Thank God Is Wednesday si rinnova proponendovi un restyling della suo modalità di recensione: la cura per il dettaglio e la volontà di sviscerare ogni elemento permarrà ma la parola d’ordine sarà “sintesi”. La decisione è figlia della volontà nel voler recensire più uscite interessanti possibile ogni Mercoledì, per darvi un’idea ad ampio spettro del panorama fumettistico Statunitense. Partiamo immediatamente!
Civil War #1 (of 5)
By Charles Soule & Francis Lenil Yu
(Marvel)
Dimenticate l’idea di un seguito, Civil War del duo Soule/Yu è un “What If?” a tutti gli effetti. Sono passati sei anni dalla violenta battaglia nella Prigione Project 42, momento in cui gli eventi della guerra hanno preso una piega ben più tragica rispetto a quella che ricordiamo.
Il territorio Statunitense è adesso suddiviso in due porzioni: The Blue, sotto la guida di Steve Rogers e libero dall’Atto Di Registrazione Superumana, e The Iron, governato da Tony Stark e dalla sua ideologia progressista. Tra le due lande è presente un territorio neutrale, The Bridge, luogo in cui i due leader dovranno incontrarsi.
Sullo sfondo dell’odissea politico-supereroistica, Charles Soule scrive un’intensa storia di guerra, ripescando a piene mani dalla caratterizzazione atipica e perennemente out-of-character di Mark Millar e delineando un mondo totalmente devastato dal conflitto ideologico.
Lo storytelling è qualitativamente equilibrato: ad un approccio non particolarmente positivo con lo spiegone iniziale segue il culmine della issue, l’incontro tra i due leader, entrambi estremamente coerenti nei loro atteggiamenti con le controparti targate 2006.
Il tratto ruvido e inverosimilmente dinamico di Lenil Yu mantiene il suo forte connotato di relatività: se già apprezzato in passato verrà ulteriormente osannato per la sua peculiare matita ruvida e granulosa, stavolta adattata al taglio widescreen della serie, accompagnata dai soliti difetti per cui è spesso criticato, come l’inesistenza di layout particolarmente dettagliati.
Civil War #1 è un tie-in per tutti coloro che hanno apprezzato l’omonima storyline che tanto fece scalpore nove anni fa. I detrattori dell’epoca avranno quindi ancora da lamentarsi per le tremende caratterizzazioni a-là Ultimates, totalmente fuori luogo per il defunto Universo Marvel Classico.
Batman #42
By Scott Snyder & Greg Capullo
(Dc Comics)
Seconda issue per Bat-Jim! Tra dialoghi brillanti, affermazioni significative sull’intrinseca natura del Cavaliere Oscuro, una buona dose di azione e l’introduzione di un nuovo Villain avvolto nel mistero, il nuovo corso del Batman targato Snyder&Capullo continua a svilupparsi egregiamente, delineando ulteriormente l’inusuale status quo Gothamita.
Forte della personalità sardonica di Jim Gordon, la narrazione si colora spesso di ironia, intervallando questa leggerezza a momenti di riflessione sull’operato di questo nuovo Batman, fortemente limitato dalle regole del ristretto sistema di cui fa parte.
Il forte cambio di tono nello storytelling è coadiuvato dalla virata visiva del team artistico capeggiato dalle matite di Capullo: le oscure atmosfere notturne tipiche del Crociato Incappucciato vengono sostituite da un setting prevalentemente diurno, più brillante e decisamente più adeguato all’attuale natura del vigilante per eccellenza.
A tutto questo si aggiunge un ritorno non proprio inaspettato ma che lascia presagire un curioso ed interessante confronto nel cliffhanger di questo numero.Una issue divertente ed importante per lo sviluppo dei personaggi, sorretta da un’impalcatura stilistica e narrativa incredibilmente solida e valida.
Age Of Apocalypse #1
By Fabian Nicieza & Gerardo Sandoval
(Marvel)
Niente sarà in grado di rinverdire i fasti della magnifica epopea mutante anni 90, simbolo per le alternate-storyline ideato da una manciata di scrittori tra cui lo stesso Fabian Nicieza. Questo reimagining targato Secret Wars rende palese quanto le atmosfere terribilmente anacronistiche di Age Of Apocalypse siano totalmente fuori contesto nel 2015.
New Cairo è il Dominio governato dal Barone En Sabah Nur aka Apocalypse, reggente dal pugno di ferro a cui si oppone la tenace resistenza degli X-Men. L’ideologia di coesistenza di Charles Xavier non è morta ed è proprio questo gruppo di Mutanti a mantenerla viva.
