The Multiversity – New Thunderworld Adventures #1

Se il Multiverso è in pericolo, se la corruzione divampa, se ogni angolo della realtà è pervasa dal male, solo un mondo è al sicuro. Protetto dalla saggezza di Salomone, dalla forza di Hercules, dalla resistenza di Atlante, dal potere di Zeus, dal coraggio di Achille e dalla velocità di Mercurio. Non sto parlando dell’antica Grecia ma di Thunderworld o Terra-5, il mondo di Capitan Marvel, di SHAZAM!

In questo quinto capitolo di Multiversity, lo scozzese tutto matto (meglio conosciuto come Grant Morrison) è accompagnato dal talento di Cameron Stewart, perfetto per il mood di questa storia (ma ne riparlerò più avanti). Per quanto riguarda la trama, ci troviamo ad assistere nuovamente all’azione di corruzione di un altro Universo, questa volta appunto Terra-5, il mondo di Capitan Marvel e della sua famiglia. La minaccia questa volta è rappresentata dal Dottor Sivana, da sempre uno degli storici antagonisti di Billy Batson alias Shazam alias Capitan Marvel. Il perfido dottore ha trovato il modo di convogliare un potere oscuro nei suoi figli, in modo da renderli le perfette nemesi dell’odiato paladino del bene. Inizia così lo scontro in quello che viene chiamato Sivanadì, ovvero l’ottavo giorno della settimana, il giorno in cui avrà inizio la fine di Capitan Marvel.

Ancora una volta è il tempo a svolgere un ruolo fondamentale, sebbene in questo episodio del viaggio nel Multiverso non si tratti di un tempo ciclico, ma di un tempo lineare ma altrettanto sfuggente. Sarà infatti proprio la velocità dello scorrere del tempo a portare Sivana alla sconfitta. Ebbene sì, avete capito bene: in questo mondo la Cerchia non riesce a portare la consueta corruzione a cui eravamo abituati. La purezza di Thunderworld e del suo protettore è tale da irretire l’avanzata del male, impedendogli di prendere il sopravvento. Capitan Marvel appare quindi come un essere incorruttibile per due motivi: il suo è lo spirito di un ragazzino, sempre pronto ad aiutare il prossimo e privo di ogni tipo di malizia che possa derivare dal suo ruolo di potente supereroe; lo stretto rapporto che ha con la sua famiglia (e con gli altri suoi aiutanti) è in grado di donargli una volontà d’acciaio, che gli impedisce di arrendersi dinanzi a qualsiasi pericolo o minaccia.

Questa volta ci troviamo quindi dinanzi ad un insolito Morrison, molto propenso al lieto fine e in grado di mostrare come la malleabilità della sua penna gli permetta di allestire un capitolo dove convivono le tematiche solite della serie, unite a nuovi significati e modi di pensare i personaggi. Se da un lato abbiamo Capitan Marvel al massimo della sua purezza, dall’altro c’è Sivana, anzi ci sono i Sivana provenienti da ogni angolo del Multiverso: come una realistica e poco fumettistica personalità, Sivana viene rappresentato tramite i suoi doppleganger di altri universi, che vanno dal male estremo (il Sivana “torturatore” che torna indietro nel tempo per uccidere il Marvel del suo mondo) alla bontà d’animo (il Sivana che non si capacita del fatto che le altre sue versioni siano tutte malvagie). Ancora una volta quindi un messaggio meta-fumettistico, volto a ribaltare quello che era stato fatto intuire finora al lettore. Il fumetto può essere la vera realtà e noi, forse, ci troviamo a vivere nel fumetto di un altro universo era il messaggio di Pax Americana, ma questa volta il messaggio sembra essere opposto, ovvero che i personaggi dei fumetti sono fatti e finiti, impossibilitati a raggiungere la tridimensionalità che solo un essere umano può raggiungere e tutto ciò che ci ricorda il reale altro non è che male, perversione, corruzione. Solo nei fumetti possiamo trovare il mondo perfetto e, sappiamo bene, quel mondo dove il bene trionfa sempre esiste solo tra le pagine di carta che leggiamo ogni mese.

In conclusione vorrei sottolineare come gran parte della potenza espressiva di tale messaggio e della riuscita di questo capitolo, sia da imputare al lavoro straordinario di Cameron Stewart ai disegni. Una scelta perfetta per il tipo di storia che si doveva narrare, un tratto pulito, fresco, con uno storytelling classico e ispirato, in grado di creare il perfetto connubio tra azione ed espressività dei personaggi. Non c’è nessuna vera scena statica in questa storia, tutto è movimento, azione, ma non si tratta di frenesia perché ogni scena è gestita alla perfezione, incanalando graficamente lo spirito positivo e attivo dell’eroe del fulmine, il suo fanciullesco e indomito coraggio, che tutto sta nell’azione, nel movimento e nell’energia dei ragazzi (del resto protagonisti di questa storia). Per questa recensione è tutto, ci rileggiamo prossimamente col sesto capitolo di Multiversity e con un approfondimento sulla guida al Multiverso.

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