Cari lettori del Bar del Fumetto, oggi recensiamo l’albo mensile 347 di Dylan Dog, Gli Abbandonati, testi di Paola Barbato e disegni di Giampiero Casertano.
Prima di cominciare, vorrei sottolineare la bellezza della copertina dell’intramontabile Angelo Stano. Un omaggio (uno dei tanti del disegnatore) al genio di Hitchcock e al suo capolavoro “Intrigo Internazionale“.
Cosa mi è piaciuto
Ritengo che sia davvero difficile dire per un albo della Bonelli: “i disegni non mi piacciono”, dato che gli artisti che ammiriamo sulle testate SBE sono tra i migliori del panorama nazionale, con una lunga carriera ed esperienza alle spalle. Anche qui siamo piacevolmente non stupiti. I tratti di Casertano sono molto lineari, le pagine scorrono velocemente, ed in parecchie tavole l’autore si è potuto concedere molta libertà, ad esempio con spalsh page come quella di pagina 19. Inoltre Casertano riesce a rendere la narrazione a tratti davvero inquietanti, con silenzi che si protraggono per molte vignette, scanditi solo da uno sguardo o un particolare. Suspance a mille.
Riguardo ai testi, Paola Barbato fa il bis, e dopo il numero precedente, a mio parere bellissimo,“…E cenere ritornerai”, propone un’altro albo stupendo, riconfermandosi come una delle autrici migliori della testata. La storia riesce ad essere la più simile allo spirito originale delle vecchie storie di Dylan Dog, anche delle fantomatiche prime 100, tuttavia si vede fin troppo bene che qualcosa è cambiato. La figura di Groucho è sempre più inquietante, non possiamo più fare a meno di pensare a quello che è successo nello scorso numero. E anche il cellulare con l’intelligenza artificiale, Irma, si emancipa completamente dal suo ruolo di espediente letterario: non è più un mero segnatempo che ricorda a Dylan e ai lettori che siamo nel 2015 perchè c’è uno smatphone, è un protagonista della storia, uno dei più terrificanti a mio parere.
Cosa non mi è piaciuto
Onestamente, sarò forse poco oggettivo, questo fumetto mi è piaciuto sotto ogni punto di vista. Non riesco a trovare niente su cui un amante del genere e della testata possa avere niente da ridire. Forse c’è poca caratterizzazione del “cattivo” della storia, il villaggio fantasma, ma non l’ho trovato un problema ai fini della storia e del mio intrattenimento. Probabilmente i più pignoli potranno dire qualcosa sui particolari dei volti dei personaggio, ritenendoli un po’ troppo caricaturali o buffi, ma ritengo che sia solo una scelta di stile del disegnatore, che può piacere o no, ma che non può essere criticata tecnicamente se non da un altro disegnatore di fumetti.
Conclusioni
Personalmente ritengo che l’autrice possa essere definita la vera erede di Tiziano Sclavi, sia per la complessità delle trame e del personaggio principale, sia per la (ritrovata direi) atmosfera horror che da sempre caratterizza le storie dell’indagatore dell’incubo.
Mi aspetto grandi cose dai prossimi numeri.
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