La zombiemania – praticamente figlia di una certa serie dedicata ai “morti che camminano” – spopola a tutto spiano nel fumetto, confezionando prodotti di grande qualità ma anche improbabili ed obbrobriose letture di pessimo livello. Tra questi due estremi, dove si colloca La Tomba degli Imperi? Soluzioni interessanti e un approccio originale si riveleranno vincenti? Scopriamolo insieme.
Inizialmente, mentre leggevo il volume, ero un po’ spaesato: mi trovavo dinanzi ad una storia sugli zombie o ad una cruda storia sugli strascichi della guerra in Afghanistan? Proseguendo la lettura ho in realtà scoperto che La Tomba degli Imperi era entrambe le cose: il punto di forza del fumetto di Mark Sable è indubbiamente l’originale contesto bellico nel quale viene collocata la classica storia sui morti viventi. In principio, infatti, assistiamo allo scorrere del tempo all’interno di un fortino dell’esercito USA, ma è un tempo distorto, ciclico e senza via d’uscita (e a questo proposito ho apprezzato molto la scelta di affiancare le vignette di due pagine in modo da rendere possibile sia una lettura orizzontale che verticale). Quindi lo storytelling è principalmente volto a rendere il tempo monotono e ripetitivo fino alla comparsa del primo zombie.
Da questo momento ammetto di avere avuto alcune difficoltà nel seguire gli eventi per due motivi: i militari non sembravano particolarmente colpiti dalla comparsa dei morti viventi e la struttura grafica (n.b. non parlo della resa grafica, ma della struttura e ora vi spiego meglio cosa intendo) non mi ha permesso di identificare o distinguere pienamente i personaggi, almeno non tutti. L’uso delle mimetiche di certo non ha aiutato, ma anche l’approfondimento poco sviluppato sui personaggi gioca a sfavore di questo aspetto. Fin dalle prime battute riusciamo a distinguere due dei protagonsti: Reddik, cecchino e vero protagonista del fumetto, e il tenente Vasquez, nuovo ufficiale in comando ed elemento di rottura degli equilibri del fortino. Ovviamente i due entreranno subito in conflitto a causa di divergenze su ogni aspetto della vita quotidiana, fino al momento in cui capiranno di dover fare fronte comune contro la minaccia zombie.
Il “momento pacificatore” però coinvolge anche e soprattutto i militari e la popolazione locale afghana, fino a coinvolgere anche i Talebani. Seppur un po’ banalizzato, il messaggio del mettere da parte le divergenze per sconfiggere un male superiore mi ha sempre affascinato e lo ritengo un buon espediente narrativo. Sul versante dei “cliché” sugli zombie, anche questi non mancano: l’unico modo per ucciderli è sparando alla testa dei non-morti, la loro origine è legata ad un personaggio intenzionato a vendere questi “mangia uomini” come soldati perfetti. E così tornano in vita tutti i cadaveri della zona: dalle milizie di Alessandro ai Russi del conflitto degli anni ’80, passando per i più recenti morti per mano americana. Non mancano quindi scelte un po’ facili, ma che comunque sono apprezzate dal pubblico che ama questo genere di storie. Ovviamente La Tomba degli Imperi non è solo questo, ma è anche un modo per parlare di un certo contesto in modo crudo e diretto.
La sceneggiatura di Mark Sable si regge su solide basi narrative, pur presentando alcune carenze a livello di sviluppo e caratterizzazione dei personaggi: si tratta pur sempre di uno scrittore ancora “acerbo”, che quindi dimostra comunque di saper sfruttare bene il media fumettistico per esprimere una sua idea ben precisa. E lo fa bene. L’impalcatura che però sorregge adeguatamente la storia è sicuramente il comparto grafico e i disegni di Paul Azaceta (disegnatore di Outcast, serie di Robert Kirkman prossima allo sbarco in Italia) sono sufficientemente realistici per il tipo di idea che si vuole far trasparire. Se siete amanti delle storie originali sugli zombie, ovviamente vi consiglio di acquistare questo volume edito da Saldapress al prezzo di 14,90€ per 144 pagine; lo consiglio anche a chi, al contrario, amando storie con un contesto militare moderno, vorrebbe leggere qualcosa con un elemento di pura rottura nei confronti del realismo bellico.
Noi, come sempre, ci rileggiamo alla prossima.
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