Una premessa è d’obbligo: non sono uno di quei detrattori di Brian Michael Bendis per partito preso. E’ uno sceneggiatore che in passato ho apprezzato in più di un’occasione, su tutte il suo eccellente Devil illustrato da Maleev. Ma, oggi, sono uno dei tanti lettori delusi dalla gestione Bendis delle due principali testate mutanti: All-New X-Men ed Uncanny X-Men (senza dimenticare l’inconcludente run su Guardians of The Galaxy).
Con l’annuncio del rilancio Marvel NOW! un paio d’anni fa rimasi a dir poco perplesso dall’idea di Bendis di riportare ai giorni nostri i 5 X-Men originali.
Il mio scetticismo, però, fu spazzato via dall’ottimo avvio di All-New X-Men, una serie che aveva – almeno in prima battuta – degli sviluppi interessanti: la crisi psichica di Jean che scopre le vicende del suo drammatico passato o la determinazione di Angelo nel voler far luce sul suo triste fato, senza dimenticare il conflitto che potremmo impropriamente definire ‘generazionale’ tra i due Ciclope.
Ma, più passavano i mesi, più l’interesse andava scemando: qualche comparsata di Mystica, inutili filler fini a se stessi (vedi i numeri USA #20 e #21 con il breve story-arc sul figlio di Stryker ed i purificatori) ed un crossover vuoto come La Battaglia dell’Atomo (evento che trovate analizzato più estesamente qui) hanno cancellato ogni entusiasmo per questa nuova, anzi nuovissima (All-New), testata mutante.
Proprio La Battaglia dell’Atomo è stato, probabilmente, in punto di svolta in negativo per la serie: un epilogo che è un nulla di fatto ed un’abbuffata di nuovi personaggi provenienti dal futuro con l’unico risultato di presentare al lettore due, tre e persino quattro versioni dello stesso mutante (come nel caso di Bobby Drake, l’Uomo Ghiaccio).
Gli Incredibili X-Men, parallelamente, non mi ha convinto sin dall’inizio. Ciclope, il ricercato internazionale a cui nessuno dà la caccia, ha messo insieme un team di mutanti nuovo di zecca. A nessuno dei quali Bendis è riuscito a fornire una pur minima parvenza di caratterizzazione: c’è Benjamin Deeds il mutaforma, Triage l’ennesimo guaritore, Tempus che ferma il tempo, Hijack che controlla le macchine e, ta-dan: Palle d’Oro (l’X-Men col superpotere più idiota della storia dei superpoteri).
Ma anche qui il problema – più che i nuovi discutibili e bidimensionali personaggi – è una trama senza spina dorsale che, dopo ben 20 numeri, non si sa dove voglia andare a parare. Ok, c’è il mistero delle Sentinelle S.H.I.E.L.D. comandate non-si-sa-da-chi ma, se dovessi dirvi cosa è successo in questi quasi due anni di Uncanny X-Men, farei fatica a trovare parole diverse da ‘niente’.
Altro macroscopico problema che affligge le due testate mutanti di Bendis è l’inconsistenza di rapporti tra personaggi.
Gli X-Men sono una testata corale (un team book per dirla all’americana) e le dinamiche ed i rapporti tra i tanti protagonisti devono essere il cuore pulsante della storia. Lo insegna Claremont prima di tutti ma, in tempi più recenti, anche uno straordinario sceneggiatore-X come Peter David. L’X-Factor Investigations di David (X-Factor vol.3) era fondata su questo, ed anche la sua All-New X-Factor segue questo dogma.
Bendis non solo non crea empatia tra i mutanti ed il lettore ma appiattisce ogni relazione-interazione tra i protagonisti dei suoi albi.
Un esempio su tutti: Ciclope ed Emma, entrambi leader dalla forte personalità, nonché storici amanti dai gloriosi tempi dei New X-Men di Morrison. Bendis rompe la loro relazione dopo l’insufficiente AVX ma la loro è una rottura senza strascichi né conseguenze: stanno lì come due colleghi di ufficio castrati. Nessuna tensione, nessuna emozione.
Per non parlare di come Emma, una milf manipolatrice e vanesia, sia ridotta ad una piatta figurante priva di ogni briciolo di femminilità (qui va detto che anche il lavoro di Bachalo, eccellente disegnatore per carità, non aiuta: Dazzler, Magik, Emma e la Naiadi sono disegnate tutte in fotocopia come delle ragazzine di 18 anni).
