Orfani: Ringo #3 – Città Aperta

Dopo tre soli numeri di Orfani: Ringo è chiaro come gli sviluppi di questa trama siano molto più articolati rispetto a quanto visto nella prima stagione del fumetto made in Bonelli. Pian piano ci vengono mostrati nuovi aspetti del carattere dei personaggi che già conosciamo (Ringo su tutti, ovviamente), ma allo stesso tempo esploriamo quello che è il carattere dei nuovi inserimenti, in modo particolare i tre giovani nuovi orfani. Andiamo quindi a vedere nel dettaglio cosa ci racconta questo capitolo dal titolo Città Aperta.

E proprio Roma è la prima protagonista della storia scritta da Roberto Recchioni e disegnata da Carlo Ambrosini. Dopo il buon numero 2, questo terzo episodio della seconda stagione di Orfani si presenta ancora migliore (ebbene sì, al momento siamo a tre su tre: dal primo numero ad ora abbiamo avuto solo miglioramenti, secondo il mio modestissimo parere). La trama in questo caso è molto decompressa e ci si concentra soprattutto su pochi avvenimenti importanti. Ringo ha infatti deciso di portare Seba, Rosa e Nué a Nord, verso la Devastazione ovvero i luoghi maggiormente colpiti dal cataclisma che ha dato il via alle trame di Orfani. Vediamo quindi l’ex Pistolero e i tre ragazzi aggirarsi per una Roma spettrale, fuori dal tempo, dove le macerie moderne non si distinguono da quelle antiche, mentre il lento scivolare degli anni ha fatto cadere nell’oblio la storia di quei luoghi simbolo della Città Eterna.

Non solo i luoghi però sono stati condannati a cadere nel dimenticatoio, ma anche le leggi civili e sociali, la civiltà appare davvero come la più importante delle vittime degli eventi narrati finora: uomini che vivono come bestie e si regolano tramite leggi di natura, donne pronte a tutto pur di difendersi e far valere il proprio effimero potere all’interno di un mondo privo di qualsiasi struttura, l’egoismo dell’individuo pronto a sacrificare tutto per il raggiungimento di scopi per nulla nobili. Ancora una volta assistiamo al tentativo della Juric di fermare Ringo e catturare i suoi tre “probabili” figli, messo sempre in atto dalla Mocciosa, più concentrata sulla vendetta personale che sul compimento della missione. Tutti questi eventi però non racchiudono il senso di questo terzo episodio, che pare essere più ampio e fare riferimento alla fragilità dell’uomo in una situazione di difficoltà estrema come quella di un mondo post apocalittico.

Se infatti nella prima stagione Orfani era contraddistinto da alti e bassi perché non si concentrava particolarmente sull’interiorità dei personaggi e ci mostrava un contesto freddo e militare, le carte in tavola della seconda stagione sono totalmente all’opposto e fin dal titolo di questi nuovi capitoli è chiaro come il fulcro di tutto sia l’uomo posto dinanzi a difficoltà insormontabili. Non è un caso che a pagina 50 troviamo proprio una rappresentazione dell’Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci, da sempre emblema dell’umanità e del suo potenziale: l’essere umano deve far fronte ad ogni genere di emergenza in questo nuovo ordine mondiale e nessuno si dimostra esente da debolezze. Nué dichiara il suo amore per Rosa, Seba è costretto a giacere con una donna molto più anziana di lui (rivelando l’animo innocente del ragazzo e l’animo in cerca di appagamento di lei), Ringo, in uno slancio di umano pessimismo, rifiuta il suo status di “eroe”, di essere incastrato in un Limbo: non abbastanza mostro da essere condannato, ma neanche totalmente uomo privo di colpe mostruose.

Ambrosini ci mette pesantemente del suo nel conferire alla storia proprio questa impronta, con un tratto che all’inizio non mi aveva convinto per il tipo di contesto, ma che invece si rivela adatto a comunicare con maggiore forza il messaggio contenuto in Città Aperta: il momento di debolezza di Ringo è di una forza espressiva non da poco e molto mi ha ricordato la possente ma logora forza del Cavaliere Oscuro di Frank Miller, un guerriero ferito ma ancora potente, stanco ma consapevole di essere sempre irrimediabilmente necessario in tempi oscuri. Il suo tratto è anche adatto a rappresentare adeguatamente la fisicità consunta dei personaggi, il loro modo di essere relitti che navigano a vista in un mondo immensamente crudele, senza appigli o punti di riferimento. Con la speranza che Orfani: Ringo possa continuare ad essere una lettura in continua evoluzione, ci diamo appuntamento al prossimo mese. Ci rileggiamo prossimamente.

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