Here We Are Again, Thank God Is Wednesday torna nuovamente a parlarvi di alcune fra le più interessanti testate americane. Buona lettura a tutti!
Suiciders #1 – Bermejo/Hollingsworth
Young Adult
Dopo aver riempito di preview le testate DC per almeno un mese, arriva finalmente la nuova fatica da scrittore di Lee Bermejo, disegnatore dallo stile realistico, già autore ai testi di un’ottima fiaba su Batman (Noel). Los Angeles è reduce da un terremoto di dimensioni catastrofiche chiamato The Big One e adesso è divisa in due porzioni ben precise: Lost Angeles, settore povero e ancora sconquassato dal cataclisma, e New Angeles, settore ben più benestante. La nuova principale attrazione del luogo è una lotta gladiatoriale all’ultimo sangue, un’arena in cui si scontrano combattenti stracolmi di migliorie bioingegneristiche. Il perno delle battaglie attualmente è il cosiddetto Santo Dei Suicidi, il “campione in carica”. La scrittura di Suiciders #1 è debole sotto tutti i punti di vista: a prescindere dal concept basilare della issue, ovvero una preparazione agli avvenimenti dei numeri successivi, vi è una totale mancanza di originalità e di spessore nella definizione dei personaggi e del setting. Le premesse post-apocalittiche della serie sono identiche a milioni di storie già raccontate e, come se questo non bastasse, il tutto è trattato in maniera incredibilmente vaga e senza particolari spunti interessanti. A parte Il Santo, la cui caratterizzazione è comunque piuttosto banale, i restanti personaggi sono talmente vuoti da risultare completamente indifferenti al lettore. La qualità dei dialoghi è altalenante e spesso sono artefatti ed inutilmente ampollosi.
Suiciders #1 si difende egregiamente sul versante artistico: solitamente non amo questo genere di disegni ma qui Bermejo è al suo apice: il suo stile in continua evoluzione si smussa rispetto ai suoi precedenti lavori, proponendo al lettore pagine fenomenali. Incredibile è il suo riuscire a corroborare ulteriormente la sua personale miscela di iperrealismo e dinamismo. Hollingsworth è un mago nel delineare perfettamente il mood dell’ambiente in cui si svolge Suiciders: oscuro, disperato e crudo. Sbalorditive le tavole in cui viene mostrata la città, probabilmente le migliori dell’intera issue. Suiciders #1 è un’accozzaglia di luoghi comuni tipici del distopico post-apocalittico, un passo indietro enorme per il Bermejo scrittore, e contemporaneamente un lavoro artistico di qualità tale da meritare comunque una possibilità, anche solo per rifarsi gli occhi.
Gotham Academy #5 – Cloonan/Fletcher/Kerschl
Olive Silverlock And The Academy Of Secrets
Poteva essere un’occasione sprecata, l’ennesimo tentativo fallito di svecchiare l’atmosfera stantia dei titoli del Bat-Universo, una nuova occasione per puntare il dito contro la pessima gestione creativa della DC ma così non è stato. Dopo cinque issues Gotham Academy si conferma, affiancato dalla nuova gestione di Batgirl, come la serie più interessante ed innovativa del panorama batmaniano e, in generale, di tutta la produzione DC. Pensate ad Harry Potter e portatelo a Gotham City, prendete Hogwarts e trasformatela nell’Accademia Gothamita. Trasportate l’atmosfera misteriosa tipica della saga di J.K. Rowling, mescolatela con il teen-drama fumettistico corale, aggiungeteci un pizzico di sovrannaturale e avrete un’idea di cos’è Gotham Academy. Un calderone stracolmo di idee ed influenze esterne, compreso un gusto artistico palesemente filo-orientale, che riesce comunque a spiccare, ad ergersi come qualcosa di nuovo, sgargiante nella sua diversità.
