Lo Strano Caso del Dottor Ratkyll e di Mister Hyde

La premessa è doverosa: non seguo la Disney da anni e non sono certo un esperto di questo fantastico mondo. Il mio affetto verso Topolino & co. ha radici antiche ed è legato ad un’infanzia – come tante altre – nella quale facevo un sol boccone di Topolino e Paperino Mese. Oggi non leggo più i fumetti Disney, nonostante ogni tanto non disdegni tuffarmi in quel favoloso universo narrativo che ancora non fatica ad emozionarmi.

Dico questo perché so bene che esiste invece un vasto popolo di fans della Disney che ne segue appassionatamente tutte le uscite e che potrebbe storcere il naso nel leggere una recensione come questa, fatta da un profano del genere. Ma tant’è. Non posso evitare di scriverla, sia perché l’incontro a Lucca con Fabio Celoni e Bruno Enna mi ha lasciato addosso tanta energia positiva, sia soprattutto perché questo volume è davvero una perla rara e merita che si parli di lui a prescindere dalle competenze specifiche in materia.

La trama del romanzo originale dovremmo conoscerla tutti; ma, tanto per fare il precisino ne faccio un brevissimo sunto. Dopo anni dedicate alla ricerca sulla psiche umana, il Dr. Jekyll crea un siero che fa emergere il suo lato più crudele, dando vita alla sua controparte malvagia Mr Hyde (l’avevo detto che sarei stato breve).

Come è facile intuire, si tratta di una storia dalle atmosfere piuttosto tetre e angoscianti, che stona – almeno apparentemente – con i colori e l’allegria che appartengono invece all’immaginario Disney. Per realizzare un simile progetto sono stati dunque contattati due grandi nomi del fumetto italiano, Bruno Enna e Fabio Celoni, il cui sodalizio artistico aveva già dato vita ad un’opera dalle caratteristiche tutto sommato simili: Dracula di Bram Topker.

Ebbene, l’aspetto che più mi ha colpito de Lo Strano Caso del Dottor Ratkyll e di Mister Hyde è stata proprio la capacità dei due autori di concepire la parodia (anche se sarebbe opportuno chiamarlo adattamento) di un grande classico della letteratura mondiale come Lo Strano Caso del Dottor Jekyll e del Signor Hyde di Stevenson, senza stravolgerne minimamente il significato; ma anzi riuscendo a risultare più fedele nei contenuti rispetto a quanto fatto da tanti altri più autorevoli adattamenti. Un compito non facile, dal momento che l’opera originale è una delle più tragiche e cruente dei suoi tempi e rappresenta l’apice dell’indagine stevensionana sullo sdoppiamento della personalità. Temi, come detto, difficilmente conciliabili con le atmosfere e i personaggi che animano l’universo narrativo Disney.

Nonostante le difficoltà di sorta, lo sceneggiatore Bruno Enna riesce nel compito di mescolare i toni drammatici e cupi dell’opera originale, con l’ironia e l’umorismo classico di casa Disney. Non solo. Enna, infatti, al posto di giocarsi il classico (e banale) sdoppiamento della personalità buono/cattivo, trova l’espediente perfetto per coniugare atmosfera e contenuto: il Topo si trasforma in Papero. Nessuna netta divisione tra personaggio positivo e negativo, ma piuttosto due caratteri diversi che convivono in una sola persona. Topolino è leale, garbato e riflessivo, mentre Paperino è iracondo, istintivo e tanto pigro; differenze che costituiscono ancor’oggi uno dei pilastri principali del mondo Disney; e che in quest’opera vengono saggiamente utilizzati come nucleo centrale.

Topolino non è il Bene e Paperino non è il Male. I due, però, fanno parte di una stessa natura disneyana che vede la logica contrapporsi all’istinto
                             Bruno Enna

Ma non è mica solo quest’aspetto che rende Dr Ratkyll e Mr. Hyde la perla di cui vi parlavo. La divisione in capitoli, ad esempio, si sposa perfettamente con lo spirito parodistico dell’opera; mentre la costruzione della storia attraverso flashback e flashforward arricchisce la narrazione e ne accentua il lato misterioso. La storia, ottimamente strutturata, scorre gradevolmente dall’inizio alla fine, senza mai risultare prevedibele nonostante si tratti di un classico della letterarura conosciuto praticamente da tutti. La prosa utilizzata è semplicemente deliziosa, con un lessico ricco e comprensibile al tempo stesso.

I disegni di Fabio Celoni sono davvero clamorosi. Con il suo stile inconfondibile e l’eccezionale tecnica di chiaroscuri, il disegnatore confeziona delle tavole memorabili, qui pubblicate eccezionalmente in rigoroso bianco e nero, rispetto alla versione a colori uscita con Topolino sui numeri 3070-71. Le espressioni del viso sono talmente curate da essere in grado – da sole – di conferire il senso all’illustrazione; mentre è impressionante la capacità del disegnatore di dare dinamismo alle figure in movimento.

Insomma, come avrete capito c’è più di un motivo per cui vale la pena recuperare questo splendido volume in edizione Limited Deluxe da fumetteria. Il mio consiglio, da profano del genere, è di non lasciarvelo scappare. Poi magari mi sbaglio…

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