Gli Inumani di Jenkins e Lee: la politica, il palazzo e i superpoteri

Nel 1998 il responsabile editoriale Marvel Bob Harras affidò a Joe Quesada e Jimmy Palmiotti la supervisione di una nuova linea editoriale: Marvel Knights. La finalità di questa sottoetichetta era quella di rilanciare personaggi in crisi di vendite e popolarità e, nel contempo, estendere il parco lettori ad un pubblico maturo grazie a storie dai toni più adulti rispetto al supereroistico mainstream di fine anni ’90. 

Dall’etichetta Marvel Knights nacquero serie di grande successo: il DareDevil di Kevin Smith e Quesada e, successivamente, di Bendis e Maleev, la miniserie Punisher di Ennis e Dillon ed Inhumans realizzata da Paul Jenkins e Jae Lee. Una mini di 12 numeri che, nel 1999, è valsa un Eisner Award a Jenkins e Lee nella catagoria “Best New Series”.

Jenkins, noto al grande pubblico per aver avuto l’onore (e l’onere) di raccontare la genesi di Logan in Wolverine: Origin, pone al centro di tutto Freccia Nera, silenzioso sovrano della famiglia reale.
Attilan, la casa degli Inumani isolata dal mondo esterno da una barriera di zona negativa, è adesso localizzata su un’Atlantide riemersa dalla acque. Tuttavia gli umani sono alle porte e, all’interno di Attilan, il folle fratello di Freccia Nera, Maximus, trama per appropriarsi del trono. I membri della famiglia reale spingono per la rappresaglia, Freccia Nera, che con un solo bisbiglio potrebbe porre fine al conflitto, predilige invece l’inazione.
Il criptico sovrano si muove su un sottile filo che potrebbe portare la sua gente allo sterminio e su questo leimotiv si sviluppa l’intera run. Una run che Jenkins ha scritto davvero bene.

Lo sceneggiatore si prende il suo tempo e, sviluppando gradualmente i temi della crisi alle porte di Attilan, ha realizzato una sorta di political drama supereroistico in cui sono gli equilibri tra i protagonisti il vero motore della storia: poca azione ma, al tempo stesso, molta tensione.
Punto di forza di Inhumans, infatti, è l’ottima caratterizzazione dei personaggi che Jenkins è riuscito ad ottenere realizzando alcuni numeri prevalentemente character centrici; fornendo così un buon approfondimento, non solo all’indiscusso protagonista Freccia Nera, ma anche a Maximus, Karnak, Gorgon, Medusa, Triton e persino Lockjaw oltre a coinvolgere nella narrazione una nuova generazione di Inumani appena sottoposti al rito della Terrigenesi.

Jae Lee, un disegnatore con un tratto immediatamente riconoscibile – e che personalmente amo molto – disegna l’intera run senza mai un calo qualitativo, con la solita abbondanza di chiaroscuri ed un’impeccabile realizzazione di volti ed espressioni (il suo Maximus è memorabile).

A prescindere dalla curiosità che possiate avere verso gli Inumani visto il recente rilancio editoriale ed il loro debutto televisivo in Agents of S.H.I.E.L.D.Inumani di Jenkins e Lee è davvero un gran bel volume. Un volume che verrà apprezzato sia da chi ha già conoscenza della disfunzionale famiglia di Freccia Nera ma che rappresenta anche un ottimo entry point per nuovi lettori. 

Ottima anche l’edizione cartonata proposta da Panini (288 pag, 25,00€), la stessa con cui la casa editrice ha recentemente ristampato altri storici recuperi Marvel come Lo Squadrone Superemo di Gruenwald e gli Avengers di Busiek e Perez. 

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