Olive Silverlock, protagonista della serie, accompagnata da Maps Mizoguchi, Pomeline Fritch e Colton Rivera,si mette sulle tracce di Killer Croc, fuggito da Arkham e nascostosi nell’Accademia, per ricavare informazioni su sua madre. È una issue in parte rivelatrice in cui Cloonan e Fletcher riescono a mantenere il silenzio per quanto riguarda il mistero principale dando al lettore la possibilità di risolvere alcuni interrogativi. È probabilmente la issue più action della serie ma è fenomenale come questo diventi funzionale a mettere in risalto i personaggi principali e la loro personalità: dopo aver osservato i protagonisti delinearsi in maniera splendida nei numeri precedenti, in quest’ultima uscita sono le interazioni fra di loro a colpire. Il viaggio nei sotterranei dell’Accademia alla ricerca di Croc è paragonabile alla miglior sessione di Dungeons & Dragons con i migliori giocatori possibili, quelle di cui il Master andrebbe fiero per tutta la vita.
Ammirevole è la capacità di integrare nella serie numerosi elementi del folklore gothamita e della storia di Batman rendendola comunque pienamente fruibile ad un pubblico che del pipistrello non sa nulla. L’immersione nel mondo scolastico dei protagonisti è un altro punto a favore della serie, un altro aspetto in comune con i primissimi libri di Harry Potter: quella sensazione di familiarità e affetto nei confronti dei protagonisti, in parte dovuta alla facile immedesimazione, nonostante il costante richiamo ad eventi più grandi, al vastissimo mondo oscuro chiamato Gotham in cui i personaggi stanno muovendo i primi passi.
Cosa dire di Kerschl e dei suoi disegni? Mamma mia, che meraviglia! Semplicemente eccezionale. Uno stile unico per una testata unica. Non è solo il perfetto ibrido tra manga e comics a rendere perfetto il lavoro dell’artista poiché oltre ad essere incredibilmente coerente con l’atmosfera fresca della serie è presente uno storytelling cinematografico incredibile. La possibilità di osservare una scena da numerose angolazioni e la fluidità con cui questo accade è da applausi a scroscio e rende tutto ciò che è presente in vignetta estremamente importante e degno di nota.
Gotham Academy è una serie fantastica, adatta a qualsiasi genere di lettore, da quello occasionale al fan più sfegatato di Batman (hey, that’s me!) che sarà in grado di cogliere ed amare ogni singolo cameo ed ogni singolo collegamento con il mythos del pipistrello. La scrittura è al top e il lato artistico è fantastico, è una delle migliori testate DC dell’ultimo periodo, in grado di mescolare un’infinità di concetti tipici dell’universo batmaniano per poi infondere in essi una nuova linfa vitale. Grandioso!
S.H.I.E.L.D. #3 – Waid/Davis
Agents Of Team-Up
Semplice e divertente, come il passaggio dell’agente Coulson dallo schermo alle pagine. La serie di Waid si basa una formula episodica, issue stand-alone slegate tra di loro con in comune il tema del team-up. Questa volta Coulson si affianca a Spider-Man per la risoluzione di un problema mistico legato ad una irruzione nella casa del Doctor Strange. Il susseguirsi degli eventi è frenetico e divertente e, come al solito, Waid è perfetto anche in questa serie dal tono frivolo e leggero. Stavolta spetta alle matite di Alan Davis, leggenda dei comics legata a filo doppio agli X-Men, il compito di rappresentare le avventure di Coulson e il risultato è un nostalgico ritorno al passato. Il potenziale per numerosi racconti brevi, la libertà nel poter gettare nella mischia qualsiasi personaggio dell’universo Marvel e i team di artisti a rotazione rendono questa serie un piacevole passatempo tra letture più pesanti, un onesto e sorprendente divertimento senza particolari pretese.
Uncanny Avengers #2 – Remender/Acuna
Still Life
Avevamo proprio bisogno di una nuova incarnazione della Avengers Unity Squad? Se fossi Tom Brevoort e potessi dare una risposta che conta direi “No!”. Purtroppo io non sono né il publisher né l’editore esecutivo della Marvel perciò Uncanny Avengers è tornato e assieme a lui Rick Remender, pronto a creare ad-hoc una storyline per modificare il passato secolare di Pietro e Wanda Maximoff. Il mondo dei comics ci ha abituati ad una quantità di retcons esagerata e questa non è diversa dalle altre. Non fanno scalpore nemmeno le motivazioni che possono aver portato a questo cambiamento: quella dei fumetti è un’industria, una multinazionale il cui principale obiettivo è vendere, vendere e ancora vendere per poter guadagnare soldi, soldi e ancora soldi.
