PK: A Real Italian Badass!

Erano gli anni, come cantava Max Pezzali, e un giovane mini-me muoveva già i primi passi nel vasto mondo della nona arte. Ero ancora troppo piccolo per essere capace di intendere e volere, ma già apprezzavo le storie a fumetti di Tex, quelle dei supereroi come Batman Spider-man, che in quegli anni avevano pure delle serie animate che (maronna!) sono ancora capolavori adesso (lì ho conosciuto il Punitore e già lo adoravo!).


Si, ero precoce per la mia età, sapevo pure la differenza tra personaggi Marvel e DC (molti si chiedono ancora oggi perchè Batman non sia negli Avengers…), ma ovviamente essendo piccolo leggevo anche tante storie Disney, ma non Topolino, troppa pubblicità sul giornaletto e non sopportavo Topolino e la sua saccenza; io leggevo Paperinik e altri Supereroi e mi sentivo un figo quando lo chiedevo in edicola.

Un giorno mia cugina più grande venne a farmi visita, aveva nella borsa degli albi dalla copertina lucida con protagonista Paperinik. Ma non era Paperinik, era più tosto e più cazzuto: era PK! Me ne innamorai (del fumetto, non di mia cugina, sarebbe stato un complesso di Edipo imbarazzante). Scassavo le balle ai miei che, però, di comprarmelo non ne volevano sapere. Troppo caro, al massimo sui mercatini dell’usato. Se me li aveste comprati all’epoca, sapreste quanti soldi avrei risparmiato oggi? Ebbene si, solo oggi, a vent’anni di distanza ho completato la prima e la seconda serie di PK: PKNA, Paperinik New Adeventures, e il più sobrio Pk². Me li sono sparati tutti di fila in una sola run, senza interruzioni, e porca vacca, gliele danno a tantissimi supertizi con pistoloni e super poteri.

Chi non ha vissuto gli anni ’90, si starà chiedendo cos’è PK? Beh, PK è una serie Disney… ma non troppo.
Nella seconda metà dei nineties i direttori di Topolino Italia, Paolo Cavaglione ed Ezio Sisto, si accorsero che quello che tirava di più erano i comics americani con le loro copertine lucide, personaggi badass (spesso con storie imbarazzanti), ma graficamente spettacolari.
Perchè, dunque, non prendere spunto e creare anche noi un albo patinato per un pubblico più grandicello?
Per prima cosa dovettero scegliere un supereroe, non che avessero una vasta scelta, SuperPippo era troppo difficile da rendere figo ed oggetto di scherno per ovvie battute. La scelta ricadde perciò su Paperinik, alter ego del più noto Paolino Paperino. Il personaggio avrebbe però dovuto evolversi, abbandonare gli stivaletti a molla e la 313X per procurarsi nuove armi e un nuovo mezzo di trasporto: quindi per lui un mega scudo spara raggi e propulsore di volo, e una nuova supercar volante. Stiamo pur sempre parlando degli anni che ci hanno regalato personaggi come Cable

Nonostante questo, non dovettero riscrivere le origini del personaggio, le nuove storie si inserivano perfettamente nel suo background e, inoltre, anche se il tizio col mantello cambiò, Paperino rimase il solito sfigato cronico. Oltre a questa profonda riscrittura del persoanggio, si decise di rendere l’albo più appetibile anche dal punto di vista estetico. Il formato divenne quello americano, le pagine erano spillate e le copertine… Mammamia che spettacolo! Un impatto visivo senza precedenti, l’immagine occupa tutta la pagina e continua in quarta di copertina, aprendolo del tutto si possono godere certi sketch che sarebbero da staccare e appendere alle pareti.

Per vedere se il pubblico reagiva bene a queste nuove idee, vennero pubblicati 3 albi pilota, i mitici numeri Zero, che diedero avvio alla leggenda del numero Zero/1. il pubblico ne fu entusiasta, la serie divenne mensile e andò avanti per 50 numeri, poi una seconda serie durata 18 e una terza, il reboot, con cui ci si può tranquillamente pulire le terga.

