THANK GOD IS WEDNESDAY 17 – TOO MUCH COMICS WILL KILL YOU

Bentornati! Thank God Is Wednesday 17 torna a parlarvi delle uscite settimanali statunitensi e lo fa cominciando con alcune fra le migliori testate del rilancio post-Convergence: DC You! Senza ovviamente dimenticarsi dell’epico Secret Wars, tornato con il terzo numero dopo due settimane di pausa. Partiamo!

Justice League #41 – Johns/Fabok
Clutch It Like A Cornerstone

Convergence è morto, lunga vita a Darkseid War! Tra le testate risorte dopo i due lunghi mesi d’ibernazione dovuti al Crossover, Justice League #41 era probabilmente la più attesa. Il superlativo prologo e l’interessante Free Comic Book Day erano sintomatici di un netto miglioramento rispetto alle recenti saghe della JL targate Geoff Johns, quali la mediocre Injustice League e l’inutile Amazo Virus. Le buone premesse vengono in parte mantenute con una issue che prosegue sulla strada del progresso qualitativo, seppur incappando in qualche difetto strutturale nella sceneggiatura.

In varie zone degli Stati Uniti stanno morendo donne chiamate Myrina Black, uccise brutalmente da un Assassino accompagnato da una delle Furie di Apokolips. Mister Miracle a.k.a. Scott Free sta vagando in solitario nelle lande desolate governate da Darkseid, alla ricerca di un possibile metodo per fermare i piani del terrificante sovrano. Una nuova minaccia arriva sulla terra, pronta a mettere in ginocchio l’intera Justice League. Una guerra su ampia scala ha inizio, la più pericolosa che l’intero cosmo abbia mai affrontato.

Geoff Johns posiziona rapidamente le pedine sulla scacchiera, introducendo in JL#41 quasi tutte le parti in gioco nella Darkseid War e ricollegando abilmente numerose storyline ancora aperte dai tempi di Forever Evil. L’epicità che aleggia in ogni pagina di questa oversized-issue è un valore aggiunto, in grado di rendere ancora più intriganti le basi gettate da un Johns sorprendentemente pieno di idee. Il ritmo della narrazione è rapido ed adrenalinico ma riesce a soffermarsi comunque su piccoli momenti gradevoli focalizzati su alcuni dei personaggi: ottimo il confronto ed il dialogo tra i due esperti di Scienza Forense, Batman e Flash. Il passo verso la predilezione dell’individuo rispetto al Team, in linea con l’impostazione editoriale DC You, arricchisce i personaggi e rende più semplice un coinvolgimento emotivo altrimenti assente.

Nonostante queste indubbie qualità, Justice League #41 risulta spesso troppo frettoloso: conscio dell’intento devastante di questa guerra imminente, doveva esser speso più tempo per stabilire uno status quo e per delineare più chiaramente i ruoli di questa nuova line-up. A tal proposito sono pessime la caratterizzazioni di Hal Jordan e Jessica Cruz: il ritorno della Lanterna, le motivazioni di questo ritorno e l’apparentemente importante rapporto con Power Ring, vengono trattati in maniera terribilmente superficiale. La comparsa di Mr Miracle, per la prima volta in JL dall’inizio del New52, pone numerose contraddizioni sulla sua recente storia passata narrata in Earth 2: World’s End. Questi immotivati errori di continuity potrebbero far storcere il naso, nonostante non siano particolarmente influenti per la godibilità generale della issue.

L’artwork di Jason Fabok splende sulle pagine di Justice League #41, incredibilmente adatto all’atmosfera da epico blockbuster supereroistico che impregna ogni singola pagina della issue. Le sue illustrazioni sono energiche, dinamiche e dettagliate in ogni singola vignetta e non presentano nessun difetto tecnico, elevandosi qualitativamente nella splash-page dal taglio cinematografico. L’entrata in scena dei Villain è vigorosa ed autoritaria, in grado di far trasparire alla perfezione il peso e la potenza che personaggi come Darkseid e Anti-Monitor sono in grado di trasmettere.

