Chiacchiere da Bar: Intervista a SIO

In città è arrivato Simone “Sio” Albrigi ed è l’occasione per noi di conoscere un po’ meglio uno dei fenomeni mediatici più importanti degli ultimi anni. Prima di andare a conoscerlo, recupero un po’ di cose che ha scritto e guardo qualche video su youtube. Scopro che Sio, pur essendo molto giovane, ha già fatto un sacco di roba. E’ laureato in lingue orientali e, dopo aver finito gli studi, è  partito per il Giappone, dove ha passato ben due anni. Youtuber di enorme successo, scrive e disegna fumetti (dei quali fa i video) ed ha avuto esperienza anche nell’ambito musicale (collaborando con Lo Stato Sociale e gli Elio e le Storie Tese) e del doppiaggio. Sembra proprio in gamba – penso – anche se questo non spiega ancora a pieno il suo enorme successo.

Quando lo incontro e andiamo pranzo, però, inizio a capire. Sio è un tipo davvero simpatico, con un umorismo semplice, immediato e travolgente. Nessun personaggio dietro il fenomeno del web, solo un ragazzo spontaneo e genuino. E sono proprio queste sue caratteristiche che emergono in modo ancor più evidente quando, nel pomeriggio, iniziano ad arrivare all’Antro dell’Orco Games Accademy di Messina i primi fan di Simone. Si tratta di ragazzi di ogni età, con i quali Sio si comporta come se si conoscessero da sempre. Youtube ha creato tra lui e il suo pubblico un rapporto speciale; e ogni persona che si avvicina a lui sembra parlargli con una confidenza e una complicità davvero rara. Lui li accoglie come amici e si diverte a fare battute, disegnetti e selfie per tutto il pomeriggio. Sembra divertirsi davvero Sio e la sua allegria diventa coinvolgente davvero per tutti i presenti. Alla fine della giornata ci fermiamo con lui per fargli qualche domanda.

Come prima domanda, visto che siamo al Bar del Fumetto, non possiamo evitare di chiedere: che fumetti legge Sio?

Leggo un sacco di roba! Leggo tanta roba Disney, proprio perché è da lì che ho iniziato e ancora mi piace leggere quelle storie (sono ancora abbonato a Topolino!). Ultimamente, ho iniziato a leggere Dylan Dog con un ritardo di appena 350 numeri. Ancora non sto recuperando le vecchie storie, ma mi sono avvicinato alla testata perché incuriosito da Recchioni e dal suo reboot che ha fatto tanto rumore. Ho capito che dovevo leggere DYD, un patrimonio importantissimo per il nostro paese (visto anche il lavoro che faccio). In passato, leggevo un sacco di manga. Ora ne leggo di meno, limitandomi alle serie che seguivo e che non riesco a smettere di leggere come Onepiece e Naruto. Ultimamente, mi sto interessando anche al mercato americano, come ad esempio Saga o Y L’Ultimo Uomo di Vaughan (che è una bomba). Terry Moore sta diventando il mio autore preferito: di Strangers in Paradise sto seguendo l’edizione della Bao Publishing (quindi devo ancora concluderlo); mentre ho recuperato Echo, ristampato sempre da Bao in versione omnibus, che ho trovato davvero bellissimo. Mi piace molto il lavoro che sta facendo Bao Publishing in Italia, portando alla luce o ridando vita a titoli fondamentali per il fumetto mondiale.

E i supereroi?

Supereroi zero! Non ho mai avuto voglia di cominciare a seguire quei complessi e strutturati universi narrativi. Troppa roba! Ho provato a leggere un po’ di Spider-man, Ultimates, Fantastici Quattro, etc., ma più leggevo più pensavo che ci sono troppi riferimenti a cose del passato che io non posso cogliere, proprio perché mi mancano troppi pezzi. E’ un vero disastro! Per i novizi come me è davvero difficile approcciarsi. Ci vorrebbe un sacco di tempo e io preferisco di gran lunga impiegarlo leggendo altre cose che mi interessano di più.

Com’è stato l’impatto con le fiere e con gli altri disegnatori che hai avuto modo di conoscere negli ultimi mesi? Cerchi di imparare da loro, oppure il tuo stile è talmente singolare che cerchi di svilupparlo autonomamente?

Il mio stile è effettivamente molto lontano da quello degli altri, visto che io non so disegnare (ride). Il bello però è riuscire ad avere delle collaborazioni con altri autori e altre realtà editoriali che solo fino a qualche mese fa non mi sarei mai sognato. Il pensiero va subito al mio collega e amico Giacomo Bevilacqua a cui mando tanti bacini. Se stai ascoltando, mi manchi tanto!! No, non mi manchi tanto…chiamami…
Poi, comunque, incontrare e conoscere di persona gli autori è davvero bellissimo; anche perché in molti casi si tratta di veri e propri miti per me come Silvia Ziche o Tito Faraci. Cavazzano l’avevo già conosciuto in passato e mi aveva anche regalato una roba (non droga! Non è droga…potete cancellare questo pezzo? Giuro non era droga…).
Per quanto riguarda le fiere, invece, la cosa più bella e che occupa il 90% del mio tempo è incontrare le persone. Una cosa che mi continua a dare molte emozioni.

