Perchè parlare di Watchmen facendo un paragone con la trasposizione cinematografica? Semplice! Perchè, almeno per me, è l’unico modo per discutere di questo volume. Difficilmente mi sarei cimentato in una recensione “pura” del fumetto.
Quasi impossibile fargli una critica, se si danno pareri negativi ci si fa odiare dall’intero mondo del fumetto, se lo si osanna si scade nella banalità. E’ più facile fare un paragone col film, su cui vi è un’opinione estremamente controversa, con la presunzione di avvicinare al mondo del fumetto chi conosce solo la pellicola.
Partiamo con una piccola introduzione all’opera. Nel 1984 Alan Moore, dopo aver chiuso il suo ciclo su Swamp Thing, era desideroso di creare un’opera a fumetti che gli potesse consentire di creare una storia unica, senza preoccuparsi di come le trame avrebbero potuto svolgersi e di come avrebbero cambiato l’universo narrativo. Una cosa che sui fumetti normali, con la loro attenzione alla continuity, non si sarebbe mai potuta attuare. Ciò che accade nei singoli episodi non può mai avere un effetto duraturo, dato che solitamente nel suo universo la casa editrice possiede altri personaggi.
La decisione fu quindi molto pilotata: prendere una linea di personaggi di una casa editrice ormai scomparsa, la Charlton. Fortuna volle che la DC comprò proprio quella casa editrice, ma non ne permise l’uso dei personaggi. Nelle interviste Moore afferma che sarebbe stato facile creare dei nuovi supereroi, ma questi non avrebbero garantito l’intensità adatta all’idea, garantita da una lunga e solida continuità temporale, che avrebbe dato una connotazione nostalgica al tutto. Perciò la soluzione fu una rivisitazione completa di ogni singola figura, con un approfondimento tale della personalità in ogni sua sfaccettatura che mai si era raggiunto. Arrivare a parlare di questi eroi significava anche parlare del mondo che li aveva formati, ed era impossibile riferirsi a quel mondo senza rifarsi al nostro. L’approccio cinico all’universo dei supereroi era stato superato, per arrivare al realismo.
Un’opera del genere non poteva che avere una trasposizione cinematografica altrettanto impegnativa. Solamente dopo infinite battaglie legali per i diritti, la Warner Bros ha potuto mettere in cantiere la pellicola affidandola a Zack Snyder, già regista di successo con una creazione di Frank Miller: “300” (che, dite quello che volete, è un film che spacca i culi! NdA).
Quindi non il regista di un episodio di Beautiful, ma uno che due anni dopo avrebbe realizzato quel delirio onirico e totalmente fuori di testa che è stato “Sucker Punch”. Tuttavia anche stavolta Moore, nella sua solita misantropia, ha rifiutato di aiutare nella realizzazione del film, a differenza di Dave Gibbons (il disegnatore); si oppose anche al fatto che il suo nome venisse accostato a questa trasposizione cinematografica, come del resto aveva già fatto tutte le altre volte che si è portato qualcosa di suo al cinema.
Allora, io non sarò un esperto di cinema, però un minimo di senso critico ce l’ho. So riconoscere una sceneggiatura che non sta in piedi, una regia da filmino delle vacanze e una fotografia degna di una Kodak usa e getta, e questo film non ha niente di tutto ciò.
A essere sinceri, la sceneggiatura era già fatta, non che avesse bisogno di chissà quali interventi, però certe correzioni necessarie per una pellicola potevano farlo diventare una barzelletta. Tanto per fare un esempio inflazionato, prendiamo il film di DareDevil (ommiodio! NdA), la storia era già scritta, hanno cercato di scimmiottare la saga di Elektra e ci sono riusciti malissimo, complici anche gli effetti speciali fatti con 2 lire. In Watchmen questo non è accaduto, ci hanno investito parecchio per tirare fuori un’opera che fosse all’altezza dell’originale, nonostanste gli attori fossero semisconosciuti hanno fatto il loro dovere in fatto di recitazione. Credibilissimo il Dottor Manhattan nella sua superiorità e conoscenza che ormai lo isola dal mondo e lo rende addirittura estraneo alle vicende umane, una mente logica a tal punto da sembrare quasi crudele; con lui potevano fare il danno, potevano farlo sembrare un puffo fosforescente e invece è stato realizzato in modo “realistico”, per quanto possa esserlo un essere atomico di pura energia e conoscenza.
