THANK GOD IS WEDNESDAY 10 – NINETIES

Sapete qual è il vero dramma dello scrivere recensioni? Il tempo. Il tempo e la vita. A causa di questi due insormontabili ostacoli Thank God Is Wednesday 10 si accorcerà e, facendo di necessità virtù, sperimenterà proponendovi rapidissimamente sia la Top 10 dei Tie-In legati a Convergence che alcune recensioni sui fumetti di questa settimana, entrambe in un un unico articolo. Per delucidazioni, curiosità e interrogativi sulle sintetiche recensioni che vi proporrò potrete commentare e TGIW vi risponderà. Buona lettura, si parte! 

 

Convergence #2 By King/Lobdell/PagulayanQui la situazione si sta facendo davvero seria: uno storytelling così pessimo non ha scusanti e non credo proprio che con queste premesse ci sia più la possibilità di recuperare Convergence dall’abisso di melma in cui è nato e in cui continua a sprofondare. La presenza dei due Batman sulla cover, quello di Terra-2 e il Pipistrello Pre-Flashpoint, è una presa per il c**o da manuale: Il Cavaliere Oscuro vende sempre, perché non dare ai lettori l’illusione di avere tra le mani una issue con all’interno un interessante faccia a faccia tra Thomas e Bruce? Ben DUE Batman al prezzo di uno! Ed eccoli lì, nelle mani di due incompetenti in grado di rovinare con una narrazione infima i pochi momenti potenzialmente intriganti della issue.

 

Protagonista della Issue è il Dick Grayson di Terra-2 e la maggior parte di essa è tappezzata dai suoi pensieri usati come mezzo per la cronaca degli eventi. Questo stratagemma è probabilmente il peggior errore dei due autori, in grado di rallentare il ritmo già incredibilmente fiacco dell’intero evento. Ho utilizzato la parola “Cronaca” non a caso: il distacco del lettore nei confronti dei personaggi e delle loro azioni è coadiuvato proprio da questo storytelling scellerato che non permette minimamente l’immersione. Pagulayan e Paz continuano a dare sfoggio della loro buona arte senza però brillare particolarmente. Il comparto grafico, nonostante non abbia doti di rilievo, riesce comunque ad essere una piccola vittoria per Convergence vista la consistenza e la continuità che riesce a dare, insolita per una serie settimanale. Forse finalmente mi sono convinto: Convergence è una m***a senza possibilità di redenzione e le prossime settimane saranno solo un conto alla rovescia per il rilancio DC Comics di Giugno.

Forse. Maledizione.

 

CONVERGENCE TOP 10! vol2

Questa settimana ci spostiamo ancora più indietro nel tempo con i Tie-In di Convergence, precisamente nella Metropolis dell’universo DC Pre-Zero Hour. Per intenderci, quel periodo in cui Superman era schiattato e Hal era andato fuori di zucca. Il revival di questa settimana è fatto di alti e bassi e il pretesto di partenza per queste miniserie è sempre lo stesso: Cupola, Città intrappolata, Supereroi senza poteri, Scomparsa Della Cupola e Royal Rumble su Telos. Gli ospiti più interessanti di questa settimana sono gli eroi di Kingdom Come. Partiamo!

10 – Convergence: Shadow Of The Bat #1 By Hama/Tan/Paz

 

La pecca imperdonabile di questa issue è l’incoerenza: i Tie-In di Convergence dovrebbero riuscire a narrare una breve storia in grado di trasportare il lettore in un determinato periodo dell’universo DC Comics, riproponendo anche i tropi e lo storytelling tipici di quell’epoca. Convergence: Shadow Of The Bat #1 è invece una Team Up Story del terzo millennio, mediocre ed insipida: non c’è riproposizione di tematiche e stilemi degli anni novanta e, a parte l’aspetto estetico dei due protagonisti, Batman e Azrael sembrano due protagonisti freschi di prima stampa e senza quel feeling che li caratterizzava in maniera particolare in quel periodo. Artisticamente la issue è un miscuglio tra tratto anni novanta e colorazione moderna, un’accoppiata che visivamente non rende giustizia ad un buon disegnatore come Philip Tan. Convergence: Shadow Of The Bat #1 è da bocciare sotto tutti gli aspetti.