Ma come ha fatto ad avere tanto successo un fumetto con protagonista un superpapero? Come ho già detto, l’aspetto grafico ha influito molto, non solo quello esterno, ma anche la struttura delle tavole. I pezzi da novanta che ci hanno lavorato sopra, come PastrovicchioCeloni o l’immenso Claudio Sciarrone, ispirandosi ai comics d’oltre oceano, hanno completamente destrutturato il classico schema delle tavole. I riquadri non sono regolari, spesso all’interno ne ospitano uno più piccolo che si concentra su un particolare importante, spesso si alternano in una sequenza molto ravvicinata, per dare il senso della dilatazione dei tempi, con un taglio fortemente cinematografico. Non esiste più la pagina con i suoi riquadri, la pagina è essa stessa un riquadro che ospita varie vignette, o sovente è una catartica splash page. Alcune hanno sfondo nero a sottolineare la drammaticità del momento, o che si sta assistendo ad un flashback. I disegni, che sono la prima cosa su cui cade lo sguardo del lettore, sono stati un grosso punto a favore dell’opera.

L’altro fattore invece è… tutto il resto! L’ho già detto che Paperinik è diventato un badass? Beh, anche il resto è cambiato. La città non è più la ridente e solare Paperopoli, è la versione edulcorata di Gotham City, la maggior parte degli esterni sono ambientati di notte, sotto la pioggia, i grattacieli si stagliano sulle strade affollate e su angusti vicoli, molti edifici hanno uno stile gotico e tenebrosi gargoyle appollaiati sui tetti; infine il particolare fondamentale di ogni metropoli che si rispetti, i vapori che escono dai tombini.

Anche  gli amici sono cambiati, non si nominano Gastone o Paperoga, i nipotini sono sempre in viaggio e non si vedono mai, Paperone appare solo in un’occasione, e Paperina viene citata solo di sfuggita; anche il suo più vecchio alleato, Archimede, appare solo in una storia, peraltro molto commovente, dove i due si dicono definitivamente addio, i tempi sono cambiati e le sue invenzioni non possono più far fronte alle situazioni in cui si trova il papero mascherato.

I coprotagonisti diventano Uno, un’intelligenza artificiale che fornisce a PK la tecnologia e il supporto di cui ha bisogno, specialmente nella battaglia contro gli Evroniani, un popolo alieno che si comporta come un virus: arriva su un pianeta, ne assorbe tutte le risorse, lo abbandona morente e riparte alla ricerca del prossimo… no, non c’è nessuna comicità o umorismo in questo, specialmente perchè proprio il primo numero si apre con le rovine di un pianeta e l’ultimo sopravvissuto di una civiltà che guarda le loro navi andarsene via con tutta la popolazione schiavizzata. 

Ma non sono solo questi i suoi principali antagonisti, c’è quel super figo del Razziatore, amico/nemico, un pirata temporale con innesti artificiali nel suo organismo. Grazie a lui prenderemo parte a storie di viaggi nel tempo epiche e leggeremo di paradossi temporali e di realtà che Crisi sulle Terre Infinite ci sembrerà una bazzecola. Nei loro primi scontri apparirà un altro alleato di PK, quella sventola di Lyla Lay, la papera che turbava i sogni dei maschietti al pari di Lola Bunny

Lei però non gioca a basket, fa finta di essere una giornalista, quando in realtà è un droide completamente artificiale inviato nel suo tempo per controllare il corso della storia. Capite già il livello di epicità raggiunto?!? E poi c’è lei, il badassismo incarnato, il personaggio femminile più cazzuto di tutti i tempi, altro che Elektra e Wonder Woman di ‘sta cippa: Xadhoom, la creditrice! Ultima della sua razza, per colpa del suo egoismo, dopo un esperimento fatto su sè stessa è diventata un essere di pura energia, molto irascibile e pressochè invulnerabile. La sua missione è eliminare gli Evroniani dalla galassia, e quando dico eliminarli dico farli fuori in un tripudio di esplosioni. E questa era solo una piccola parte dei tantissimi personaggi che occupano l’universo di Pk, dai militari Evroniani a quelli terrestri, con il loro senso dell’onore e le loro ossessioni, al pessimo giornalista Angus Fangus e l’enigmatico video operatore Camera 9, all’Organizzazione, ente criminale del XXIII secolo. Un tripudio di personaggi sfaccettati e perfettamente caratterizzati, anche se la loro apparizione riguarda un volume solo.

Per coinvolgervi ancora di più e invogliarvi a leggere questo capolavoro Italiano, a breve, stilerò una mini Top5 (perchè tutti amano le classifiche). 5 storie che rappresenteranno tutto quello che potreste trovare: storie d’azione, sentimento e dolore, trip mentali, paradossi temporali e valori. Molti autori dovrebbero ispirarsi e imparare a scrivere così.

