Ci sono tanti modi di vedere il futuro. Alcuni di noi possono vederlo infinito, incerto e sconosciuto, altri possono credere che sia strettamente legato alle nostre azioni, tanto da essere diretta conseguenza del libero arbitrio; altri ancora sono costretti a rivedere le proprie preconcette posizioni e a rendersi conto che il futuro è piuttosto come un imbuto: piccolo rispetto al “grande passato”, già deciso e dunque inevitabile. Non ci sono risposte certe ad alcune domande; o meglio, ognuno di noi potrebbe averne legittimamente di diverse.
Nell’epoca della comunicazione globale e della immediatezza del messaggio non è facile sentirsi a proprio agio con se stessi. C’è il rischio concreto di sentirsi fuori posto, insoddisfatti. Tutto scorre a una velocità apparentemente incontrollabile ed è sempre più difficile avere la possibilità di riflettere sulle proprie scelte prima di metterle in atto. Va a finire, quindi, che ci si possa ritrovare in una vita che non è quella che avremmo voluto, a fare cose che non abbiamo mai desiderato, accanto a persone che non apprezziamo.
E’ quello che succede a Sara, una moderna Alice nel Paese delle Meraviglie, alle prese con la paura di aver intrapreso la strada sbagliata e di non riuscire a far nulla per cambiare direzione. Intrappolata in un lavoro che odia, accanto ad amici che non reputa tali e ad affetti che non la confortano, la protagonista della storia cerca rifugio negli amati b-movie horror e nelle sue inquietanti e continue visioni. Sara, infatti, ha le visioni. Sin da quando era piccola, la ragazza convive con immagini e voci che tormentano la sua mente e che si confondono con la realtà circostante.
In un primo momento, Sara cerca di tenere a bada le proprie allucinazioni attraverso l’uso di farmaci e di psicoterapie che inibiscano in qualche modo quelle terrificanti immagini che sembrano condurla alla follia; poi, una volta resasi conto che si tratta di premonizioni, la protagonista decide di provare ad assecondarle in modo da comprendere dove queste misteriose entità che abitano la sua mente intendano condurla. Sara capisce così che è la paura che sta frenando il suo cammino; che deve provare ad affrontare il proprio destino per tentare di realizzare l’agognata felicità. Una felicità che non è uno stato concreto e perenne, quanto più un percorso al quale tendere, attraverso la messa in atto di azioni propedeutiche ad essa.
Gli Amari Consigli di Nicolò Pellizzon, edito da BAO Publishing è un graphic novel profondo e coinvolgente, da leggere tutto d’un fiato. I turbamenti della protagonista sono quelli di tutti noi e le paure e le problematiche che si trova ad affrontare sono sintomatiche dei tempi che stiamo vivendo. Attraverso un approccio visionario e a tratti paranormale, l’autore riesce invece a parlare un linguaggio quotidiano ed attualissimo, mostrando situazioni, stati d’animo e riflessioni nei quali ognuno di noi può facilmente ritrovarsi.
Ma ciò che si evince in tutta chiarezza dalla lettura de Gli Amari Consigli è che non c’è una lettura univoca alla storia di Sara, così come provato dal finale volutamente aperto a molteplici interpretazioni. Le storie, e con esse gli autori, non devono necessariamente assurgere al rango di insegnamenti e di insegnanti, ma possono e dovrebbero essere una chiave con la quale schiudere le nostre emozioni e i nostri ragionamenti. La benzina che aziona il motore della mente.
Nicolò Pellizzon, giovane promessa del fumetto autoriale italiano ed europeo, non tenta di venderci verità preconfezionate, ma ci suggerisce piuttosto una serie di domande alle quali tocca dare autonimamente e soggettivamente delle risposte. Credere nel libero arbitrio o mantenerci fatalisti nei confronti della vita è una scelta che spetta solo a noi ponderare sulla base della nostra esperienza e, perché no, del nostro istinto.