Darkseid War viene presentata come la nuova pietra angolare dell’Universo DC: Geoff Johns & Jason Fabok intraprendono il pericoloso cammino per l’apertura di una nuova era con un primo capitolo epico, affascinante ma imperfetto. Una lettura coinvolgente che promette ottimi sviluppi.

 

Midnighter #1 – Orlando/ACO
Do You Remember Gay-Batman?

Il personaggio più badass della defunta Wildstorm torna in grande stile grazie al rilancio DC YOU. Creato originariamente da Warren Ellis e Bryan Hitch ed universalmente riconosciuto come il Batman del compianto supergruppo The Authority, Steve Orlando e ACO riesumano l’ongoing dedicata a Midnighter, ammodernandola con un look stilistico da Serie TV e rendendo il personaggio intrigante e coinvolgente per i lettori totalmente ignari della sua esistenza.

La sequenza in cui il protagonista appare per la prima volta è una summa perfetta delle sue peculiarità e contemporaneamente indica precisamente la direzione della serie: un appuntamento galante con un ragazzo grazie all’online-dating, dialoghi arguti da cui traspare la personalità amabilmente arrogante del protagonista, l’irruzione nel ristorante di un commando alieno e una serie di pagine action gestite alla perfezione, sia dal punto di vista grafico che a livello di script, in grado di intrigare ed incuriosire il lettore grazie agli stravaganti atteggiamenti di Midnighter durante la lotta.

Il pregio della scrittura di Steve Orlando sta nell’aver presentato un personaggio che si è rivelato immediatamente pieno di sfaccettature: un supereroe la cui identità è pubblica, psicotico ed aggressivo nelle battaglie ma in grado di mostrare un lato umano in situazioni quotidiane, quali un dialogo con la sua nuova fiamma o il ricordo di una rottura del passato. L’accenno al personaggio di Apollo e i richiami ad un sua storia precedente a questa issue sono un incentivo in più per il lettore inesperto alla ricerca di informazioni.

Le tavole di ACO ed i colori di Romulo Fajardo presentano un’impostazione che ricorda vagamente Andrea Sorrentino: la presenza di numerosi pannelli molto piccoli su pagina, il taglio widescreen delle sequenze d’azione e lo sporadico utilizzo di vignette a Raggi-X sono affini allo stile del disegnatore italiano. L’artwork del Team Artistico di Midnighter #1 presenta inoltre una notevole dose di dettaglio per i volti e per i fisici. Le porzioni Action possono risultare confusionarie ma una lettura attenta sopperirà a questa piccola pecca artistica che, in generale, non inficia minimamente sulla godibilità della issue.

La nuova regular di Midnighter è una gradita sorpresa: dalle sue apparizioni in Grayson, la revisione del personaggio mi aveva pacatamente incuriosito ma questo primo numero è stata una vittoria per il team creativo e per ogni genere di lettore, dal diehard-fan legato a The Authority e alla precedente incarnazione al nuovo utente, incuriosito dal personaggio che un tempo veniva definito come un “Gay-Batman”.

  

Green Arrow #41 – Percy/Zircher
Singing In The Dead Of Night

In Green Arrow #41 sono subito chiare le mire del romanziere Benjamin Percy, nuovo autore della testata dopo l’incursione degli sceneggiatori della Serie TV: ristabilire la connessione che lega indissolubilmente Oliver Queen alla Città di Seattle ed imporla come un costante protagonista, un essere vivente a tutto tondo. In virtù di questi intenti la issue concentra le sue attenzioni sull’alter-ego civile dell’Arciere Di Smeraldo, sul suo ritorno a Seattle e sul suo rapporto con Emiko, giovane sorella in fase di adattamento alla normale vita cittadina. Oliver riprende i suoi doveri come Amministratore Delegato delle Queen Industries e, nel frattempo, una nuova minaccia si fa strada sanguinosa nell’oscurità dei peggiori vicoli di Seattle.