 

9 – Convergence: Catwoman #1 By Gray/Randall

 

La lettura di questo Tie-In dedicato a Catwoman lascia l’amaro in bocca: se da un lato Justin Gray riesce a recuperare quasi perfettamente la caratterizzazione della Selina anni ’90 ma dall’altro la narrazione è troppo lenta per esser il primo numero di una miniserie così breve ed è difficile comprendere precisamente quale sia il suo obiettivo. Nonostante il finale possa inizialmente colpire il lettore ed incuriosirlo per il successivo numero, a mente fredda ci si accorge facilmente di quanto sia illusoria quella sensazione: la comparsa di un personaggio nell’ultima pagina della issue è una forte virata verso una storyline che pare forzata, soprattutto dopo venti pagine di soliloqui mentali, tra l’altro spesso molto noiosi, e nessun particolare “buildup” riguardante Convergence. L’autore tenta disperatamente di inserire all’interno della issue tutto ciò che potrebbe renderla godibile, senza rendersi conto di quanta carne sia stata gettata sul fuoco inutilmente. Il comparto grafico di Ron Randall è discreto, coerente con la narrazione e con l’intento revival della issue, nonostante non sia nulla di memorabile. Convergence: Catwoman è un’occasione sprecata, spunti discreti per una issue molto contraddittoria.

8 – Convergence: Superboy #1 By Nicieza/Moline

 

In questa issue in teoria non ci sarebbe niente di sbagliato. Una scrittura discreta, artisticamente valido, storytelling decente… come mai allora così in basso nella Top 10? Semplice, in Convergence: Superboy #1 si sente troppo forte l’impalcatura standard su cui questi Tie-In sono costruiti: breve recap introduttivo per i lettori che non conoscono il personaggio, vago approfondimento del protagonista senza i suoi poteri, scomparsa della Cupola, comparsa di avversari provenienti da altre Metropolis, climax finale per la issue successiva. Lo spazio dato ad alcuni tra gli eroi di Kingdom Come salva la issue dal baratro della noia ma le aspettative per la conclusione restano incerte. Per i lettori che hanno amato il Superboy degli anni 90 questo Tie-In sarà un boccone piuttosto amaro mentre per i giovani che non conoscono il personaggio, il recap manterrà comunque quel distacco che impedisce l’immersione e, in generale, avranno di fronte una storia appena sufficiente e totalmente bypassabile.

7 – Convergence: Justice League International #1 By Marz/Manley

Esattamente come per il Tie-In su Catwoman, Convergence: Justice League International è un’occasione sprecata nell’accezione più negativa che voi possiate immaginare. La possibilità di un revival della JLI mi aveva colpito ed interessato immediatamente ma, una volta terminata la issue, mi sono accorto che della run supereroistica targata Giffen e DeMatteis che ho tanto amato molti anni fa non era rimasto praticamente nulla. Nonostante i protagonisti di questo Tie-In fossero personaggi con un solido background ed una solida caratterizzazione, la loro personalità e le loro azioni non hanno coerenza con il passato che rappresentano. A prescindere da questo irrispettoso trattamento di personaggi che hanno fatto storia, la issue non è pessima: la lettura scorre rapida e riesce anche a strappare qualche sorriso divertito. Mike Manley compie un lavoro gradevole, dando ai protagonisti la giusta espressività e adeguandosi alla narrazione leggera di Ron Marz. Nonostante la JLI meritasse molto di più, visto attraverso un’ottica generale questo Tie-In si fa leggere con tranquillità senza però distinguersi nella massa.

6 – Convergence: Supergirl Matrix #1 By Giffen/Green

 

Keith Giffen ci offre il Tie-In più divertente, ironico e nonsense della settimana in cui la protagonista è una matrice mutaforma protoplasmatica con le sembianze di Supergirl che fa da guardia a Lex Luthor II. Lo script di Giffen funziona perfettamente e i battibecchi tra i due protagonisti sono molto divertenti, così come il comportamento quasi delirante della Matrice stessa, perennemente intontita. Nonostante questo, il divertimento rischia di cadere immediatamente nel banale ma riesce a salvarsi grazie all’introduzione dei personaggi di Lord Volt e Lady Quark dopo la scomparsa della Cupola. Le interazioni tra i due strambi nobili originari di Terra-6 e Supergirl riesce a ravvivare la issue e a mantenere discretamente alto l’interesse nel lettore. Timothy Green in Convergence: Supergirl #1 si supera, esasperando il suo particolare stile fatto di visi allungati e capigliature svolazzanti mantenendo un tratto riconoscibile che non distrae. Le scene d’azione sono brillanti e dinamiche e, in generale, il comparto grafico si sposa alla perfezione con lo script di Keith Giffen. Una buona issue che non raggiunge il top di gamma per dialoghi che dopo poco iniziano a risultare banali e, a tratti, fastidiosi.