Sconclusionato ed artificioso, l’ammasso di eventi che compone la issue si presenta sconnesso ed incoerente al punto da rendere la lettura estremamente confusionaria. Non aiuta il tratto disgustosamente Liefeldiano di Gerardo Sandoval, apprezzabile dai diehard-fan degli anni 90 ma detestabile da chiunque abbia un minimo di buon gusto.Deficitario è anche il suo storytelling, causa una pessima angolazione delle vignette e delle numerose splash page presenti.
Un tie-in che lascia una forte sensazione di amarezza, quella di una speranza che si spegne definitivamente lasciando spazio alla rassegnazione. Peccato.
Strange Fruit #1 (of 4)
By J. G. Jones & Mark Waid
(BOOM! Studios)
Ambientato nel Mississippi durante le prime fasi della grande alluvione del 1927, Strange Fruit è una particolare miscela di Fantastorico, Sci-Fi Supereroistico e dramma a carattere didattico sul razzismo. Il titolo, famosa canzone della diva Jazz Billie Holiday, rende evidente qual è il tema centrale dell’opera così come lo fa uno storytelling denso di tensione razziale, grazie anche alla presenza del famigerato Ku Klux Klan.
Il debutto della serie è qualitativamente altalenante: dal memorabile setting impostato da Waid & Jones traspare un profondo senso di inquietudine ed ingiustizia di quegli anni è palpabile ed il taglio pittorico-cinematografico incrementa ulteriormente la sensazione volontariamente sgradevole.
Dove Strange Fruit #1 cala inaspettatamente è nella caratterizzazione dei personaggi, rappresentazioni di archetipi universali senza nessuna sfumatura. Dal tenace Senatore in grado di resistere all’ideologia razzista all’estremista xenofobo vestito in tunica bianca, nessuna delle voci definite dai due autori riesce a delinearsi a tal punto da risultare unica.
Le validissime illustrazioni di Jones, per quanto artisticamente stupefacenti, non si adattano minimamente alla dinamicità intrinseca di un fumetto risultando piuttosto statiche e insoddisfacenti. Strange Fruit #1 è l’inizio di una miniserie con un enorme potenziale, frenato da una eccessiva attenzione all’artwork a discapito di uno script piuttosto approssimativo.
Qualcuno ha detto Kingdom Come?
Justice League Of America #2
By Bryan Hitch
(DC Comics)
Il secondo numero della Justice League scritta e disegnata da Bryan Hitch conferma l’impressione del debutto: niente di nuovo, niente di trascendentale, nessun guizzo originale, solo discreto intrattenimento visivamente appagante. JLA #2 tenta purtroppo di cambiare rotta dal tono blockbuster della prima issue, focalizzandosi su Rao e sulle conseguenze del suo arrivo nella vita dei protagonisti.
Nessun particolare difetto piaga questo secondo capitolo di Power & Glory ma la sensazione di Deja-vù è tremendamente forte: lo scontato tema supereroistico-divino è sceneggiato banalmente e la narrazione rimanda a grandi saghe quali New World Order di Grant Morrison ma senza mai toccare minimamente quelle vette.
Passi avanti nella caratterizzazione della JLA: su tutti spicca Aquaman, perfettamente in character e protagonista di una intrigante conversazione sull’importanza del dubbio, vera stella di questa issue. Brilla anche questo mese il solido comparto grafico, verosimilmente dettagliato e perfetto compromesso fra qualità e rispetto per le scadenze.
Non aspettatevi niente di fenomenale da questa Justice League: una lettura gradevole ma totalmente bypassabile, sostituibile con altre saghe affini a questa ma più meritevoli.
Justice League United #11
By Jeff Parker & Travel Foreman
(DC Comics)
Come la sue eccellente run su Thunderbolts ha già dimostrato in passato, Jeff Parker è un autore abile nell’interpretare le dinamiche di supergruppi disfunzionali. JLU#11 si distacca immediatamente dalla narrazione impostata da Jeff Lemire, alleggerendo il tono della testata e mantenendo comunque lo spirito che ha contraddistinto il titolo sin dalla sua creazione.
La Justice League United diventa un team decisamente più ampio, comprendente membri a rotazione a seconda della missione da intraprendere, una sorta di Avengers Machine. Una minaccia di proporzioni cosmiche, i Breakers, incombe sul Multiverso e tocca alla JLU reagire a questo terribile pericolo imminente.
Un eterogeneo gruppo di eroi e Villain, da Poison Ivy a Mera passando per Jason Blood/Etrigan, si affilia al core originale del gruppo e le dinamiche tra i numerosi personaggi sono gestite più che discretamente, senza soffermarsi troppo sul singolo ma badando principalmente alla caratterizzazione d’insieme.