L’approccio dell’autore è ammirevole: dopo il tentativo di commistione fra Fumetto e Telefilm attuato dal duo Sokolwski&Kreisberg, Benjamin Percy torna ad un personaggio più simile al suo passato e delinea prima di tutto l’uomo dietro la maschera prima di gettarlo nella mischia nei panni di Freccia Verde. Una procedura razionale, un espediente che esprime un forte criterio narrativo e una chiarezza di idee invidiabile. Parte del nuovo approccio sono anche le venature horror di cui GA #41 si tinge: un’oscurità inquietante aleggia su Seattle e svariati momenti della issue suggeriscono il coinvolgimento di forze sovrannaturali nella storyline.

Patrick Zircher accompagna Percy nello storytelling con le sue matite adatte al mood impostato dall’autore: l’utilizzo delle ombre e lo stile dell’artista donano alla città quell’aspetto oscuro che si addice alle intenzioni del plot. A tal proposito il colorista Gabe Eltab attua un’intelligente desaturazione alla sua palette, donando a Seattle quell’aspetto spento su cui risalta lo Smeraldo del suo Vigilante.

Green Arrow #41 è l’inizio di un arco narrativo e di una run autoriale che si preannuncia lenta a carburare, in cui non tutti i tasselli del puzzle vengono immediatamente mostrati. In una Murder-Story è difficile dare un’opinione organica e completa in partenza ma sono innegabili l’impegno e la qualità della scrittura di Benjamin Percy, in grado di coinvolgere sin dalla prima pagina ogni genere di lettore.

DC YOU MEDLEY!


Action Comics #41 By Pak/Kuder – L’inizio della storyline Truth è quasi come un numero #1: Greg Pak fornisce tutte le informazioni necessarie per la comprensione degli avvenimenti di Action Comics #41. Un nuovo status quo, piacevolmente interessante condito della giusta dose di mistero. Se uno dei recenti eventi legati al Kryptoniano, Doomed, poneva la sua ossessiva attenzione sul lato alieno di Clark Kent, questo nuovo inizio si concentra sul lato umano di un Superman depotenziato, la cui identità segreta è alla mercé di tutti. La issue scorre piacevolmente con una narrazione molto semplice, lineare ed in grado di regalare dei momenti di empatia nei confronti dell’Azzurrone in difficoltà. Niente di eccezionale ma gradevole.

L’artwork di Aaron Kuder enfatizza l’intensità degli sguardi, il linguaggio del corpo e l’emotività di Clark Kent in questo Action Comics #41, quasi come se volesse anche lui far notare quanto vicino a noi esseri umani sia al momento Superman. Il più grosso problema di questo gradevole ritorno del Kryptoniano è la mancanza di coerenza e coordinazione nella pubblicazione, estrinsecata nella citazione di Superman #41 come riferimento ad eventi passati. Una issue non ancora uscita e prevista per il 24 Giugno. A prescindere da questa pecca, AC#41 è un frutto ancora acerbo che non stupisce per contenuti ma è promettente per il futuro.

 

The Omega Men #1 By King/BagendaTom King, co-autore di Grayson, parte con la sua primissima serie come unico sceneggiatore su un gruppo di terroristi interspaziali ricercati con l’accusa di aver rapito ed assassinato Kyle Rayner, la Lanterna Bianca. The Omega Men #1 colpisce per uno storytelling inusuale, incredibilmente leggero e decompresso nonostante la presenza di numerosi pannelli, in un massimo molto presente di 9 vignette per pagina. Le basi gettate dallo sceneggiatore sono affascinanti, originali e narrate in maniera peculiare. Le premesse fanno presagire sviluppi interessantissimi sebbene questa prima issue presenti davvero poco di concreto, sia per quanto riguarda la trama che i protagonisti.

Barnaby Bagenda è abile nel corroborare l’originale narrazione di King rendendo The Omega Men #1 un’esperienza unica, a prescindere dall’apparentemente volontaria povertà di contenuti. Il risultato di questa generale tendenza a mantenere sin troppo criptica la narrazione è un distacco che impedisce di mantenere viva l’attenzione sugli avvenimenti e sui personaggi. Con la speranza che questa mancanza venga risolta, siamo comunque di fronte ad un esperimento affascinante che si distacca dalla line-up solitamente omogenea della DC Comics, una serie da tenere d’occhio e da non lasciarsi sfuggire.