La precedente run di Remender è terminata con il pessimo Axis, un evento al limite del ridicolo, e dalle ceneri di quell’evento nasce il nuovo team formato da Visione, Pietro, Wanda, Dr Voodo, Sam Wilson aka All New Cap e il nuovo Sabretooth pieno di rimorso, reduce dall’incantesimo di inversione. Quicksilver e Scarlet sono alla ricerca di informazioni sul loro passato e si trovano attualmente sulla Contro-Terra, un mondo governato dal folle scienziato evoluzionista Alto Evoluzionario, e i restanti eroi della Unity Squad vi si recano per ritrovarli, dividendosi involontariamente. I punti di forza di UA sono proprio la scelta del villain e del setting epici ed evocativi. Il dispotismo e la ricerca ossessiva della perfezione genetica così come l’indifferenza nell’annichilire il suo ennesimo esperimento non perfetto, rendono l’Alto Evoluzionario un villain duro, autoritario e contemporaneamente elegante. I lati positivi di questa issue si fermano qui. Tutto il resto è un frustrante passaggio da un personaggio all’altro, pagine inutili per giunta scritte in maniera mediocre. Questo espediente narrativo rende UA#2 pesante e noioso, sterile e frammentario.
Acuna è una garanzia di qualità ed intensità ed ha spesso accompagnato i lavori di Remender ma il suo talento non basta a risollevare del tutto una issue debole e poco coesa. La Avengers Unity Squad stessa manca di coesione e questa non è una buona base per una serie che potrebbe essere molto di più.
Batman #39 – Snyder/Capullo/Tynion/Nguyen
Blockbuster
La “Trilogia Del Joker” targata Snyder e Capullo sta per terminare. Dopo Death Of The Family e l’inizio di Zero Year, tocca ad Endgame chiudere il cerchio. Sin dall’inizio di questa saga è stato evidente l’intento degli autori di portare il Clown Del Crimineverso nuove vette di follia, sfiorando i confini dell’horror. Non si era mai visto un Joker così psicotico, così determinato e così terrificante. I tempi in cui il giullare gioiva alla vista del suo Re sono un lontano ricordo ed è giunto il momento di deporre il sovrano: niente più scherzi, niente più battute di spirito e niente dichiarazioni d’amore per la propria musa. La disperazione e l’angoscia hanno preso piede del tutto nella storyline e questa sensazione è resa ancora più salda dai monologhi interiori di un Batman angustiato e conscio del suo esser impreparato alla situazione. L’aver interpellato la Corte Dei Gufi per ottenere indizi sul misterioso Dionesium che sembra aver donato l’immortalità al Joker è sintomatico dello stato del Crociato Incappucciato. Le sue riflessioni su un suo possibile fallimento nel salvare la sua città e se stesso toccano abissi mai raggiunti prima dalla mente di Batman. Nonostante ciò, è grandioso osservare come anche nel più tetro dei momenti riesca comunque a mantenere la lucidità, a formulare ipotesi per poi cercare una soluzione. Snyder ha spesso ricevuto numerose critiche per la scrittura del personaggio di Batman ma questa issue è la dimostrazione di quanto queste lamentele fossero infondate: la capacità di portare sull’orlo del baratro il Pipistrello per poi farlo rialzare in maniera poco ortodossa ma comunque coerente con l’evoluzione del personaggio nello scorrere degli eventi è encomiabile.
È chiaro sin dall’inizio di Endgame che Joker ha voglia di cambiare le carte in tavola e continua a farlo anche in questo numero, noncurante delle possibili conseguenze e terribilmente spietato. Al suo ingresso nella BatCaverna segue uno dei momenti più terrificanti dell’intera saga, un’ulteriore mossa simbolica che segna il punto di non ritorno nei rapporti tra il giullare e il suo sovrano. L’ineluttabilità delle azioni del Joker e la sua abilità nel manipolare le menti di coloro che lo circondano sono corroborate nella backup story di James Tynion e Dustin Nguyen, The Last Smile, brevissimo racconto che chiude il percorso di ricerca della Dottoressa Zaher sulle possibili origini del Clown Psicopatico. La conclusione in questo caso è sempre la stessa: non esiste nessuna verità se non quella in cui il Joker vuole farci credere.