5 – Convergence: Green Lantern/Parallax #1 By Bedard/Wagner

 

Tony Bedard riesce a sfruttare perfettamente la Cupola e gli eventi legati al crossover per imbastire una narrazione molto character driven in Convergence: Green Lantern/Parallax #1. La issue si apre con Kyle Rayner che visita Hal Jordan in carcere: il dialogo tra i due mescola perfettamente il tipico e obbligatorio recap ed una profondità sorprendente per un fumetto con obiettivi modesti come un Tie-in. La personalità tormentata di Hal Jordan, reduce dal periodo di follie conseguente alla distruzione di Coast City e all’omicidio dei Guardiani Dell’Universo, è il perfetto esempio di un “What If?” di qualità. Nel dialogo tra le due Lanterne e nei pensieri di Kyle è evidente il rapporto di intima amicizia che lega i protagonisti. Purtroppo la qualità della issue cala nel momento in cui la Cupola scompare e Telos annuncia la solita manfrina sulle Botte-Tra-Le-Città: il tono della narrazione cambia repentinamente e dal ritmo lento e riflessivo delle prime pagine si passa all’azione pura e questa virata violenta stordisce e delude. Ron Wagner alle matite riesce a scendere a compromessi con il feeling artistico anni 90, proponendoci quella che sembra una versione ammodernata e cartoonizzata dello stile di quel periodo. In generale siamo di fronte ad un ottimo Tie-In che ha come unico grosso problema quel cambiamento di rotta troppo repentino nella narrazione. 

4 – Convergence: Superman Man Of Steel #1 By Simonson/Brigman/Richardson

 

Non fatevi ingannare dal titolo, questo Tie-In di Convergence non ha nulla da spartire con quella porcheria cinematografica di qualche anno fa. John Henry Irons è Steel, un supereroe tecnologico che ovviamente non ha risentito delle restrizioni della Cupola. Dopo la morte di Superman divenne uno dei quattro protettori di Metropolis, inaugurando quello che in passato fu chiamato il Reign Of Supermen. Natasha e Jemahl Irons sono i due nipoti di Steel e sono personaggi caratterizzati perfettamente, quasi quanto John Irons stesso. Nella issue convivono questi tre protagonisti, il Villain Parasite e gli eroi della Gen 13, e le interazioni tra tutti questi personaggi sono perfette, capaci di rendere Convergence: Superman Man Of Steel un Tie-In di ottima qualità. La scintilla che scocca all’inizio della narrazione è solo un pretesto per iniziare a smuovere le acque, ma da quel momento in poi lo storytelling riesce a mantenere un livello molto alto, sotto tutti i punti di vista. Non ho apprezzato particolarmente June Brigman e la sua particolare miscela tra cartoon e realismo, nonostante compia un buon lavoro nell’espressività dei personaggi. La mancata attenzione ai dettagli però abbassa la qualità visiva della issue. Il lavoro di Louise Simonson nello script sopperisce alle mancanze artistiche, proponendo un Tie-In equilibrato, tra leggerezza e serietà, tra flemma e azione frenetica. 

3 – Convergence: Green Arrow #1 By Marx/Morales

 

Pochi Tie-In sono riusciti a catturare perfettamente un personaggio come questo Convergence: Green Arrow. La performance dell’autrice Christy Marx è perfetta nella rappresentazione di Oliver Queen: la sua lotta per gli oppressi, il suo continuo filosofeggiare sulla vita nella Cupola e la sua reazione durante l’incontro con suo figlio Connor Hawke risultano totalmente in-character e rendono giustizia ad un personaggio che negli ultimi tempi ha avuto davvero pochi momenti felici. L’ambizione della Marx è stata ripagata con un lavoro ottimo a livello di sceneggiatura che raggiunge l’apice durante l’incontro tra Padre e Figlio, intenso e tumultuoso. Non è la prima volta di Rags Morales sull’Arciere: durante lo splendido Identity Crisis aveva già dato prova di ottime capacità nel rappresentarlo e, complice il lavoro di Aubin, il Green Arrow di Convergence brilla ancora di più grazie ad un utilizzo dei colori e delle ombreggiature di qualità. Oltre a catturare alla perfezione l’atmosfera tipica dell’epoca, Christy Marx e Rags Morales confezionano un’ottima issue per i fan di Green Arrow di vecchia data.

