Dylan Dog Color Fest #15

Immancabile sul finire dell’Estate, il nuovo Dylan Dog Color Fest, confermandosi, come sempre, una delle letture più interessanti sull’Indagatore dell’Incubo. Quattro storie interamente a colori, tutte diverse per idea di fondo e realizzazione, ma accomunate dalla voglia di raccontare il Dylan che ci piace.

SPORE (Casali/Dell’Uomo)

L’albo si apre con una storia dal sapore vintage, sia per la tematica “mostruosa” trattata, sia per il tratto originale di Dell’Uomo. Casali ci presenta un Dylan che corre in soccorso della sua nuova fiamma, intrappolata con altri colleghi in un misterioso laboratorio, dove si svolgono ricerche non propriamente legali. Fin da subito la storia si fa notare per il sapore di classico racconto giallo/thriller, dal momento che, sfogliando le pagine, ci vengono lanciati non pochi indizi per risolvere il mistero della terribile creatura che infesta il centro ricerche. La trama è quindi intessuta abilmente, riducendo al minimo il racconto di eventi passati, concentrandosi molto sulla creazione del pathos necessario alla narrazione. Fanno da contraltare dei disegni che ammiccano alla popart di artisti come Lichtenstein: tinte piatte giocate sull’espressività dei personaggi e aspetto, come dicevo, vintage dell’ambiente circostante.

 

IL PASTO VIVO (Gualdoni/Santucci)

Di tutt’altra impostazione la successiva storia, scritta dal veterano Gualdoni. Dylan si trova in un’area di sosta mentre torna a Londra, quando una banda di motocicliste irrompe nella tavola calda per rapinarla. I clienti però non sono normali esseri umani, ma qualcosa di molto diverso. Dal punto di vista grafico qui a farla da padrona c’è la prorompente fisicità delle protagoniste, non semplici pin-up ma autentiche donne giunoniche con un fisico esplosivo. Interessante a tal proposito il rapporto che si instaura tra Dylan e le donne: se visivamente l’inquilino di Craven Road subisce non poco la superiorità fisica delle motocicliste, queste fanno comunque appello al suo aiuto per tirarsi fuori da una situazione ai confini della realtà. Molto interessante poi la vena comica che pervade tutta la storia, rendendola molto più scorrevole ma allo stesso tempo alleggerendone il mood, così da avere una sorta di action comedy a fumetti (che molto mi ha ricordato il film Dal tramonto all’alba), senza rinunciare ad elementi fortemente horror (come nel finale a sorpresa).

 

IL RESPIRO DEL DIAVOLO (Simeoni/Dell’Edera)

Forse la storia più debole dell’albo, mira – credo – piuttosto ad esprimere un messaggio ben preciso. Protagonisti sono infatti dei ragazzi con dipendenza da varie droghe, i quali cercano sempre nuovi ed estremi metodi per “sballarsi”. Uno di questi però sembra essere molto pericoloso, tanto da rendere i ragazzi, letteralmente, indemoniati. Senza dare troppo per scontato il lavoro magistrale svolto dal solito Dell’Edera, perfetto nel rendere le atmosfere cupe e maligne della storia, Simeoni non mi sembra particolarmente a suo agio col tema, che è molto celato sotto la molta azione: sicuramente è questo il punto forte del racconto, catturando molto il lettore e trascinandolo in una spirale di pericolo sempre crescente, senza lasciare un attimo di respiro né a Dylan né a noi che assistiamo alle vicende della storia. Insomma, come ho detto sopra, la storia più debole non vuol dire per forza una brutta storia, anzi! Sicuramente molto scorrevole e coinvolgente.

 

IL MONDO NEGLI OCCHI (Vanzella/Genovese)

Chiude questo Color Fest #15 una bella e particolare storia ambientata nel mondo interiore di una giovane donna, afflitta da problemi mentali, che però tali non sono. Dylan verrà infatti subito risucchiato in un mondo “oculare” nel quale troverà intrappolati molte delle persone incontrate dalla donna nel corso degli anni. Domina la scena l’aspetto onirico del “mondo negli occhi”, infestato di ricordi vecchi e nuovi, accompagnati da fantasmi del passato. Insomma una sorta di sogno ad occhi aperti, un modo per liberarsi per sempre di spiacevoli eventi della propria vita, in un modo tragico e sofferto. Per questa storia menzionerei anche l’ottimo lavoro svolto dal colorista Luca Bertelé, il quale crea molto bene lo stacco cromatico tra il mondo esterno cupo, grigio e, in generale, senza un vero colore, contrapposto a quello interiore, coloratissimo e sempre in movimento (e a tal proposito spicca il fatto che Dylan sia l’unica persona intrappolata nel mondo interiore che viene rappresentata a colori, mentre gli altri sono totalmente grigi e privi di colore, proprio a voler rimarcare questa differenza tra la rassegnazione e la speranza, che il nostro eroe rappresenta). Una storia tutta “mentale” ma davvero orrorifica.

Come sempre vi consiglio di recuperare questo semestrale perché al suo interno trovate davvero delle ottime storie con protagonista Dylan Dog (credo, almeno per quanto mi riguarda, le migliori lette nel corso dell’anno). Noi ci rileggiamo alla prossima recensione.

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