Capullo da il meglio di sé dipingendo il Joker più spaventoso di sempre, perfettamente conscio della sua follia e lucido nella sua indifferente ferocia. Un incubo senza fine che raggiunge il suo apice nella perversa parata finale: un’esplosione di colori sgargianti che circola per le strade insanguinate di Gotham City, una festa per la fine dei giochi organizzata dal sorridente Clown della città. Dopo l’anno intero dedicato a Zero Year, Snyder e Capullo premono sull’acceleratore con Endgame e il finale si preannuncia esplosivo.
Curb Stomp #1 (of 4) – Ferrier/Neogi/Lalonde
The Warriors
(Ricordate la famigerata scena di American History X in cui Edward Norton colpiva violentemente un ladro mentre il suo volto era appoggiato al bordo del marciapiede? Ecco, quello è un “Curb Stomp”)
Questa nuova miniserie Boom! ci porta nei sobborghi di un’anonima metropoli: abbandonati dalle forze dell’ordine e dalle autorità, i tre quartieri della periferia sono gestiti e controllati da gang locali. Old Beach è gestita dalla banda femminile chiamata The Fever ed è chiaro sin da subito il loro distacco ideologico dagli altri gruppi: non sono lì per la droga, per le armi o per qualsiasi altra attività illecita, il loro unico obiettivo è proteggere il loro quartiere. La issue inizia con la presentazione delle protagoniste e sono subito chiari alcuni cardini della serie come la particolare eterogeneità della gang, composta da ragazze di diversa etnia e di età differenti, personalità divergenti che coesistono sotto l’imperativo categorico della protezione reciproca, coaudivata dal sincero affetto che provano l’una per l’altra. È importante sottolineare la diversificazione all’interno di questa famiglia atipica, in netta contrapposizione con le altre gang dei sobborghi composte principalmente da maschi bianchi della stessa età. Durante una delle ronde notturne di Betty, narratrice e membro delle The Fever, la quiete di Old Beach viene interrotta dall’irruzione dei membri di una gang rivale, The Wrath, e il rapido confronto termina con un violento Curb Stomp compiuto dalla ragazza.
Da qui in poi gli eventi scorrono velocemente e la fine della issue è il preludio di una futura guerra tra gang.
L’azione e l’ottima caratterizzazione dei personaggi sono accompagnate da una forte impronta critica sulla politica di gentrificazione delle periferie urbane, spesso corrotta e causa di innumerevoli conseguenze spiacevoli, in questo caso la guerra fra bande. Perfetto è il character design di Devaki Neogi, espressivo e vibrante, capace di definire la personalità delle protagoniste grazie al linguaggio del loro corpo mentre i colori al neon di Lalonde aiutano a delineare l’atmosfera Punk anni ’70. Curb Stomp si presenta come una delle miniserie più interessanti attualmente in corso grazie ad una visione violenta e realistica delle guerre fra gang, alla forte empatia nei confronti dei personaggi e ai numerosi spunti di riflessione offerti.
Spider-Gwen #1 – Latour/Rodriguez/Renzi
Better Call Gwen
Un’altra testata ragnesca emerge dalle ceneri del megaevento Spider-Verse, una di quelle richieste a gran voce dal pubblico sin dalla prima apparizione del personaggio in Edge Of Spider-Verse #2. Complici le premesse spudoratamente fan-service e un discreto lavoro in fase di scrittura, Spider-Gwen prende finalmente vita grazie agli sforzi combinati di Latour e Rodriguez e, come sottolineato nella lettera al termine della issue, alla diffusione virale di fan-art, ai maledettissimi cosplay e alle vendite stratosferiche del preludio alla serie (al momento EOSV#2 è alla quarta ristampa). Cosa ci avevano offerto gli autori nel primissimo guizzo di vita del personaggio? Una Gwen Stacy batterista in un gruppo chiamato “The Mary Janes” (indovinate qual è il loro cavallo di battaglia), stralci di uno sfigatissimo Peter Benjamin Parker oramai defunto e i classici super-problemi tipici di qualunque poveraccio morso da un dannatissimo ragno radioattivo. Il preludio alla serie è essenziale per godersi al meglio questo primo numero: nonostante il breve recap delle prime pagine, mi sono accorto di quanto differente e distaccato sarebbe stato il feeling con il personaggio senza EOSV#2.