Ma il rapporto tra Emma e Cyke non è l’unica delle eredità di Grant Morrison che Bendis ha voluto cancellare:
– ha modificato l’eccezionale Bestia morrisoniano versione gatto gigante in favore del solito omone peloso coi capelli a punta,
– per l’ennesima volta ha riportato in vita Jean (ok, viene dal passato ma fa lo stesso),
– ha massacrato le Naiadi di Stepford che adesso sono una bionda, una mora ed una rossa (una via di mezzo tra Qui, Quo e Qua e le vallette di uno show con Carlo Conti). Per non parlare della banalizzazione della loro mente alveare o del rapporto di invidia-emulazione-rispetto tra loro ed Emma di cui non vi è più traccia.
Grant, forse, non fa tanta simpatia a Brian Micheal, ma eliminare dalla continuity l’ottimo lascito di Morrison non dà certo nuovo vigore al lavoro di Bendis.
D’altrone non si può neanche fare un paragone tra le due run: siamo su due scale di valori troppo diverse, come paragonare millimetri ed anni-luce.
Andando a tempi più recenti, l’ultimo “evento” (il virgolettato è ironico) Il Processo a Jean Grey, che coinvolge anche gli scialbi Guardiani della Galassia sempre firmati Bendis, è un insieme di situazioni già viste. Jean fu processata dagli Shi’ar nella storica Saga della Fenice Nera di Claremont. Bendis non ha fatto altro che riapplicare quel plot ai giorni nostri replicando persino il primo incontro tra il giovane Ciclope ed il padre Christopher Summers aka Corsaro.
Nella storia di Claremont c’era la tensione tra Lilandra e Xavier, la battaglia con la guardia imperiale Shi’ar, i sensi di colpa di Jean per aver sterminato interi mondi abitati ebbra del potere della Fenice e, soprattutto, il drammatico addio di Ciclope alla sua amata.
Nel crossover di Bendis ci sono tanti personaggi, tantissimi schiaffoni ed il solito nulla di fatto finale, con Cyke che saluta i suoi compagnie e se ne va nello spazio con il padre lasciando il comando ad X-23.
A proposito di quest’ultima è curioso notare come Bendis metta e tolga nuovi elementi al suo roster di personaggi come nulla fosse. X-23 arriva nei Nuovissimi, 2-3 dialoghi e via: è entrata nel gruppo.
Per non parlare del risibile ingresso di Angela nei Guardiani della Galassia, un personaggio che, scritto da Bendis, è totalmente asettico. Così come il recente debutto, sempre nei Guardiani, di Flash Thompson-Venom. Una telefonata di Stark a Quill, una ‘lettera di raccomandazioni’ per Flash e via.
Porte scorrevoli, dunque, senza che queste new entry vengano in alcuna maniera contestualizzate nell’ambito dello sviluppo di una trama coerente e solida.
Senza considerare che il mondo dei mutanti offrirebbe un roster molto più affascinante per creare un nuovo team di X-Men (Quire, Evan, Legione, tanto per dirne alcuni) o pensando a come Dan Abnett ed Andy Lanning erano riusciti a valorizzare nei loro Guardiani della Galassia personaggi ripescati dal dimenticatoio Marvel come Loverbug, Mantis la Madonna Celestiale e, soprattutto, Rocket e Groot.
L’unica nota di merito che va assolutamente riconosciuta a queste run targate Bendis è per l’aspetto grafico: Immonen, McNiven, Pichelli. Tutti straordinari.
Forse non ho mezze misure ma la mia curiosità iniziale si è trasformata, in quasi due anni, in vero e proprio fastidio. Ormai è meglio mettersi l’anima in pace, Bendis naviga a vista, non ha un’idea di fondo da sviluppare in maniera coerente nel corso dei mesi come fanno altri sceneggiatori, vedi Hickman o Remender, che lentamente preparano il campo per gli eventi a venire.
All-New X-Men, Uncanny X-Men e Guardians of the Galaxy sono diventate tre testate commerciali nella peggior accezione possibile del termine: fan-service, pugni, schiaffi, dozzine di personaggi e nessuna sostanza. Il mio augurio è che possa esserci presto un cambio di passo o un addio di Bendis.
Il consiglio finale, se volete leggere dei mutanti scritti bene, è di cercare altrove, alla Nuovissima X-Factor di Peter David e Carmine di Giandomenico (qui la recensione del primo volume) o agli Incredibili Avengers di Rick Remender (una testata solida che, a discapito del titolo, è per il 51% mutante).
Cyclops was right, Bendis is wrong!
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