Cowboys and Aliens (recensione sul divano)

-Ehi Edo cosa fanno questa sera in televisione?
-Fammi vedere…skippiamo direttamente la rai
-Ovvio
-Beh su canale 5 fanno temptation island ce lo vediamo?
-Assolutamente no 
-Hai ragione non possiamo ridurci così basso… Su Italia 1 fanno Cowboys and Aliens
-Fammi ricordare, è quello con i cowboy e gli alieni!
-Memoria di ferro!
-Beh ordiniamo la pizza e vediamocelo.

È con questo aneddoto che ci piace descrivere questo film: quel tipo di film che in genere si vede solo quando la povera e ormai ripetitiva proposta televisiva italiana non offre di meglio. Ma partiamo con ordine: ci troviamo nel 1873, nella deserta Arizona. Un uomo si risveglia in mezzo al nulla, senza memoria del suo passato e con un misterioso bracciale al polso (con la stessa sensazione che si ha la domenica mattina dopo essersi distrutti in discoteca) e vaga nel deserto fino ad arrivare alla città di Absolution. In questa città scopre, a suo malgrado, di essere un pericoloso pregiudicato e di avere una taglia sulla propria testa. Una volta arrestato delle navi aliene attaccano la piccola cittadina (un Indipendence Day in miniatura insomma), radendola quasi al suolo e risvegliando nel protagonista ricordi latenti. Da lì a poco scopre che il misterioso bracciale si può trasformare in un’arma in grado di fronteggiare la minaccia extraterrestre, e riunirà le forze della città per far fronte all’invasione, sperando anche di far luce sul suo passato… Ci riuscirà? Non ci riuscirà? Tanto non ce lo ricorderemo.
La sinossi di primo impatto può invogliare i possibili spettatori a vederlo, ma presto ci si può accorgere che di fatto è un buon trappolozzo (per gli esperti di gaming un Mimic alla Dark Souls).
E non è per la povertà caratteriale dei personaggi principali, infima rispetto all’alto livello del cast (insomma stiamo parlando di Han Solo, 007 e… 13, sì, quella 13 di Doctor House per cui tutti noi maschietti abbiamo sbavato almeno una volta), o per la trama sostanzialmente semplice e che è praticamente priva di fondamenta.
Il problema è che ci troviamo davanti un film di quasi due ore che tutti speravamo riuscisse a farci immedesimare in un fottuto pistolero che combatte contro gli alieni (diciamocelo è un sogno un po’ di tutti) ma che, di fatto, alla fine ti lascia quella brutta sensazione di neutralità… Come quando non ti piace il calcio, ma guardi comunque una partita con gli amici per convenzione sociale e alla fine te ne vai a casa senza essere ne felice ne triste.

-Avanti Edo, non essere così pessimista come al solito tuo, ci sono anche aspetti positvi!
-Beh sentiamoli allora…
Il film in molte parti è abbastanza godibile, merito del regista Jon Favreu e della supervisione di Steven Spielberg, che ritroviamo come produttore del film. L’dea di partenza è quella molto buona di creare un omaggio al cinema Western (genere morente e quasi riesumato da “il Grinta”, capolavoro indiscusso dei fratelli Cohen) e per tutta la prima parte ci riesce alla perfezione creando un atmosfera tradizionale, basata su un buon utilizzo di luci e colori solari tipici dell’ambiente western.
-tutto qui?
-In realta sì, l’aspetto visivo è abbastanza spettacolare, ma stiamo parlando del regista di Iron Man e di una leggenda come Spielberg, e credo che sia il minimo chiedere degli effetti speciali decenti!

Il film va poi a degenerare dopo l’ingresso in scena degli alieni, trasformandosi da un quasi decente western in un blockbuster pieno di esplosioni, sparatorie e povere comparse uccise senza pietà. Per non parlare inoltre della ragione dell’arrivo dell’orda aliena… La ricerca dell’oro. wow.

In conclusione il film è relativamente godibile per passare una tranquilla serata afosa a casa evitando lo studio come se fosse la peste, ma senza un pretesto valido ci risultano magre le ragioni per spingerci a vedere (o rivedere) questo lungometraggio.
A presto dai vostri Antonio ed Edoardo.

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