Sì ragazzi, ci ha fatto aspettare 30 anni ma alla fine Max Rockatansky è tornato. Ed è più in forma che mai.
– Scusa, e chi sarebbe Max Rockatansky? –
Partiamo da lontano. Nel 1979 un medico australiano, un certo George Miller, grazie alla vittoria di un concorso per cineasti dilettanti, scrive e dirige Mad Max (che in Italia uscirà con il titolo di Interceptor), un film con protagonista un attore praticamente esordiente: Mel Gibson. La pellicola costò 200 mila dollari, ne incassò 100 milioni.
Quel giorno nacque il genere post-apocalittico.
Sì, perché prima di Kenshiro e di Jena Plissken, prima di videogames come Fallout o Borderlands e prima di tutta la paccottiglia post-apocalittica che ci viene rifilata con regolare frequenza, c’era lui: Max Rockatansky.
Il successo del film spinse Miller a realizzare un seguito, Mad Max 2: The Road Warrior (da noi Interceptor: Il Guerriero della Strada), film alle cui atmosmefere Kenshiro è PALESEMENTE ispirato, e nel 1985 Mad Max: Oltre la Sfera del Tuono con Tina Turner. Il futuro immaginato da Miller si era fatto via via più brutale, ogni barlume di civilizzazione ed ordine presente nel primo film era svanito in favore di società tribali e paesaggi desertificati.
L’avventura di Max finì lì (e magari di quella trilogia ne parleremo in separata sede in un TWR retrospettiva).
Miller, uomo decisamente poliedrico, da allora realizzò film come il toccante L’Olio di Lorenzo o il divertente Le Steghe di Eastwick, scrisse la sceneggiatura di Babe Maialino Coraggioso (?) e vinse l’Oscar per Happy Feet (?!?), esatto: il film in computer grafica sul pinguino che voleva fare il ballerino. Poi stava anche per dirigere un film sulla Justice League che, purtroppo, non andò mai in porto…
Ma, in tutti questi anni, l’idea di riportare al cinema Max non lo aveva abbandonato e stava per diventare realtà già nel 2001, con Mel Gibson ancora nel ruolo del protagonista. Poi ci fu l’11 settembre ed il crollo del dollaro rispetto al dollaro australiano (il film avrebbe dovuto essere girato in Australia come la trilogia originale), il film slittò ancora e ancora. Finché la Warner non stanziò un colossale budget da 100 milioni di dollari e si decise di girare nel deserto della Namibia.
Mad Mel nel frattempo è invecchiato (ed ha avuto qualche “problemino”)…
…ed allora ecco il suo sostituto ideale: Tom Hardy. Si arriva così a Fury Road.
E qui, vi prego di premere play per ascoltare (o riascoltare se vi siete già goduti il film), l’epica colonna sonora realizzata da Junkie XL. Perché le colonne sonore in un film sono FONDAMENTALI (ok è un’ovvietà, ma non a tutti i produttori sembra chiaro questo aspetto).
Fury Road, non è un sequel in senso stretto di Oltre La Sfera del Tuono, Max è sempre lui, il suo passato non è cambiato e ci sono dei particolari a ricordarcelo (avete notato il tutore alla gamba sinistra? Lo indossa perché nel primo film gli spararono al ginocchio). Ma Fury Road ha un’accessibilità del 100% per i neofiti del personaggio, Miller stesso ha dichiarato di immaginarlo come il franchise di Bond: rispetto del background del personaggio con storie che non debbano avere una rigida continuity.
Per questo non siamo di fronte ad uno scialbo remake o ad un insulso reboot, ma ad un Mad Max nuovo di zecca che, mantenendo intatto lo spirito originale, attualizza un personaggio senza tempo (a differenza di quanto è accaduto, ad esempio, con il nuovo Robocop che, pur essendo un divertente sci-fi, poco aveva dello spirito del film originale di Paul Veroheven).
Ad Hardy, Miller ha affiancato il buon Nicholas Hoult (il giovane dottor McCoy del franchise X-Men) ed una straripante Charlize Theron nei panni dell’imperatrice Furiosa. Sensuale anche senza un braccio e con i capelli rasati, Furiosa ruba spesso e volentieri la scena a Max e va benissimo così: Max è un simbolo, dirà una dozzina di battute in tutto il film ma la sua presenza è sempre palpabile.
E poi vi devo dire che dopo aver visto Hardy recitare nel verboso Locke (film in cui è UNICO protagonista e trascorre 90 min a parlare al cellulare nell’abitacolo del suo SUV), è stato ancor più appagante sentirlo parlare così poco. Lui deve dare presenza scenica, e ci riesce alla grande.
A proposito di easter eggs e strizzate d’occhio ai fans hardcore, il main villain del film Immortan Joe è interpretato da Hugh Keays-Byrne, stesso attore che in Interceptor era Toecutter, il capo della banda di motociclisti che distrusse la vita di Max.
Altro easter egg da segnalare assolutamente: avete notato che nel tatuaggio che viene fatto sulla schiena di Max nelle prime battute del film c’è scritto Road Warrior (come il titolo di Mad Max 2?)
La trama del film è abbastanza scarna e basic (ed è giusto così), fondamentalmente si tratta della ricerca della Terra Promessa, una ricerca che va a braccetto con il desiderio di redenzione del protagonista. E tutto si svolge in un mondo caratterizzato dall’assenza di regole, dalla brutalità, un mondo zeppo di assurdi veicoli tecnologici ma dal fascino primitivo ed in cui scorrono litri e litri di benzina ed adrenalina.
Ma poi vi chiedo: c’è davvero bisogno di una trama ricercata quando ti trovi davanti questo?
Al cinema, nel’intervallo, la mugliera è partita al contrattacco: “Ma dai, che roba è? Il Valhalla, gli inseguimenti e poi questi tizi non parlano mai…”
Con una sorta di psicosi di massa sono partite all’unisono anche le invettive di altre due mugliere dalle file vicine. Una in particolare ha detto “Il Valhalla, ma che cazzata è?”
Il marito l’ha pacatamente zittita con un perentorio: “Se non capisci un cazzo di cinema, io non ho colpa”.
Ma, con mia grande soddisfazione, a fine proiezione la mia di mugliera ha dovuto capitolare: “vorrei essere critica verso questo film, ma non ci riesco.”
Non ci è riuscita perché, a prescindere dal fatto che amiate il genere o il personaggio, Mad Max Fury Road è un’esperienza audiovisiva esaltante, un film visionario ed ipnotico diretto in maniera magistrale.
George Miller ha detto di avere materale pronto per altri due script, ed il contratto di Hardy con la Warner lo vincola a girare gli eventuali sequel. Dipendeva tutto dalla riuscita e dal successo di Fury Road che, giustamente, sta riscuotendo un consenso unanime. Dunque non ci resta che aspettare di rivedere Max Rockatansky sulla sua leggendaria V8 Interceptor.
Il terzo millennio aveva bisogno di Mad Max, grazie maestro Miller.
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