Il rodato concept “Bene e Male coesi Vs Minaccia Comune” cala proprio nel momento in cui il nemico viene approssimativamente gettato nella mischia. Ottima la prova di Travel Foreman, disegnatore in grado di recuperare ogni tratto positivo del pilastro Jae Lee, eliminando la ripetitività che ha contraddistinto l’operato di quest’ultimo nel recente passato.
Una testata da tenere d’occhio, potenzialmente ottima.
Archie #1
By Mark Waid & Fiona Staples
(Archie Comics)
Un reboot immensamente difficile. Un Archie per le nuove generazioni in grado di mantenere lo spirito del passato sembrava impossibile. Mark Waid & Fiona Staples ridono di fronte allo scetticismo e ci regalano un debutto perfetto, fantastico a tal punto da non avere punti deboli in nessuna delle ventidue pagine che compongono la issue.
Archie Andrews ci porta nella Riverdale High School, presentando al lettore lo splendido cast di supporto, protagonista di una caratterizzazione stupefacente per quello che fondamentalmente è un teen-drama. Lo stampo della narrazione è contemporaneamente drammatico, riflessivo ed incredibilmente divertente e i dialoghi di Waid sono sempre eccezionali.
Il mistero che avvolge il famigerato “lipstick accident” che ha portato alla rottura fra Archie e Betty è affascinante, esattamente come sono intriganti le conseguenze che l’evento ha sull’ambiente che li circonda, un setting vivo e dinamico che non conosce la parola staticità.
La strabiliante Fiona Staples, già ampiamente apprezzata in Saga, intensifica il lato emotivo di questo nuovo esordio grazie al suo fenomenale lavoro di character-designing e alla sua innata abilità nel ritrarre espressioni facciali sempre adeguate e un linguaggio del corpo incredibilmente naturale e realistico.
Archie #1 è perfetto, ignorare questo nuovo inizio a Riverdale sarebbe un errore imperdonabile.
Spider-Island #1 (of 5)
By Christos Gage & Paco Diaz
(Marvel)
Un altro “What If?” per il Battleworld targato Secret Wars. Esattamente come per Civil War, Spider-Island non è mai terminata e a guidare la resistenza contro la Regina è l’Agente Venom aka Flash Thompson.
A prescindere dall’apprezzabile ritorno del Simbionte come protagonista, Spider-Island #1 è una banalissima Zombie-Story che annoia terribilmente sino ad un’interessante svolta nelle ultime pagine. Ottimo il lavoro di Paco Diaz, perfettamente adatto alle atmosfere action impostate da Gage e in grado di dar dignità ad ogni personaggio con una buona caratterizzazione estetica. La backstory di Tom Defalco su Mayday Parker, direttamente collegata a Spider-Verse, rende decentemente la crescita della protagonista dopo gli sconvolgenti eventi da lei subiti, ma risulta spesso ampollosa nei dialoghi.
Un debutto salvato da un finale piuttosto intrigante che, nonostante la bocciatura di questo numero, merita attenzione.
Providence #2 (of 12)
By Alan Moore & Jacen Burrows
(Avatar Press)
Non è semplice recensire un fumetto come Providence. Il Mago di Northampton ambienta la sua storia nell’America del 1919, anno in cui Robert Black, giornalista del New York Herald, decide di prendere una pausa dalla sua attività di cronista perché scosso dalla morte di Lily, suo amante cross-dresser. In Providence #2, Black arriva a Brooklyn per raccogliere informazioni su un misterioso testo alchemico, utili per la stesura del suo futuro libro.
Se la prima issue indugiava sul concetto lovecraftiano di Mondo Segreto, questa seconda issue ne espande ulteriormente il concetto, figurativamente e letteralmente, miscelandolo con una forte componente onirica ed introducendo i primi elementi puramente Horror della serie.
La soverchiante quantità di nomi, riferimenti all’occultismo, saggi filosofici, psicologia Jungiana e folklore Demoniaco, rende Providence un fumetto difficile, una complessità che si stratifica su una sceneggiatura già piuttosto intricata, seppur logica e coerente con se stessa.
Per godersi al 100% Providence è richiesta al fruitore un’enorme dose di attenzione, curiosità e abilità di ricerca, oltre ad una buona conoscenza della letteratura Lovecraftiana. La sfumatura tra ciò che è realmente accaduto e il lavoro di fantasia dell’autore è talmente impercettibile da rendere Providence un sublime esempio di Horror Psicologico moderno.
