Avengers: Giustizia Suprema di Busiek e Perez

1998. Dopo un anno trascorso in una realtà alternativa creata da Franklin Richards in seguito allo scontro con Onslaught, i vertici della Marvel Comics decidono di far tornare nell’Universo 616 i suoi eroi con l’operazione “Il ritorno degli eroi”.

Viene riazzerata la numerazione di moltissime testate regolari (cosa che oggi la Marvel fa anche troppo spesso) e, mentre alcune di esse finiscono sotto l’etichetta Marvel Knight, come il Daredevil di Smith e Quesada o gli Inumani di Jenkins e Lee (col proposito di raccontare storie più mature), altre continuarono a proporre storie classiche ma allo stesso tempo avvincenti e originali.

È il caso degli Avengers che vennero affidati alle sapienti mani dello scrittore Kurt Busiek, un’enciclopedia vivente della continuity Marvel e autore dello splendido “Marvels”; e del disegnatore George Pèrez, tornato alla Marvel dopo vent’anni nei quali aveva illustrato opere del calibro di “Crisi sulle Terre infinite”.

Fin dall’inizio Busiek imbastisce una trama che mette in evidenza i valori che caratterizzano un vendicatore. Negli anni, infatti, tra le fila dei Vendicatori era entrato fino a quel momento ogni genere di persona – dai mutanti, agli ex criminali – diventando una specie di allegoria della società americana, ormai multietnica, in cui l’importante non è vincere a ogni costo ma rialzarsi ogni volta che si cade.

Perfetto esempio è Carol Danvers che precipita nell’alcolismo dopo aver perso i suoi poteri di Binary. Attraverso gli occhi di Justice, giovane membro dei New Warrior e riserva dei Vendicatori, si può osservare il rispetto e la reverenza della gente comune e dei giovani supereroi che vedono in loro esempi da seguire. Ad ogni numero lo sceneggiatore sviluppa delle sottotrame che approfondiscono la psicologia e le relazioni di ogni membro del gruppo. Questo accade, ad esempio, col triangolo amoroso tra Wanda, Visione e Wonder Man, il quale cambia dinamicamente formazione in seguito a impegni o infortuni dei diversi componenti.

Dal punto di vista grafico, Pèrez dà il meglio di sé con la sua specialità: disegnare alla perfezione decine di personaggi tutti insieme. Ecco dunque che con il suo stile classico e dinamico riesce a catturare oltre 40 personaggi con spettacolari splash-pages, senza comunque mai compromettere la godibilità della lettura.

In definitiva mi sento di straconsigliare l’acquisto di questo bel cartonato da 432 pagine a colori, pubblicato da Panini Comics. Si tratta di splendide storie, dal tono classico, ma senza per questo risultare lente o noiose. Un modo di raccontare storie a fumetti assai diverso da quello di oggi, con poche roboanti rivoluzioni o momentanei e illusori stravolgimenti, ma non certo per questo meno emozionanti.

Aspettiamo il secondo volume per poter leggere una delle saghe migliori degli Avengers: Ultron Unlimited.

 

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