“Lo dico per te, non vedi mai nessuno, non esci mai… sempre lì, attaccato a quel cordone ombelicale, santiddio! Ma che vita è?” (Rat-Man Collection 106)
Dietro la schietta e dirompente comicità di Leo Ortolani, attraverso le parole dei suoi personaggi, si riconosce il disagio del XXI secolo.
Lasciata alle spalle La saga della Luce e dell’Ombra conclusasi con il volume 105 di Rat-Man Collection, Leo stacca momentaneamente la spina dalla continuity di Deboroh e compagni per calare il suo universo narrativo all’interno della nuova trilogia/parodia: The Walking Rat, tributo alla saga scritta dallo sceneggiatore americano Robert Kirkman e molto cara all’autore romagnolo.
Città deserte, scenari post-apocalittici, morti viventi che insaziabilmente si nutrono dei pochi umani sopravvissuti, presupposti essenziali per una saga horror di tutto rispetto. Dal caos emerge il protagonista, lo zombie Puro Cotone il quale rispetto ai suoi “fratelli” ha conservato (seppur con qualche limite) un acuto senso della ragione.
Attraverso le scene comiche sapientemente orchestrate dal genio di Ortolani, Puro Cotone diventa giudice spietato della sua generazione ponendo, nell’insofferenza del caos in cui vive, una domanda implicita al lettore: moriamo dalla voglia di vivere o viviamo da morti i nostri giorni?
Dietro l’orda di zombie affamati e dallo sguardo vacuo, non ci si potrebbe forse riconoscere ognuno di noi quando, privi della voglia di scegliere, preferiamo essere trascinati dalla corrente in piena? Non siamo un po’ tutti il piccolo Fetoardo (il “coinquilino”) rannicchiati tra le nostre sicurezze, senza più lo stimolo di divertirci, sognare e urlare a tutto il mondo che ci siamo anche noi?
Detta così pare una catastrofe, la solita morale qualunquista, di quelli che criticano un sistema “per sentito dire”, con frasi fatte e mettendo un sermone moralizzante qui e uno lì per raccontare al lettore il solito stesso scontato epilogo: “come si stava meglio una volta…”
Ma “La notte dei ratti viventi” propone l’alternativa e, secondo lo “stomaco” del nostro eroe, c’è ancora il tempo per amare e per sperare. Non si deve desistere mai dall’inseguire le proprie ambizioni. Ed ecco che, fatte le valigie e rimboccate le maniche, Puro Cotone si unisce (sotto le mentite spoglie di Topoman) ad un gruppo di sprovveduti umani, forse con meno cervello degli amici appena lasciati, ma di certo con il coraggio di dare una nuova direzione, per quanto folle, alle loro vite.
Questa storia avrà ancora molto da raccontare nei prossimi episodi, a tutti coloro che sapranno leggere anche oltre le innumerevoli risate che questo fumetto strapperà ai propri lettori. E per chi trovasse insolito snocciolare il significato di una lettura parodica come Rat-Man, lascio alle parole dello stesso Ortolani:
“se nel lavoro non fai autocritica non cresci… non migliori come stile; altrimenti sarei rimasto a fare le belle storie semplici e divertenti di una volta. Però dopo sei storie semplici e divertenti di Rat-Man mi ero già rotto i maroni, ed ecco che si costruiscono storie più profonde”
(Leo Ortolani – intervistato da Dario Moccia ad Etnacomics 2014)