ALL NEW, ALL DIFFERENT THANK GOD IS WEDNESDAY! 27

Costretto a rallentare l’ossessione fumettistica a causa della vita maledetta, All New All Different Thank God Is Wednesday torna pentendosi e dolendosi per il suo peccato di ritardo. Via alle recensioni!

 

Phonogram: The Immaterial Girl #1

By Kieron Gillen & Jamie McKelvie

(Image Comics)

Ultimamente sulla cresta dell’onda grazie al geniale The Wicked + The Divine, la coppia Gillen&McKelvie torna sulla testata che li ha consacrati nel mondo dell’indie-comics con la terza e, apparentemente, ultima miniserie. Per poter godere al meglio di questa nuova opera è consigliata la lettura dei precedenti volumi ma, fortunatamente, il team creativo è riuscito a rendere The Immaterial Girl piuttosto accessibile anche ai nuovi lettori.

In Phonogram la musica è magia, fonte di energia da cui i Phonomancers attingono per plasmare loro stessi e la realtà che li circonda. Il duo non si perde in chiacchiere e mostra sin dalle primissime pagine il suo potere tramite le azioni della protagonista, Emily Aster, personaggio importante e ricorrente nel mondo di Phonogram. Il Patto Faustiano da lei sottoscritto dieci anni prima, donare metà della sua personalità per accedere alle magiche abilità attraverso la musica, si pone come drammatico fulcro di una storyline che si prospetta intensa e coinvolgente.

Lo script di Kieron Gillen è stupefacente: una narrazione densa, in grado di toccare ogni punto focale della personalità della protagonista. Un perfetto approfondimento per i veterani della serie e un grandioso trampolino di lancio per i novizi, in grado di fomentare sin da subito l’interesse per Emily, per i comprimari e per il meraviglioso setting Londinese in cui Phonogram: The Immaterial Girl è ambientato. Il lavoro di caratterizzazione dell’autore si manifesta ulteriormente nelle due brevissime backup-stories, un supplemento avulso dal plot principale ma coinvolgente grazie alla sua straordinaria abilità nel tratteggiare le personalità.

Il tratto unico di Jamie McKelvie è in grado di delineare personaggi realistici senza uno stile iperrealista grazie ad un character designing senza pari. La naturalezza delle figure sulle pagine di Phonogram: The Immaterial Girl rende ogni personaggio incredibilmente umano e reale, un artwork minimale che con poche linee decise crea un dinamismo invidiabile e convincente, in barba a tutti quegli illustratori statici e maniaci del dettaglio (Sì Dell’Otto e Ross, sto guardando proprio voi). Fantastico il lavoro di Matthew Wilson ai colori e ottime le guest-star alle matite, Sarah Gordon e il duo Clayton Cowles/Kelly Fitzpatrick, illustratori delle due storie in coda alla issue.

Phonogram: The Immaterial Girl #1 non ha nessun punto debole: un graditissimo ritorno per i fan accaniti, in attesa dal 2012, e una nuova esperienza per lettori curiosi e legati al mondo della musica. A questi ultimi consiglio caldamente di recuperare Phonogram: Rue Britannia e Phonogram: The Singles Club. Non ve ne pentirete.

 

Secret Wars #5

By Jonathan Hickman & Esad Ribic

(Marvel Comics)

L’opera di Jonathan Hickman & Esad Ribic continua ad esser il miglior evento Supereroistico degli ultimi dieci anni grazie al suo più grande difetto: l’accessibilità. Secret Wars #5 è l’emblema di quanto questo colossale crossover non sia altro che il culmine di una storyline iniziata nel Marzo del 2013 composta da ben settantasette capitoli.

Il dialogo tra Dr Doom e Molecule Man/Owen Reece è la summa di un formidabile ed epico percorso che si chiude con una profonda ed accurata analisi del salvatore di un Multiverso sull’orlo del collasso, un lavoro fortemente character driven in grado di ergersi al rango di capolavoro non solo per il suo concept base, non solo per la sua importanza storica ma per l’intensità, la tragicità e la cura che solo le grandi penne possono donare.

Sperticarsi in lodi per lo script di Jonathan Hickman e per le illustrazioni dall’anima pittorica di Esad Ribic è quasi superfluo: nonostante la natura quieta della issue, la sceneggiatura riesce ad essere costantemente fonte di interesse grazie al fenomenale lavoro d’introspezione psicologica e le capacità del disegnatore croato nell’infondere emotività in un protagonista il cui volto è sempre coperto sono semplicemente spaccamascella.

Se non l’avete ancora fatto, recuperate Avengers/New Avengers e leggete Secret Wars.

 

Batman #43

By Scott Snyder & Greg Capullo

(DC Comics)

Terzo capitolo della controversa saga Superheavy ed ennesima conferma della voglia di osare ed innovare del duo Scott Snyder & Greg Capullo. Nonostante sia possibile supporre dalla cover che il leitmotiv di Batman #43 sia l’introduzione del nuovo villain, Mr Bloom, sono invece le nuove dinamiche nel Bat-Verse ad avere maggior importanza.

Il confronto tra Jim Gordon e Bruce Wayne è un simbolico passaggio di testimone, un dialogo tra due personaggi trasformati dagli sconvolgenti eventi di Endgame. Plausibile ed organica la spiegazione sul ritiro dalle scene supereroistiche del Crociato Incappucciato, mentre la sopracitata introduzione del primo antagonista di Mecha-Batman infonde nella issue quel tocco orrorifico in grado di incupire l’atmosfera. Nonostante la struttura generale della storyline sia percepibile come frammentaria, l’approccio episodico rimane comunque convincente.

La nuova iconografia Batmaniana, merito di Greg Capullo, si sviluppa ulteriormente mostrando un Jim Gordon nelle vesti di Batman ma lontano dall’armatura robotica che tanto ha fatto scalpore. Una gestualità, un’estetica differente per un Cavaliere Oscuro che nulla ha da spartire con Bruce Wayne. Brillante, come al solito, il suo artwork, sempre più performante soprattutto nelle scene d’azione.

La conferma di una nuova era di storie per il Pipistrello, un forte e deciso cambiamento che, seppur non apprezzabile da tutti, ha notevolmente sconvolto il mythos Batmaniano.

 


Green Arrow #43

By Benjamin Percy & Patrick Zircher

(DC Comics)

Un degna conclusione per questo primo, piccolo story-arc di Ben Percy che lascia però l’amaro in bocca per le enormi potenzialità poco sfruttate dal team creativo. L’affascinante taglio distopico, a-là Minority Report, che il duo ha donato alla città di Seattle, ha prodotto un setting incredibilmente evocativo ed è un peccato dover terminare così in fretta questa storyline, senza nemmeno poter godere appieno del loro ottimo lavoro.

Nonostante la chiusura appaia come definitiva e prematura, Percy mantiene lo script su livelli qualitativamente più che discreti ed è evidente come, nonostante i cambiamenti che il personaggio ha subito negli ultimi anni, voglia comunque gettare un occhio al passato di Oliver Queen. Ottimi dunque i personaggi, perfettamente caratterizzati e splendido il lavoro di Patrick Zircher alle matite, rude pulizia e toni oscuri coerenti con il setting.

È presente una grande quantità di potenziale ed è possibile considerare questo The Night Birds come un prototipo per una run in grado di osare ed affrontare argomentazioni sociali pesanti nel migliore dei modi.

 

 

Il tempo tiranno ci porta alla chiusura di questo Thank God Is Wednesday terribilmente in ritardo e piuttosto sintetico. Ci rileggiamo al prossimo articolo. Hasta la Vista!

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