Oggi – ma anche in altre occasioni – ti abbiamo visto super disinvolto e disponibile con tutte le persone che sono venute a conoscerti (circa 400 ragazzi). Per ognuno dispensavi sketch, selfie, abbracci e battute. E’ sempre stato così facile il rapporto con i fan, oppure ci hai dovuto lavorare un po’ su?

Non decido a tavolino come comportarmi con le persone che vengono a trovarmi. Sono me stesso al 100% e sono immensamente grato a loro per l’affetto che mi dimostrano. Già il solo fatto che abbiano comprato il mio fumetto (perché poi uno dovrebbe comprare il mio fumetto?!?), mi dà una carica enorme. Loro vengono e vogliono fatto un disegnino e io davvero non vedo l’ora di accontentarli.

A questo proposito, quando ti sei accorto che eri arrivato alla popolarità? C’è stato un preciso attimo nel quale te ne sei reso conto?

Forse quando sono tornato in Italia di ritorno dal Giappone. Quando ero lì, vedevo solo i numeri su Youtube e – certo – capivo che c’erano sempre più persone che guardavano i miei video, ma non ci pensavo più di tanto. Non so come spiegare, ma per me quello non rappresentava un indicatore reale della popolarità nella c.d. vita reale. Insomma, non collegavo i numeri alle persone che effettivamente guardavano i video. Quando sono tornato in Italia, invece, e ho presenziato alle prime fiere, ho capito che c’è un sacco di gente che mi segue e mi riconosce.

Parliamo dei tuoi rapporti con le case editrici. Ora che hai raggiunto un buon successo, anche sul piano delle vendite, c’è qualcuno che ti fa la corte?

Si, tanti. Però il rapporto che ho con Shockdom è come quello che si può avere con un genitore. Non è che se viene da te uno e ti offre un papà più bello o con un pizzetto più lungo, tu gli dici di si! Amo i pizzetti, ma Shockdom ha avuto fiducia in me quando i miei fumetti facevano schifo (e lo fanno ancora eh, ma forse un po’ di meno di prima), pubblicando le mie prime cose e dandomi la possibilità concreta di continuare a fare questo lavoro. Shockdom è il mio cuore e la mia casa.

Il tuo amico Giacomo Bevilacqua ha provato, con successo, a proporre una versione serializzata del suo fumetto con A Panda piace l’Avventura. Tu hai intenzione di fare un passaggio del genere?

Ci sto già provando con Scottecs Megazine. Io, in realtà, nasco con storie molto più lunghe di quelle che avete visto sino ad ora. Sui giornalini che facevo quando andavo a scuola (che per fortuna non ha letto nessuno di voi, visto che fanno proprio schifo…), facevo delle robe lunghissime. Poi mi sono reso conto che non mi venivano bene come quelle brevi e sono passato alla striscia. Con il passare degli anni ho comunque deciso di non accontentarmi unicamente di quel formato e di provare a fare delle storie più complesse, ma mai senza esagerare. Le cose che sto provando su Scottecs Megazine infatti non vanno mai oltre le 6-10 pagine. Avvènturland  o Mega Manga Mango sono dei veri e propri tentativi di serializzazione. Con loro provo ad azzardare una specie di continuità, ma lo faccio sempre con i piedi di piombo e senza snaturare lo stile e l’umorismo delle strisce. Insomma, ci provo a poco a poco: come quando cerchi di cucinare una rana nel magma e ti viene una cagata…devi metterla nel “magma freddo” e poi gli aggiungi altro magma, poco a poco per renderlo caldo al punto giusto. No?

Oltre a fare video e fumetti (e video a fumetti) hai collaborato con gruppi come gli Elio e le Storie Tese e Lo Stato Sociale per la realizzazione di alcuni video musicali. Che esperienza è stata?

Gli Eli sono una figata! Con loro abbiamo presentato da poco il video di Luigi il Pugilista a Milano. Faso e Rocco (Tanica) dicono solo cavolate divertentissime. Sono persone speciali e posso dire che ci sono tutti i presupposti per continuare la collaborazione. Lo Stato Sociale sono una meraviglia e tra poco (a maggio) uscirà una nuova cosa che abbiamo fatto insieme. Mi piace collaborare con le perone in gamba.

Con l’avvento dei social, il rapporto tra fan e artisti è diventato immediato e diretto e i giudizi spesso e volentieri sono del tutto senza filtro. A fronte di un successo davvero impressionante, si sono sviluppate nei tuoi confronti anche delle critiche parecchio aspre. Frange di improvvisati esteti della Nona Arte che si scagliano duramente conto di te. E’ una cosa che ti scivola addosso oppure in qualche modo ti colpisce?

Sono cose dalle quali cerco di stare alla larga. Preferisco evitare di leggerle perché rischiano di far salire a galla le mie insicurezze. So come funziona il mio cervello e so che se certe cose non le leggo e non gli dedico tempo e peso, su di me non hanno troppo effetto. Il mio obiettivo è sempre stato quello di pagare le bollette scrivendo e disegnando cose buffe. Se riesco a fare questo, tutto il resto è grasso che cola…

 

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