Il plot della prima issue non è nulla di trascendentale: tornata nel suo universo d’appartenenza, Gwen affronta la sfiducia della sua città nei confronti del suo alter ego, si scontra con Adrian Toomes aka Avvoltoio e sul piano personale risaltano i contrasti interni delle Mary Janes e il declassamento di suo padre nella polizia. Fortunatamente Latour svolge un ottimo lavoro, evitando punti morti e offrendo personaggi solidi e ben inquadrati. Particolari sono la versione di Mary Jane, dispotica ed egocentrica componente dell’omonima band, e il cameo di Frank Castle, violento capitano della polizia, che l’autore porta in questo nuovo universo. C’è moltissima carne sul fuoco e manca un approfondimento maggiore sulle vicende che coinvolgono alcuni personaggi secondari della issue. Ovviamente siamo solo all’inizio, Latour potrà stupirci in futuro.
Rodriguez è grandioso nella creazione di un mondo dinamico, fluido ed energico, costantemente in movimento. Questo lavoro “ipercinetico” è accompagnato da una perfetta rappresentazione dei personaggi, del tutto coerenti con la loro caratterizzazione e coaudivati sul versante artistico da dettagli che definiscono ulteriormente la loro personalità. I colori di Renzi abbagliano, elettrizzano e spiccano grazie ad una particolare palette psichedelica. Spider-Gwen non sarebbe stata la stessa senza questi due artisti e il loro fenomenale costume di stampo minimalista.
Una buona issue di debutto, una base solida su cui poter costruire un’infinità di storie di ottima qualità. Il personaggio ha un enorme potenziale ed in questo primo numero non lo esprime appieno, dandoci un assaggio di quella che potrà essere una serie di punta nel mondo ragnesco. Spider-Gwen è la dimostrazione di quanto la parola “fan-service” possa cambiare accezione e fregiarsi di un nuovo significato, stavolta positivo.
They’re Not Like Us #3 – Stephenson/Gane/Bellaire
Generation X
Syd è stata sballottata da uno specialista all’altro per tutta la vita ma nessun medico è mai riuscito a capire a cosa fossero dovute le voci nella sua testa. L’unico modo per liberarsi dall’infernale vociare che le sta rovinando la vita è il suicidio, ma i suoi piani falliscono quando sopravvive alla caduta da un palazzo e viene prelevata in ospedale dal misterioso The Voice per scoprire una shoccante verità: è una telepate. Le voci martellanti nella sua testa sono i pensieri del mondo circostante e, come lei, ci sono altri esseri umani dotati di poteri mentali. The Voice presenta Syd ad un piccolo gruppo di giovani con talenti simili ai suoi ma non ci sono eroi tra di loro. Il loro obiettivo è purgare il mondo dalla feccia, trovare le mele marce e punirle per le loro attitudini, colpire i criminali violentemente e senza alcuna pietà.
Dopo l’acclamato Nowhere Men, Eric Stephenson ci porta nello spietato mondo del vigilantismo, sfidando il lettore ad empatizzare con le azioni dei personaggi e la loro violenta visione della giustizia, in cui fungono da giudice, giuria e boia. L’immedesimazione con i protagonisti si ferma alla loro origine: i loro poteri sono un pretesto per rappresentare degli outsiders con cui è facile instaurare un certo feeling, e la mancanza di backstories, solitamente sintomo di scarsa caratterizzazione, qui è un pregio da non sottovalutare. L’intento dell’autore è quello di fornire al lettore un certo distacco per osservare le azioni violente dei personaggi con obiettività. La staticità dei personaggi e la loro mancanza di evoluzione sono espedienti narrativi utilizzati in funzione di una maggiore attenzione sulle possibili motivazioni che spingono a questi atti di vigilantismo.
La freddezza della narrazione e gli shoccanti eventi che si susseguono sono rappresentati in maniera vivida e dettagliata da Simon Gane e Jordie Bellaire. Meravigliosa la pagina di apertura, un dipinto di elevatissima qualità che ci permette di osservare la casa in cui The Voice ospita i vigilantes. Nonostante spesso ricorra a momenti volutamente provocatori, They’re Not Like Us è un affascinante esperimento narrativo e una fonte di continue riflessioni sulla violenza e sul senso di giustizia.
E anche questo terzo appuntamento termina qui, alla prossima settimana per Thank God Is Wednesday 4.