Altro personaggio che nei 10 minuti in cui è apparso mi ha fatto sbrodolare è stato il Comico. Posso dire che è il mio personaggio preferito della storia, nonostante appaia solo in ricordi e flashback. E’ la personalità più carismatica, cinica e disillusa che sia mai apparsa. Il suo modo distorto di vedere la realtà apre gli occhi a qualunque lettore. Si può dire che si tratti della figura più vera ed autentica che ci sia. Il film (grazie a Dio! NdA) riporta tutte le sue battute su quello che la società è diventata, possiamo descriverlo con la massima: “l’unico sano di mente in un manicomio è il pazzo tra i sani”. Purtroppo per forza di tempi, nel film la sua psicologia non è così approfondita come sulla carta, certe riflessioni sono state tagliate, ma ciò non ne intacca la caratterizzazione.
Questo ci porta ad una considerazione sulle scene: ho sentito gente che si lamentava che certe inquadrature fossero la copia esatta delle tavole. Ci si può lamentare di una cosa così!? Anzi, va considerato come un omaggio.
Altra critica mossa dai soliti puristi spaccaballe, è che certi episodi sono stati omessi o modificati: in primis I Racconti del Vascello Nero. E’ vero, sono una bella parte, una storia nella storia che parafrasa la trama principale; una sottigliezza davvero notevole, ma averli eliminati dalla sceneggiatura non mi sembra abbia traviato il valore del messaggio che l’opera ci vuole mandare.
E poi arriviamo al finale. Allora, è vero, lo sceneggiatore si è preso una grossa libertà cambiandolo, ma non è che nell’epilogo tutti ballano in cerchio tenendosi per mano, il concetto non cambia assolutamente, anzi a dirla tutta è stato reso ancora più realistico. La conclusione del fumetto risulta molto più artificiosa, quasi inverosimile per i toni che l’opera ha tenuto durante tutto il suo corso, specialmente per quanto riguarda le emozioni umane che esprimono i protagonisti Spettro di Seta e Gufo Notturno. Insomma, lo dico apertamente: HO PREFERITO LA CONCLUSIONE DEL FILM!
E già che ci sono dico un’altra cosa in favore della pellicola: la colonna sonora, spettacolare! Ogni musica si inserisce perfettamente: All Along the Watchtower di Hendrix, The Sound of Silence durante il funerale del Comico, e i titoli di testa con un malinconico pezzo di Bob Dylan (The Times They Are a Changin’) che raccontano i fatti antecedenti, un modo per narrare quello che successe senza doversi prendere i tempi del fumetto, un espediente fantastico e molto ben riuscito.
Ecco forse una delle poche cose che mancava nell’opera di Moore, un sottofondo musicale che aiutasse ancora di più a immergersi nella storia, un grande merito a Snyder che ha saputo valorizzare enormemente la drammaticità di certe situazioni.
In conclusione, il mio parere definitivo è un bel pareggio. Un film che rende perfettamente giustizia all’originale, non ne deforma la trama o le caratteristiche fondamentali. Se avete amato il fumetto (e non siete dei dannati puristi. NdA) allora anche il film vi piacerà; se avete solamente visto la pellicola allora vi consiglio caldamente la graphic novel, perchè vi permetterà di approfondire maggiormente la psicologia dei personaggi e vi immergerà in un mondo che non è molto differente dal nostro.
P.S.: Quanti hanno apprezzato il particolare della morte di Rorschach del film, non presente anche questo nel fumetto, dove i suoi resti formano una macchia di rorschach sulla neve candida?
Scritto da: N°7 Tratto da: LoSpaccaFumetti
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