Vi siete mai chiesti come sarebbe stato un Lovecraft (o un Poe) sceneggiatore di fumetti? Come sarebbero stati i racconti di questi maestri del mistero nel momento in cui un disegnatore capace li avesse affiancati?
Ecco: Baltimore (ma potremmo dire ogni cosa partorita da Mignola) risponde a questa curiosa domanda.
Sinossi.
Dopo che una devastante epidemia ha fatto finire la Prima Guerra Mondiale, l’Europa è improvvisamente invasa da vampiri. Lord Henry Baltimore, un soldato determinato a spazzare via quei mostri, li combatte attraverso campi di battaglia insanguinati, navi appestate, dirigibili infuocati e cimiteri sottomarini. Una missione che sfocia nell’ossessione.
Nato come costola dell’omonimo romanzo illustrato scritto a quattro mani da Mignola e Golden, Baltimore, Le navi della peste vede Lord Baltimore impegnato nella ricerca del Vampiro-Nemesi Haigus che, nella sua caccia al sangue, trova giusto anche sterminargli la famiglia.
La storia si dipana in un’Europa post Grande Guerra, sul fronte occidentale. I non-morti, parassiti del genere umano, non sembrano avere una precisa strategia di conquista. Il loro risveglio è paragonabile a una vera e propria pandemia: attecchiscono dove capita, nutrendosi di moribondi e disperati, che a loro volta vanno ad accrescere le fila vampiresche.
Baltimore è un cacciatore di vampiri atipico. Nobile reduce dai campi di battaglia, tra i primi ad assistere alla venuta dei vampiri, ne ferisce uno dei più temibili causandone la vendetta che si ripercuote sulla propria famiglia. Per questo decide di intraprendere una caccia per appagare la sua sete di vendetta.
Le storie sono permeate da quel romanticismo horror tanto caro ai maestri Lovecraft e Poe, colme di una poetica disperata che rende il tutto più “saporito” e “mitico” ed il raffronto poi dell’Europa degli anni venti colpita da una pandemia di vampirismo con il medioevo colpito dalla peste è lampante e ben riuscito.
A differenza della moda del momento, non ci sono atmosfere da guerre zombi e vampiri belli e impossibili, sarebbe stata una scelta facile e popolare, ma fortunatamente evitata. E’ tutto molto sporco e disperato, accompagnato genialmente da richiami SteamPunk (la scena coi non-morti palombari che escono dagli u-bot al largo delle coste francesci è esagerata) che però risultano del tutto contestualizzati e credibili.
Una Storia che, più che un graphic novel, definirei un romanzo illustrato.
Lovecraft sarebbe rapito.
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