Cari lettori del Bar del Fumetto, oggi parliamo del numero 348 della serie regolare di Dylan Dog, La mano sbagliata, soggetto e sceneggiatura di Barbara Baraldi, disegni di Nicola Mari.
La copertina, come sempre, di Angelo Stano, oltre che per i colori e i tratti inquietanti, si fa notare subito anche per il richiamo al celebre finale dell’opera di Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray, citato anche all’interno del fumetto: il protagonista svela il dipinto e l’orrore che la tela celava.
Cosa mi è piaciuto
Nell’introduzione di Recchioni, i due creatori dell’albo sono definiti come la regina e il re del gotico. A ragione ritengo. I disegni di Nicola Mari, in particolare, sono come le vetrate di una chiesa, l’estrema spigolosità del suo tratto, che si può notare (ad eccezione che nei flashback) in ogni tavola, addirittura nel fumo delle candele, non rende pesanti le immagini alla vista ma oltremodo intriganti. La mancanza di ombreggiatura evidenzia una divisione netta e fortissima tra bianco e nero, una contrapposizione che richiama anche i temi dell’albo: la vita contrapposta alla morte. Mi ha colpito molto il viso di Dylan, molto particolare, un vero protagonista “dark”.
La storia nelle sue prime battute è avvincente e, come al solito, sfocia in una caccia alla citazione, in cui non mi imbarco per ignoranza dell’ “espressionismo cinematografico tedesco degli anni Venti-Trenta” (Recchioni fa sfoggio di cultura).
Cosa non mi è piaciuto
Il finale. E decisamente, direi. La storia parte bene, insinua nella mente dubbi e sospetti, cattura l’attenzione del lettore, che si domanda chi possa essere l’assasino, come se fosse un romanzo giallo. Forse mi aspettavo una conclusione con aspetti paranormali, ma tra tutti i finali possibili si è scelto quello più insignificante e lo spiegone di 9 pagine alla fine, indispensabile per dare un senso a questa trama, conferma la delusione dell’epilogo.
Un epilogo che sfrutta un tema classico dell’horror-noir: quello della persona invisibile, che vive di nascosto, all’oscuro di tutti osservando gi altri perchè non ha una vita propria, oltre che da capolavori cinematografici come “Con gli occhi dell’assassino”, è stato trattato più volte proprio da Dylan Dog (su tutti, il bellissimo Memorie dall’invisibile, n. 19), e in modo decisamente migliore. La mano sbagliata, invece, parla di altro per tutta la prima metà del fumetto ed i temi della narrazione risultano, a conti fatti, parecchio disomogenei.
Altro aspetto poco convincente è la poca importanza data ai personaggi secondari della serie. Due pagine frettolose lasciate a Groucho, il solito copione del poliziotto cattivo di Carpenter e appena due battute lasciate a Rania mi fanno riflettere sul fatto che il “cast di supporto” di Dylan Dog difficilmente riesca a raggiungere una propria autonomia. Spesso sono relegati al ruolo di mere appendici.
Conclusioni
La mano sbagliata non è certo tra i più bei numeri di questo “nuovo corso”, non è nemmeno il più brutto, ma è lecito aspettarsi di più. Nota positiva è data indiscutibilmente dalle tavole di Nicola Mari; la sceneggiatura, invece, soddisfa solo a metà.