Lobster Johnson: il prometeo di ferro

Prendete un autore preparato e dotato di adeguato shaker, procuratevi vari ingredienti apparentemente incompatibili o comunque neanche troppo vicini, scuotete e versate. Vi troverete davanti un cocktail esplosivo al sapore di aragosta.

Uscito fra il settembre 2007 ed il gennaio 2008 in america e pubblicato in italia da Magic Press.

Quasi nulla si conosce sul “vero” vigilante noto come Lobster, si sa solo che tra il febbraio del 1932 e il dicembre del 1938 più di cento (secondo alcuni anche 250) tra personalità del crimine organizzato, spie dell’Asse e sabotatori, sono stati trovati morti tra New York e Chicago, con il simbolo di una chela marchiato sulla fronte. Pochi racconti di testimoni oculari descrivono “un uomo mascherato con dei grossi occhiali rotondi vestito tutto di nero”. Non si conosce l’esistenza di nessuna fotografia di Lobster, ma solo di foto delle sue vittime scattate dalla polizia e qualche biglietto da visita scoperto sulle scene del crimine. I teorici della cospirazione hanno sostenuto a lungo che nel 1939 Lobster è stato reclutato dall’esercito degli Stati Uniti per guidare diverse operazioni top-secret contro i nazisti in Europa e che è stato ucciso durante una di queste spedizioni. Il governo degli Stati Uniti, comunque, ha sempre negato l’esistenza della persona nota come Lobster.

Mignola, inutile dirlo, io vorrei averlo in casa.

Perchè veramente è uno che, qualsiasi cosa concepisca, riesce a dargli un’aura noir-gotica da fare invidia a Tim Burton. Prendete questo ciclo narrativo, ad esempio. Nato un po’ come se fosse una costola scompagnata di Hellboy (a differenza di Baltimore, che è ambientato in altri luoghi ed ha comunque un altro “tono”) Lobster Johnson è un hard boiled, una fiction molto pulp, impregnata di esoterismo, magia, mostri, cervelli parlanti, cinesi cattivissimi, armature di ferro, vigilantes vecchio stampo e nazisti.

Un po’ come se si assistesse a un incidente fra Rocketeer, Grosso guaio a Chinatown, Dagon, Indiana Jones e Batman. Un successone pauroso. 

Ed infatti il brossurato te lo bevi tutto d’un fiato, senza tentennamenti, e ti leggi anche gli appunti sui bozzetti in appendice, perchè sennò poi rimani senza.

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