2 – Convergence: Aquaman #1 By Bedard/Richards

 

Aquaman è a Metropolis sotto la Cupola, tagliato fuori dal suo mondo e allontanato dalla sua Mera, senza poteri e senza più la sua connessione con le creature marine. Il tono di questo Tie-In di Convergence è incredibilmente cupo e gran parte di questa oscurità è dovuta proprio alla perfetta caratterizzazione di Arthur Curry: un monarca senza più un regno su cui governare, un eroe sofferente incredibilmente profondo ed umano. La lontananza con il mondo marino ha incrinato la salute mentale di Aquaman e il suo atteggiamento che oscilla tra il taciturno e lo scontroso risulta perfettamente coerente con il setting. Tony Bedard ritrae uno degli Aquaman migliori degli ultimi tempi, una tormentata anima pura ed eroica che combatte per mantenere il più possibile intatta la sua mente, senza cadere nel melodrammatico e che assume i panni di uno pseudo-Batman nella Metropolis intrappolata sotto la Cupola. L’introduzione del Villain di questa miniserie nel finale di questa issue porta una ventata di insana violenza, incupendo ulteriormente una narrazione già molto Dark.

 

Il comparto grafico di Convergence: Aquaman #1 è, in linea di massima, di buona qualità. Cliff Richards cattura perfettamente il mood della issue, intrecciandosi perfettamente con lo script dando un vita ad uno storytelling fenomenale. Purtroppo capita spesso che l’espressività dei volti e degli sguardi manchino dell’impatto emotivo richiesto dal dialogo o dal soliloquio di un determinato personaggio. Questo in parte mina, senza però risultare eccessivamente fastidioso, la godibilità generale della issue. Nonostante questo, l’Aquaman di Bedard e Richards ricorda a tutti quanto sia badass Arthur Curry e quanto poco fondate siano le numerose battutine di matrice televisiva che lo riguardano. 

1 – Convergence: Suicide Squad #1 By Tieri/Mandrake

 

La Suicide Squad ha vissuto una storia parallela a quella della JLI, appenna accennata nelle recensione in settima posizione: dopo un periodo d’oro a cavallo tra la fine degli anni 80 e l’inizio degli anni 90, nessuno è mai riuscito a ripetere il miracolo compiuto a quei tempi. Convergence: Suicide Squad #1 è forse l’incarnazione del team che più si avvicina a quella meravigliosa run targata John Ostrander. Frank Tieri mette uno di fronte all’altro la squadra formata da criminali e alcuni tra gli eroi di Kingdom Come, in particolare Alan Scott e la sua Nuova OA. La Suicide Squad di questa issue ha le sue basi in Amanda Waller, Barbara Gordon e Carol Ferris ma questo non implica il metter da parte gli altri personaggi: protagonisti della scena iniziale sono Deadshot e Boomerang, successivamente richiamati dalla Waller per la formazione della Squadra. Il miracolo compiuto da Tieri è quello di aver compreso precisamente quanto in un Comic di gruppo come Suicide Squad sia necessario costruire il plot attorno ai personaggi e, nonostante i mezzi preimpostati di Convergence non fossero proprio il massimo, ci riesce senza gettare i protagonisti in un combattimento insensato contro avversari casuali provenienti da altri universi.

 

La scelta dei nuovi membri della Squad e le ultime fenomenali pagine della issue lasciano il lettore incredibilmente soddisfatto per un cliffhanger che, per una volta, è perfettamente coerente non solo con la storyline in sé quanto con il comportamento e la caratterizzazione dei personaggi. La sensazione di aver di fronte protagonisti vivi e dinamici è coadiuvata da queste scelte di script: sono i personaggi a portare avanti la trama, non il contrario! Le pagine disegnate ed inchiostrate da Tom Mandrake settano meravigliosamente il mood della narrazione: sporco, oscuro, in grado di far comprendere immediatamente al lettore che con la Suicide Squad non si scherza. È con gioia e un pizzico di amaro in bocca che aspetto il finale di questa miniserie. Gioia perché finalmente qualcuno ha ridato dignità al Team dopo anni ed anni di alti e bassi, amaro in bocca perché non sappiamo quanto tempo ci vorrà prima di rivedere un’incarnazione di qualità della Suicide Squad. 

MEDLEY REVIEW!

