Un nuovo contesto, un nuovo scopo (stare comodamente in pensione, ma neanche tanto), nuove conoscenze. Tante novità insomma nella vita di Bloch eppure la novità che ha fatto più “scalpore” è stata scoprire il nome dell’ex-commissario (con molte rimostranze da parte dei fan più accaniti e non solo). In realtà però la vera notizia è un’altra, secondo me: Benvenuti a Wickedford è il miglior numero di Dylan Dog di quest’anno, forse anche degli ultimi due anni. Andiamo quindi a vedere perché Dylan Dog #340 può fregiarsi di tale titolo.
Protagonista di questo albo è, in buona parte, il nuovo contesto nel quale Bloch si troverà a vivere ovvero la tranquilla cittadina di Wickedford. Il ridente paesino tipicamente inglese ha tutto quello che serve ad un pensionato per vivere un’esistenza pacifica e condividerla con pochi essenziali amici: il pub frequentato dalla clientela abituale, il piccolo teatro cittadino dove si esibiscono i musicisti del posto, qualche giovinastro da rimbrottare per i soliti atti vandalici e, soprattutto, abitanti tranquilli che non potrebbero mai commettere alcun tipo di crimine. Forse però quest’ultimo fattore potrebbe non rispecchiare la realtà. Poco dopo l’arrivo di Dylan in città infatti un gruppo di giovani autostoppisti viene rapito e due di loro vengono barbaramente uccisi, stando alla testimonianza di una di loro, scampata miracolosamente al killer. Ovviamente gli unici a credere a questa bizzarra storia – la ragazza infatti dice di aver visto un mostro – sono Dylan e Bloch, mentre la Polizia del posto sembra più preoccupata a rispettare i cliché dei poliziotti di paese che a cercare davvero il misterioso assassino.
La sceneggiatura di Michele Medda presenta davvero tantissimi punti positivi e rende nuovamente piacevole la lettura delle storie di Dylan. Primo aspetto sul quale mi soffermerei è la credibilità nel comportamento dei personaggi: nessuno agisce in modo casuale, tutto ha un suo preciso filo logico e questa grande coerenza si traduce in una sceneggiatura solida e compatta, in grado di tenere vivo l’interesse del lettore sia sulle vicende relative all’omicidio, sia sugli avvenimenti “di contorno” legati alla vita privata di Bloch e Dylan. Facciamo inoltre la conoscenza della vicina dell’ex-ispettore, Penelope (legata ad un altro personaggio del sottobosco dylaniato, di cui non rivelo l’identità per non rovinare la sorpresa) e dell’Ispettore Summers, una donna determinata, anche se crede alla storia del “mostro” con troppa facilità per essere un membro delle forze dell’ordine.
Altro personaggio attorno a cui ruotano gran parte delle vicende del volume è Adrian Archer, un freak fresco di pubblicazione in questa storia: giovane affetto dalla stessa malattia di J. C. Merrick – realmente esistito e conosciuto col nome di “Elephant man” (da cui l’omonimo film di David Lynch) – , il ragazzo è un sublime musicista in grado di esprimersi al meglio tramite il proprio strumento, il violino, e che viene sospettato per l’omicidio dei due ragazzi (malgrado sia costretto a vivere in carrozzina). Anche in questo protagonista risiede la forza di questo albo, che alimenta il già vasto parco di creature bizzarre apparse sulle pagine di Dylan Dog, soprattutto perché con lui si esprime al meglio il tratto di Marco Nizzoli, disegnatore di questo #340 e abile artista in grado di trasformare con grande maestria tutti i volti, i luoghi e le situazioni presenti nella sceneggiatura di Medda. Anche il disegno quindi è un valore aggiunto non da poco a questa storia.
Oltre a tutti gli aspetti positivi esposti finora, ne aggiungerei un altro che mi ha davvero fatto chiudere l’albo con un sorriso a trentadue denti, colmo di soddisfazione per la lettura appena conclusa. Mi riferisco alla figura di Groucho, davvero rivitalizzata negli ultimi mesi, ma che qui arriva ad esprimere tutto il suo potenziale comico ai massimi livelli, esplodendo in due o tre gag davvero ai confini della realtà (come giusto che sia per una storia di Dylan Dog). Insomma, ottima prova per il duo Medda – Nizzoli, che ci presentano il futuro di Sherlock Holmes Bloch (no, non sto vaneggiando, ormai lo sapete tutti che il vero nome di Bloch è Sherlock Homes; e ci tengo a precisare che questa è una scelta di Sclavi, quindi non accanitevi contro il solito Recchioni) nella cittadina di Wickedford, dove non mancheranno i personaggi interessanti, le situazioni bizzarre e tutti gli altri ingredienti che hanno reso grande – e si spera continuino a rendere grande – l’Indagatore dell’Incubo. Per questa volta è tutto, ci rileggiamo alla prossima recensione.
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