Sex Criminals Volume 1 – Un gran bel trucchetto

Ci sono cose nella vita che rimangono misteri insoluti fino ad una certa età. Col tempo cresciamo per scoprire che Babbo Natale non esiste, che i “cartoni animati” si chiamano Anime e vengono dal Giappone, che dopo aver provato un orgasmo finiamo in un mondo fatto di silenzio, pace e strani bagliori colorati… 
Come dite? Non vi è mai successo di finire in una dimensione fatta di lampi di luce viola? Mi sa che allora dovete leggere Sex Criminals di Matt Fraction e Chip Zdarsky per capire cosa ha provato Suzanne quando ha scoperto di non essere la sola a vivere i suoi orgasmi in questo modo così particolare.

Prima di avventurarci in questa recensione sappiate una cosa: se siete dei bigotti che vivono il sesso in modo antiquato, se siete dei bigotti che vivono il fumetto in modo antiquato, insomma se siete dei bigotti che si scandalizzano facilmente, la lettura di questa recensione è sconsigliata (la lettura di Sex Criminals è consigliata anche a voi invece, non si sa mai impariate qualcosa).
Adesso che abbiamo messo la cose in chiaro, cominciamo a parlare di questo fumetto decisamente VM 14. I primi due capitoli sono interamente dedicati ai due protagonisti: Suzanne e Jonathan sono due persone che vivono in maniera semplice, si dedicano al loro lavoro malgrado non lo trovino particolarmente gratificante o appagante, sono giovani comuni, come se ne trovano spesso in giro per il mondo. Ma hanno una particolarità: dopo aver fatto sesso (anzi, precisiamo, dopo aver avuto un orgasmo, quindi la masturbazione è largamente contemplata in questo discorso) sono in grado di fermare il tempo, finendo in una bolla di silenzio, immobilità e strane luci psichedeliche.

Vi lascio quindi immaginare quanto sia stato difficile per loro gestire, durante l’adolescenza e nei primi anni da giovani adulti, questo… dono? Capacità? Problema? 
Come vi dicevo poco sopra, il mondo della masturbazione è ovviamente la via d’accesso alla scoperta di questa abilità e, immediatamente, arrivano i primi dubbi, soprattutto per Suzanne: nel momento del confronto con le proprie amiche, la piccola protagonista (nonché voce narrante di quasi tutta la storia) si trova subito isolata e incompresa, dovendo fare affidamento, suo malgrado, sulle ragazze più smaliziate della scuola. Parte qui una sequenza davvero antologica in cui vediamo un’amica di Suzanne intenta a spiegare le pratiche sessuali più disparate, alcune anche di dubbia correlazione sessuale (o riproduttiva, se proprio vogliamo essere benpensanti). Un discorso simile è applicato alle prime esperienze sessuali provate – e in questi casi rientrano anche i ricordi di Jonathan – fino all’incontro con un proprio “simile”.

Non voglio dilungarmi oltre nella trama, sia per non togliervi il gusto di alcune sorprese sia per non soffermarmi troppo sulla storia che è sì parte fondamentale di questo fumetto, ma lo sono anche e soprattutto i temi trattati.
Fraction ci mostra il diverso modo di vivere la sessualità nel mondo femminile e nel mondo maschile, dimostrandosi impietoso soprattutto verso quest’ultimo, fatto tutto di curiosità, malizia e, sembra strano dirlo, dedizione. Si parla di quello strano “accanimento” alla pornografia che, forse, tutti abbiamo avuto durante una certa fase della nostra vita (parlo ovviamente dei maschietti), tutto fatto di mezzucci e sotterfugi atti all’isolamento per la ricerca del piacere fisico; non meno approfondita è la sessualità femminile, tesa ad un approccio più sensuale, intimo e pudico. Ma, allo stesso tempo, viene mostrato come le donne abbiano un’idea molto precisa e personale di cosa sia il sesso, di cosa sia l’orgasmo e di come raggiungerlo nel modo che ritengono più soddisfacente. Il culmine di questa dicotomia viene raggiunto dal nome che Suzanne e Jonathan assegnano ai loro mondi di pace: The Quiet (traducibile come “La tranquillità”) è quello di Suzanne, mentre Cumworld è il nomignolo affibbiato da Jonathan al suo mondo post-orgasmo (ma qui non chiedetemi la traduzione, cadremmo nell’impubblicabile).

Concludo spendendo qualche parola sullo stile di Zdarsky e sul suo modo di rappresentare la sessualità e il corpo, che ben si sposa con l’idea di fondo di questa serie: non c’è troppa malizia nelle scene di sesso tra i due protagonisti, non abbiamo corpi statuari o ipermodellati (relegati invece all’universo della pornografia). Di contro, Suzanne è costantemente rappresentata col sorriso (indice di come viva la propria particolarità in modo sereno e spensierato), Jonathan è più problematico come personaggio e quindi anche sulla pagina sembra sempre un po’ sfuggente, ma è solo perché rivolge costantemente le sue attenzioni verso Suzanne, mostrandosi rapito dal suo essere. Lo storytelling poi è il valore aggiunto di questo fumetto, del quale riusciamo a cogliere ogni sfumatura narrativa, proprio per l’estrema difficoltà di rappresentare il sesso su un mezzo statico. Dal 20 Marzo potrete leggere il primo volume (che raccoglie le storie dal #1 al #5) edito da Bao Publishing nello stesso formato di Saga. Quindi ordinate la vostra copia e fatemi sapere cosa ne pensate. Noi ci rileggiamo alla prossima.

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