mondo. Durante i dialoghi, spesso, Elliot si ritrova al margine dell’inquadratura come ci fosse una sorta di disorientamento spaziale, uno specchio della sua difficoltà nel gestire rapporti umani. Ma poi Elliot (ottimamente interpretato da Rami Malek) viene riportato al centro dell’inquadratura – seminascosto dal cappuccio della sua felpa – nei momenti di maggiore paranoia o quando – altra trovata riuscitissima – infrange la quarta parete ed inizia a dialogare con il suo amico immaginario: lo spettatore. Applausi.

A questo aggiungete delle musiche eccezionali e la sensazione che tutto quello che succede nel serial sia dannatamente credibile. Un anonimo membro di Anonymous (il gioco di parole era inevitabile) ha dichiarato ad International Business Times che Mr Robot è la più fedele trasposizione delle norme di sicurezza telematica e della cultura hacker mai vista su schermo. Questo perché, saggiamente, Esmail si è fatto affiancare da professionisti della cybersicurezza nella realizzazione dello script. E questi sono particolari che fanno, eccome, la differenza.

Insomma Mr. Robot è senz’altro uno tra i migliori debutti televisivi dell’anno ed occupa un posto sul mio personale podio 2015 insieme a Daredevil e Sense8. Onestamente non so ancora dirvi in che ordine li piazzerei ma, quel che è certo, è che quest’anno è arrivata parecchia bella roba in TV.

Prima di salutarvi, vi ricordo che l’unico modo per non essere hackerati da Elliot è piazzare un bel like alla più autorevole pagina Facebook dell’internet. La mia:

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