Si è appena concluso anche in Italia il ciclo di storie di Freccia Verde scritte da Jeff Lemire e disegnate dal nostro Andrea Sorrentino. Mentre il mio animo ancora piange per questa conclusione, tiriamo un po’ le somme della gestione di questo personaggio, così lontano dalla sua versione televisiva e quindi decisamente ben riuscito.
Quando su internet circolarono le prime immagini del Freccia Verde di Andrea Sorrentino, ero già felice come una Pasqua: un tratto molto pulp e realistico, che tanto si discostava da quello presente fino a quel momento sulla testata New52 dell’Arciere di Smeraldo, mi intrigò fin da subito. Ho sempre pensato ad Oliver Queen e al suo alter ego supereroistico come a qualcosa di inscindibile. Se Batman deve necessariamente dividere la sua essenza in Cavaliere Oscuro e Bruce Wayne (dove quest’ultimo, potremmo dire, è la sua vera maschera), Ollie è sempre se stesso, non ha bisogno di dividere il suo io interiore e scindere il proprio essere in due realtà distinte. Mentre scorazza per Seattle a caccia di criminali, Freccia Verde è Oliver Queen mascherato, un ragazzo che ha subito svariati torti dalla vita ma ha sempre trovato la forza di andare avanti, senza arrendersi e conservando una freschezza e un impegno in quello che fa che lo rende degno di entrare nel pantheon dei “big” della DC Comics. Non un semplice vigilante, ma una figura a cui ispirarsi per affrontare sempre col sorriso e prontamente le difficoltà della vita.
E il Freccia Verde di Lemire è proprio questo: un uomo, prima di tutto un uomo, costretto a confrontarsi con realtà nascoste più grandi delle sue possibilità e sempre alla disperata ricerca di un attimo di pace, di stabilità, come tutti noi. La forza del Freccia Verde di Jeff Lemire (sempre sia lodato) è proprio il carattere umano del protagonista, che più di una volta è sconfitto, ma si rialza. Eppure c’è qualcosa in più del semplice cliché del “cadiamo per imparare a rialzarci” o giù di lì. Non è Ollie che impara a rialzarsi, ma sono le persone a lui vicine che, colpite dallo spirito del ragazzo, lo aiutano a rialzarsi. Non importa quali difficoltà si dovrà affrontare, chi ci ama saprà sempre come esserci d’aiuto. Il vero eroe, per me, da sempre è quello che riesce a mettere da parte il proprio ego per imparare la lezione più difficile di tutte: la collaborazione, lo stringere rapporti con altri, l’essere vicini a chi ci sta vicino può farci superare i nostri limiti. Se l’animo è puro, anche le nostre azioni lo sono e altri spiriti affini apprenderanno la lezione che questo comporta, seguendoci e riconoscendo la caratura del nostro essere. Prima di tutto è necessaria la comprensione dell’eroe, altrimenti ci si limiterebbe a narrare eventi vuoti; Lemire entra ancora una volta in profonda sintonia del personaggio, regalandoci uno dei ritratti migliori di Freccia Verde.
Come dicevo poco sopra, la forza di Lemire sta nel caratterizzare Ollie. Ma anche nel permettere ad Andrea Sorrentino di esplodere sulla pagina con la potenza di una granata. Completamente al servizio dell’arte, Andrea (spero non si offenda se lo chiamo per nome) ci regala uno storytelling pulito, dove ogni maledettissima vignetta è movimento, azione, realismo. Le sue tavole trasudano una forza che pochi altri sanno esprimere, soprattutto perché erano necessari due ingredienti fondamentali alla realizzazione del binomio perfetto sceneggiatore/disegnatore: un tratto “dark”, sporco, misterioso unito alla freschezza di un personaggio che si mostra umano, pulito, eroico. E nelle pagine di questo grandioso Freccia Verde il taglio registico si fa sentire sul più importante mezzo espressivo che noi umani abbiamo ovvero il volto. Le espressioni facciali sono esaltate, accentrate, Ollie è sempre ben visibile quando esprime il suo essere eroico, così come tutti gli altri personaggi sono inquadrati col volto ben in vista quando esprimono sentimenti profondi e puri. Se a tutto questo si aggiunge una cura dei particolari (sottolineata spesso da micro-vignette evidenziate, per non far perdere al lettore niente di essenziale) fuori dal comune e una maestria nel ritrarre ambienti di ogni tipo (dalle metropoli americane al deserto, dalla giungla alle capitali europee), ecco il capolavoro completo. Il fumetto si fa arte.
Sicuramente questo ciclo di storie meritava una maggiore attenzione da parte del pubblico internazionale (e Statunitense in modo particolare), così preso dalle polemiche su questo o quel restyling, su quell’altro personaggio “svenduto” per assomigliare al suo corrispettivo cinematografico o sull’ennesimo crossover cosmico tutto raggi laser e navi spaziali. Lemire e Sorrentino ci insegnano (o ci ricordano) un’importante lezione: prima di tutto stiamo parlando di esseri umani di carta, quindi spegniamo le polemiche e, semplicemente, leggiamo, perché da quelle pagine si può imparare davvero tanto. Volete sapere cos’è un eroe? Recuperate la run di questi due grandi artisti su Freccia Verde e lo saprete. Noi ci rileggiamo alla prossima recensione.
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