Persino l’artwork gommoso di Jacen Burrows riesce a risplendere sulle pagine di questo capolavoro. Providence ha necessariamente bisogno di un elevato grado di concentrazione durante la lettura, se sarete disposti ad impegnare anima e corpo nella nuova opera di Alan Moore la ricompensa sarà decisamente appagante.
Nota dell’Autore: Se avete apprezzato la serie televisiva Hannibal con Mads Mikkelsen, Providence è decisamente una lettura obbligatoria.
1872 #1
By Gerry Duggan & Nik Virella
(Marvel)
Le competenze del Battleword si espandono: dai vari “What If?” e Reimagining si passa a 1872, un intrigante ed originale Western con protagoniste versioni alternative dei personaggi Marvel, ambientato nella città di Timely.
Gerry Duggan dimostra ancora una volta la sua abilità come autore contestualizzando perfettamente nel setting figure quali Steve Rogers, Wilson Fisk e Tony Stark, mantenendo la familiarità con esse e miscelandola con il nuovo, inedito approccio.
Ottimo il comparto grafico di Nik Virella & Lee Loughridge: dettagliato, ruvido e con una palette impostata principalmente su toni seppia, perfettamente coerente con l’ambientazione della issue
Nonostante l’utilizzo spasmodico di tropi tipici del Western, 1872 #1 rimane comunque una storia affascinante ed un promettente esperimento targato Secret Wars.
Negative Space #1
By Ryan K. Linsday & Owen Gieni
(Dark Horse Comics)
Guy è uno scrittore depresso sull’orlo del suicidio, fermato nell’atto soltanto dall’irritante blocco autoriale che coinvolge la stesura della sua lettera d’addio. Il mondo in cui in vive, parallelo al nostro, è segretamente controllato da una Corporazione in grado di crescere ed alimentarsi grazie ad emozioni negative, in grado di mieterle come fossero grano, gestendo gli eventi che condizionano gli esseri umani, anche del nostro protagonista.
Questa è la sommaria sinossi di Negative Space, un concept fenomenale e potenzialmente ampissimo ma adattato a quella che è semplicemente la storia di un uomo sofferente.
La qualità della narrazione non è costante a causa di un ritmo pericolosamente variabile ma, per fortuna, non si raggiunge mai nemmeno la mediocrità.
Ryan K. Linsday (Headspace) è in grado di cogliere alla perfezione il surreale mondo della depressione: misero, colmo di autocommiserazione e impregnato da un distorto senso della realtà, figlio di un profondo e disperato senso di inadeguatezza.
Il variopinto artwork di Owen Gieni è bizzarro e caricaturale ma in grado di mantenere perfettamente l’equilibrio tra il grottesco e l’inquietante.
Una serie promettente che mescola cospirazionismo e depressione, miscelando il tutto con interessanti elementi Sci-Fi. Intensa, drammatica ed umoristica. Lettura assolutamente consigliata.
Descender #5
By Jeff Lemire & Dustin Nguyen
(Image Comics)
Penultimo capitolo del primo story-arc ed ennesima conferma delle enormi potenzialità della testata che sta facendo del worldbuilding il suo punto di forza. Se avete sempre sognato di godervi un’opera che mescolasse l’intensità di Sweet Tooth e la vastità di un universo a-là Star-Trek/Mass Effect, non dovreste assolutamente perdervi Descender.
La costante e coerente sovrapposizione di nuove informazioni e la crescita palpabile dei personaggi, in grado di agire e reagire in maniera estremamente naturale, si sposa alla perfezione con una trama che raggiunge il suo apice nel fenomenale cliffhanger di questo numero.
Jeff Lemire colpisce ancora, certo, ma Descender non avrebbe mai avuto lo stesso impatto senza il comparto grafico di Dustin Nguyen. Dalla rappresentazione del vastissimo spazio profondo, terrificante ed oscuro, al character-design delle razze aliene presenti in Descender #5, l’artista ammalia costantemente il lettore. Lo splendido colpo d’occhio generale si associa ad una cura maniacale per il dettaglio, senza cadere nella staticità e nell’iperrealismo fine a se stesso.
Descender è unico. Consigliato indiscriminatamente a chiunque.
Termina qui il prototipo dell’All New, All Different Thank God Is Wednesday, rubrica al suo Ventisettesimo articolo. Un ringraziamento a tutti i lettori, scusate per i costanti ritardi ma maledetta la vita, alla misteriosa Betareader di ogni mio articolo, senza le sue pazienti correzioni preliminari TGIW sarebbe probabilmente illeggibile, e a Pietro Rotelli per il magnifico Logo che troneggia in cima all’articolo.
Alla prossima, Hasta la Vista!