A distanza di un secolo e mezzo dalla scomparsa del genere umano, estintosi a causa dell’epidemia nota come Cancro Virale, ciò che resta del pianeta Terra è popolato da androidi. Grazie ad un complesso procedimento biorobotico denominato Bridge, infatti, alcuni esseri umani sono riusciti a trasferire la propria coscienza all’interno di robot e a farla sopravvivere anche dopo la morte del corpo biologico. Questi pochi “superstiti” ora conducono un’esistenza infausta, sotto lo spietato giogo del dittatore Misprizer (letteralmente Il Disprezzatore), capo supremo dell’ultimo insediamento esistente sul pianeta: l’Agglomerato.
Non tutti robot, tuttavia, vivono da schiavi: alcuni di essi vagano tra le terre in rovina, tentando di tenere in funzione il proprio corpo meccanico, ma almeno liberi dalla tirannia di Misprinzer. Tra di essi c’è Dreamer, un robot guerriero unico, capace di trasmettere ai propri simili i ricordi di quello che furono, ma costretto – a causa di una configurazione del proprio sistema – a porre fine alla loro esistenza un’attimo dopo avrerlo fatto. Nonostante questa consapevolezza, gli androidi cercano Dreamer con tutta la loro forza per poter vivere, anche se solo per l’ultima volta, quel piccolo alito di umanità.
La narrazione del racconto è rapida e incredibilmente chiara, nonostante l’obbligatoria presentazione di un complesso universo narrativo e dei suoi personaggi principali. L’ambientazione è difatti l’aspetto più interessante della struttura del racconto, con i suoi toni fortemente postapocalittici, ma connotati da un aspetto fortemente caratterizzante: l’era dell’uomo è già conclusa. La forza di questo fumetto sembra infatti essere legata alla capacità di parlare di sentimenti umani, senza che ci siano gli umani stessi. La volontà degli androidi di recarsi alla disperata ricerca di Dreamer, sottolinea l’attaccamento ancestrale, quasi fisiologico ai ricordi, ai sogni, alla vita; mentre, già dalla breve presentazione di Misprizer, il villain della storia, si intuisce come il suo animo sia completamente corrotto dai più bassi istinti tipici degli uomini. Lo stesso Dreamer, con la sua capacità di far riaffiorare i ricordi, i frammenti della vita che fù, in quel residuo di coscienza che si trova all’interno dell’hard disk di un robot, rappresenta già da solo un’immagine poetica, quasi mitologica, che spinge automaticamente il lettore verso riflessioni più profonde e su un piano narrativo nascosto tra le righe.
Robotics è un fumetto edito da Shockdom e scritto da Claudio “Claps” Iemmola e Francesco Polizzo; con il primo che è anche il disegnatore, insieme a Giacomo Pilato e Gaetano Matruglio. Le cover degli albi sono invece tutte sapientemente illustrate da Christian G. Marra. Si tratta di un’opera sorprendentemente originale, nel suo pur evidente e voluto citazionismo. Da Asimov a Mad Max, da Go Nagai allo splendido Kyashan di Tatsuo Yoshida, Iemmola e soci riescono a mantenere un approccio fortemente evocativo, nel pieno rispetto della tradizione fantascientifica e senza snaturare la forza dell’idea di base.
Dal punto di vista grafico, il tratto è deciso e mercato, mentre la costruzione delle tavole aiuta non poco la fluidità della lettura. Il design dei personaggi ricorda, come detto, quello dei mecha anni ’80 in stile Go Nagai, mentre i luoghi in cui si svolge la storia rievocano le celebri ambientazioni postapocalittiche di Mad Max o Hokuto No Ken. La scelta del bianco e nero sottolinea la volontà di rivolgersi ad un target ben determinato, senza la ricerca della spettacolarizzazione tipica del comics americano, ma anzi con una decisa attenzione al rispetto della tradizione del fumetto italiano.
L’albo contiene poi un’altra storia, una sorta di prequel di Robotics, davvero interessante alla lettura, perchè complementare a quella principale e perché fondamentale per comprendere la base del complesso narrativo della saga e i temi portanti sottesi alla storia. Ci viene presentato il personaggio di Neil Hoffman, colui che diventerà Neil 8-M, probabile protagonista dell’intera saga. Le malinconiche origini di Neil sono utili anche per comprendere le motivazioni che hanno portato all’estinzione del genere umano e le modalità di accesso al progetto Bridge. All’interno dell’albo troviamo, infine, gli studi dei personaggi principali, accompagnati da alcune interessanti riflessioni in merito alle scelte che hanno portato gli autori al character design definitivo.
Concludendo, si tratta di un progetto ambizioso e interessante che fonda le sue basi su solide fondamenta fantascientifiche e su un’idea avvincente e per nulla banale. L’aspetto rievocativo del fumetto arricchisce non poco la narrazione e aiuta a coinvolgere da subito il lettore con elementi a lui familiari, mentre personaggi, ambientazione e trama contribuiscono ad appassionare il lettore ed a incuriosirlo sul possibile prosieguo della storia. Consigliato.
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