 

SECRET WARS!

Secret Wars è tornato! Finalmente disponibile il terzo numero assieme ad una valanga di Tie-In. Si parte immediatamente con la recensione del nuovo capitolo di Hickman. Cominciamo!

Secret Wars #3 – Hickman/Ribic
Crisis On Marvel Multiverse – Act Three: Heavy Is The Head That Wears The Crown
In Hickman We Trust

Secret Wars è il risultato delle trame a lungo termine di Jonathan Hickman e della sua personale incursione nell’Universo Marvel. In ogni sua opera, a partire da S.H.I.E.L.D. e terminando con la sua run su Avengers/New Avengers, passando per i fondamentali F4, erano presenti tasselli di un mosaico incredibilmente ampio e complesso ed ognuno di essi rappresentava la continua progressione verso una chiarezza sempre maggiore, progressione conclusasi con un pioneristico evento in grado sconfiggere la piaga dei crossover sottotono, malattia terminale apparentemente incurabile che affliggeva le Big2.

Diversamente da Millar, Bendis e Johns, il genio ed il talento dell’autore continuano ad impregnare ogni singola pagina di Secret Wars #3, replicando quel sistema di progressione che ha contraddistinto tutto il suo operato: SW#1 era la drammatica fine di un’era, SW#2 la presentazione di un nuovo mondo e degli ingranaggi che lo muovono mentre SW#3 ci rivela informazioni riguardanti il passato del Battleworld, le memorie dell’universo che ha preceduto la sua nascita e il pesante fardello che grava sulle spalle di God Emperor Doom, creatore e signore supremo del mondo sullo sfondo dell’evento.

L’impalcatura su cui poggia Secret Wars, una serie principale e numerosissimi Tie-In che esplorano il Battleworld in maniera dettagliata, permette ad Hickman di arrestare per un momento l’azione, rallentando il ritmo per concentrarsi sull’attento studio dell’Imperatore Dr Doom, dello Sceriffo Stephen Strange e del loro rapporto interpersonale. È il trionfo della narrazione character-driven: la diversità ed il rispetto reciproco che traspaiono da dialoghi ed atteggiamenti sono palpabili. L’incredibile iniezione di umanità ed agonia in Dr Doom effettuata da Hickman, mostrata nella conversazione con Susan Storm, risplende sull’enorme quantità di meraviglioso Lore riguardante il Battleworld, aggiungendo un’intensità notevole allo script di Secret Wars #3. Ogni momento della issue è perfetto a tal punto da impedire al lettore di individuare un momento clou, un Numero immenso in grado di surclassare i precedenti, meravigliosi capitoli.

L’attenzione ai dettagli dell’autore è sempre stata la chiave di volta in grado di rendere superiore la sua intera epopea: le fondamentali informazioni rivelate in Secret Wars #3 vengono equamente distribuite nel corso della issue cum grano salis, miscelate alla perfezione con la tragedia shakespiriana che coinvolge Doom, evitando noiosi spiegoni interminabili ed incrementando ulteriormente la godibilità della lettura. Il plot si muove nella giusta direzione, spostando successivamente l’obiettivo su personaggi familiari e sugli effetti della loro inaspettata presenza nel Battleworld. L’incursione di Hickman su queste importanti figure è fantastica: mi è già capitato di affermare che le critiche alle caratterizzazioni attuate dall’autore in questione siano incredibilmente stupide e Secret Wars #3 è la prova inconfutabile della loro scarsa veridicità.

Esad Ribic prosegue il suo trionfale cammino verso la perfezione artistica, riconfermandosi come l’unico disegnatore immaginabile per un evento come Secret Wars. Dopo aver catturato l’ampio respiro epico delle prime due issue, riduce il suo taglio per il capitolo finora più intimo dell’intero crossover. Impressionanti sono la quantità di dettagli che riesce ad introdurre in ogni singolo pannello e l’incredibile intensità dei personaggi da lui disegnati. Hickman è incredibilmente fortunato ad avere nuovamente a suo fianco un’artista in grado di spingere le proprie matite oltre i limiti, perfezionando opera dopo opera il suo stile già fenomenale. I colori di Ive Svorcina imbibiscono di energia ed epicità le tavole di Ribic, morbidi e brillanti.