 

RUNLOVEKILL #1 (of 8) By Canete/Tsuei – La Image Comics sforna un ennesimo fantascientifico con venature distopiche ma stavolta senza centrare l’obiettivo, confezionando un prodotto artisticamente valido ma sterile nei contenuti. Dopo una lunga e dinamica sequenza iniziale muta e suggestiva, la issue crolla mostrando uno script e dei dialoghi ben lungi dall’essere originali e accattivanti. Il setting Sci-Fi/Distopico sa troppo di già visto: una città in cui si sta innalzando un enorme muro per evitare le minacce esterne quando in realtà i veri pericoli si nascondono proprio all’interno di Prygat. L’interesse per la trama e per Rain, protagonista di RUNLOVEKILL, scema molto rapidamente, complice l’assenza di un aggancio interessante per il lettore. Alla povertà nella sceneggiatura si contrappone un comparto artistico impressionante: Eric Canete, artista e scrittore in combo con Tsuei, rende visivamente interessante un’ambientazione insipida ma lo storytelling, nel complesso, risulta stancante e controproducente. Il costante utilizzo di vignette orizzontali per almeno i 2/3 della issue, fa comprendere quanto gli autori vogliano dare un aspetto cinematografico al fumetto ma nel complesso non funziona, rendendo la narrazione terribilmente apatica. RUNLOVEKILL #1 non è un buon inizio.

 

The Tithe #1 By Hawkins/Ekedal – Un altro debutto targato Image Comics e stavolta niente fantascienza, soltanto un’interessantissima Heist Story sugli imperi economici delle mega-chiese americane. Matt Hawkins riesce a non cadere nella critica soggettiva offrendoci un concept affascinante: una delle tante comunità cristiane create ad hoc per la truffa viene rapinata da un’organizzazione dedita a questo genere di crimini un po’ a-là Robin Hood. Da questa base si sviluppa successivamente un fumetto intrigante, in grado di appassionare sin da subito grazie al ritmo ben scandito in ogni punto della issue e ad una storyline densa, in grado di progredire costantemente, senza punti morti. I personaggi risultano tridimensionali grazie ad una minuziosa attenzione ai dialoghi, tutti quanti perfettamente in character ed in grado di portare la issue ad un grado di realismo elevatissimo. L’obiettività nella scrittura, capace di non schierarsi e di non influenzare il lettore nelle sue riflessioni, è ammirevole.

 

Rashan Ekedal, già compagno di Hawkins in Think Tank, intreccia il suo stile limpido con il plot e da questa coesione ne deriva uno storytelling fenomenale: la disposizione dei pannelli e la costruzione della pagine in virtù di queste ultime è perfetta a tal punto da consigliare un paio di riletture obbligate per poter apprezzare al 100% il lavoro dei due autori. The Tithe #1 è un ottimo inizio, una visione alternativa interessante di un genere fumettistico non sfruttato appieno. È divertente, riflessivo, ha un elevato grado di rilettura e un roseo futuro davanti a sé. Complimenti vivissimi ai due autori!

Chrononauts #2 By Millar/Murphy Con questo secondo numero, Mark Millar riesce a risollevare questa sua nuova miniserie dopo un primo numero disastroso, cambiando le carte in tavola in maniera forse scontata ma efficace. I due detestabili protagonisti, Corbin Quinn e Danny Reilly, abbandonano le loro velleità da scienziati per dedicarsi ad una vita alla “Paura e Delirio nello Spazio-Tempo” e fregandosene altamente delle conseguenze che le loro azioni possono avere: ammassando denaro su denaro, diventando Faraoni, scattando foto a Betlemme durante la nascita di Cristo e compiendo follie tipiche dei personaggi figo-stronzi che tanto piacciono ai Millariani sfegatati e che faranno la fortuna del futuro film ispirato a questa miniserie. Purtroppo però i due personaggi continuano ad essere terribilmente stereotipati ed irritanti oltre ogni limite.

 

Sean Gordon Murphy è la vera star di Chrononauts, fenomenale in tutto e per tutto come al solito: il suo tratto distintivo molto ruvido riesce a mantenere un grado di spettacolarità coerente con la pomposità della narrazione, senza però dimenticarsi dei dettagli emotivi che caratterizzano i personaggi. Chrononauts #2 è decisamente un passo avanti rispetto alla penosa prima issue ma la serie resta comunque un semplice espediente economico per riempire il portafogli di Mark Millar. L’arroganza dei personaggi, la malizia nello storytelling, la narrazione cinematografica e la totale mancanza di spessore e consistenza generale corrobora l’impressione avuta con la prima issue: Chrononauts è uno storyboard, niente di più e niente di meno. 

Thank God Is Wednesday 10 termina qui e vi saluta, appuntamento alla prossima settimana per la quarta settimana di Convergence! Hasta la vista!

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