Tralasciando gli speciali estivi, che a me non hanno detto molto nè aggiunto altro alla trama ma sono un po’ l’ossessione di tutti i collezionisti, la serie ha cercato di tenere fede al suo stile fino alla fine. Purtroppo verso gli ultimi numeri ha incominciato a perdere colpi, e di conseguenza pubblico, chiudendo in fretta e furia con un numero doppio, il 49/50. Un numero che cerca di dare una spiegazione ai vari interrogativi irrisolti e a fare da ponte con quella che sarà la nuova serie, ma che non fa altro che creare paradossi allucinanti; carino, ma bisogna prendere appunti e stare attenti ai minimi particolari di ogni vignetta e avere tanta fantasia per trovare i collegamenti con Pk².

 

Il problema dei misteri irrisolti però non è solo di PKNA, anche nella seconda serie sono state lasciate troppe cose in sospeso. Il fatto è che PK² non è mai riuscita a decollare, anche se a me è piaciuta forse più della prima come trama, purtroppo non ci sono mai stati numeri eccezionali da rimanere impressi (niente top per questa). Il motivo base che ha affossato la serie è stato lo stravolgimento dell’universo in cui Pk si muove: niente più Evroniani, i viaggi nel tempo sono impossibilitati dal fenomeno della microtransazione, non ci sono più gli alleati di prima come Uno e Xadhoom, l’unica che rimane è Lyla (vedere numero 49/50). Le atmosfere si fanno ancora più cupe e underground, non è più un racconto supereroistico, ma assume connotazioni più noir, di mistero e vendetta. Quello che a me è piaciuto molto è che la serie diventa ancora più cinica, i personaggi sono molto più vittime delle emozioni umane, come diffidenza ed egoismo, e anche il finale a sorpresa fa capire che i buoni e i puri sono veramente pochi, anche in una serie Disney.

Dopo questa seconda, sull’onda del successo avuto copiando il modello americano, decidono di continuare sulla stessa linea. Alla Marvel crearono l’universo Ultimate e fecero il botto e allora… reboottiamo anche noi! E mai cagata fu peggiore. La terza serie (non mi ricordo neanche come si chiama e non voglio saperlo perchè per me non esiste! ) riprende tutto dall’inizio, stravolgendo pure le origini di Paperinik che diventa una specie di prescelto di un gruppo di supereroi dell’universo col compito di difendere il cosmo dalle varie minacce: i guardiani della galassia in pratica! ‘na merda!

Al momento devo ancora leggere gli ultimi 2 cicli di storie, Potere E Potenza e Gli Argini Del Tempo, anche se penso aspetterò il terzo ed ultimo (credo) in uscita ad ottobre, per vedere se dopo tanti anni sono riusciti a rilanciare degnamente il personaggio.

Tutta questa tiritera solo per convincervi a leggere una perla tutta italiana, che il mondo della nona arte ci invidia. Pikappa è una serie Disney cazzuta e godibile. Detta così sembra che io odi il classico mondo dei paperi, spensierato ed allegro, ma non è vero. Ultimamente ho divorato l’omnibus di Papernovela di Silvia Ziche, ed ho riso tantissimo, ritengo dei capolavori senza tempo le storie di Carl Barks e Don Rosa, però dovete concedermi che la maggior parte delle storie pubblicate su Topolino risultano troppo puerili per un pubblico che ha già superato le medie. Questa invece è l’eccezione, ma in fondo non ci si può aspettare altro da un gruppo di persone che è riuscita a far diventare badass anche Topolino e immergerlo in un’atmosfera noir tenebrosa in MM Mystery Magazine, serie che, purtroppo, non è durata a lungo. 

P.S.: Lo so, sono stato già abbastanza lungo, ma ho dimenticato ancora molte cose di cui parlarvi, come le storie umoristiche al fondo, la pkmail che rispondeva a pesci in faccia ai lettori troppo pignoli e li perculava facendosi beffe delle loro critiche su insulsi particolari, facendo nascere il motto “poche ragazze da quelle parti” per dire che non si aveva molto altro tra le mani per andare a cercare il pelo nell’uovo.
Poi le citazioni: io amo le citazioni ben fatte, e PK ne è pieno, da Alien a Predator, a tanti altri classici della fantascienza, un riferimento continuo alla cultura pop. Potrei stare a parlarne per ore, ma credo sia il caso di chiudere.
Vi aspetto presto, sempre con argomento PiKappico, per la mini Top delle 5 storie più iconiche.

See you!

Scritto da: N°7   Tratto da: lospaccafumetti

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