Tre issue, una superiore all’altra. Con Secret Wars #3 Jonathan Hickman fa sembrare semplice il superare continuamente se stesso ed è in grado di detronizzare la concorrenza riducendola ad semplice un fumetto per bambini. Tutto perfetto, dalla prima all’ultima pagina. Incredibile ma vero.


BATTLEWORLD MEDLEY!


Future Imperfect #1 By David/Lang – Liberamente ispirata ad una delle migliori storie di sempre sul Golia Verde, scritta dallo stesso Peter David, Future Imperfect è un Tie-In di Secret Wars ambientato nel Reame Dystopia governato dal Barone Maestro. Il setting distopico comune a molte delle costole del Maxi-Evento Marvel si tinge di originalità grazie allo script raffinato dell’autore: a far spiccare Future Imperfect è la meravigliosa caratterizzazione di Maestro, un Villain che affascina e stupisce per la sua gioiosa malvagità. L’abile penna di David gestisce alla perfezione la ventina di pagine di questo primo numero con un ritmo in crescita regolare che si chiude con un’interessante cliffhanger. Il bistrattatissimo Greg Land compie un discreto lavoro, ottimo nella rappresentazione del violento Barone. Peter David è sempre sinonimo di qualità e Future Imperfect non contraddice minimamente quest’affermazione. 

Years Of Future Past #1 By Bennet/Norton Marguerite Bennet e Mike Norton ci riportano alle cupe atmosfere del capolavoro Days Of Future Past, espandendone il Mythos con l’introduzione di Christina “Chrissie” Pryde, figlia di Kitty e Piotr Rasputin/Colosso. Distopico come gran parte dei Tie-In di Secret Wars, in Years Of Future Past è presente comunque una solida scintilla di speranza nello squallore di un mondo in cui i Mutanti vengono rinchiusi in veri e proprio campi di concentramento, grazie ad un plot positivo ed ottimista. La giovane allieva di Scott Snyder, già co-autrice dell’ottimo A-Force, eccelle ancora una volta nella caratterizzazione dei numerosi personaggi presenti nella issue, donando ad ognuno di essi un’individualità ben definita. Mike Norton appesantisce il setting claustrofobico ed opprimente grazie all’utilizzo della sua sporca scala di grigi e compie un ottimo lavoro di character-design. Per tutti gli amanti del capolavoro targato Claremont ed in generale per gli appassionati dei mutanti, Years Of Future Past è una manna dal cielo. 

Armor Wars #1 By Robinson/Takara – Le premesse di questo Tie-In ambientato nel Reame di Technopolis erano affascinanti: una megalopoli metallica esclusivamente abitata da armature, in cui non esistono persone che non le indossano. Un Barone Tony Stark come fulcro del dominio, sovrano e “Grande Fratello” della città, in costante conflitto con Arno Stark e Kingpin. Il problema principale è che la vicenda centrale attorno a cui ruota Armor Wars #1 non intriga come le premesse e soprattutto crolla se paragonato agli avvenimenti collaterali, sequenze coinvolgenti Spyder-Man situate nelle prime e nelle ultima pagine della issue. Lo script di James Robinson non presenta pecche imperdonabili e il design di Marcio Takara è di buon livello ma nonostante questo Armor Wars commette un mezzo passo falso, tradendo in parte le sue ottime premesse. 

Thank God Is Wednesday 17 termina qui e si concede il beneficio del dubbio su un fumetto non recensito in sede d’articolo: Amazing Spider-Man: Renew Your Vows #1. Come mi è già capitato di scrivere, personalmente detesto visceralmente Dan Slott e la sua interminabile run sul povero Peter Parker. Il prologo di questo Tie-In, perché fondamentalmente è di un prologo che si tratta, sembra far presagire una mini-serie addirittura decente. Con prudenza aspetterò il prossimo numero per esprimermi ulteriormente.

Hasta La Vista!

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