Se ai Beatles avessero chiesto: “Esiste un quinto membro della band?”, avrebbero di sicuro risposto: “Brian Epstein!”. Il Quinto Beatle racconta la storia proprio del primo manager degli Scarafaggi di Liverpool, in un turbinio di emozioni impareggiabile, un tripudio di sogni, sensazioni, immaginazione, droghe, rock’n’roll e anni ’60 che si traducono in una vera festa per gli occhi. Andiamo quindi a scoprire questo meraviglioso racconto realizzato da Vivek Tiwary e Andrew Robinson.
Quando pensiamo ai primi anni dei Beatles, ci vengono in mente quattro ragazzi quasi identici, bellocci, che raccontavano storie d’amore e notti brave con le loro canzoni. Pochi però sanno cosa erano in origine i quatto membri di questo gruppo ovvero un fenomeno legato alla realtà di Liverpool quando ancora si esibivano in un locale di nome Cavern. Ed è proprio qui che la nostra storia ha inizio: in una plumbea Liverpool antisemita e omofoba, il luogo ideale per Brian Epstein (gay ed ebreo) che mosse i primi passi come manager del quartetto proprio qui, nella terra di Sua Maestà la Regina d’Inghilterra. Dapprima come semplice direttore di un negozio di dischi, successivamente come manager della più famosa band della storia. Tutto questo perché Brian aveva un sogno. Un giorno i Beatles sarebbero stati più famosi di Elvis “The King” Presley.
Quello che ci viene mostrato da Tiwary è un percorso veritiero (quindi non al 100% storicamente affidabile, ma qualcosa di molto vicino) fatto da un’esistenza fragile e perennemente alla ricerca di un posto nel mondo, non come essere umano ma come essere umano omosessuale. Quello che traspare infatti dalle pagine del graphic novel è principalmente la storia di un uomo solo che non voleva esserlo, una storia che dà vita ad una struggente empatia col suo protagonista, costretto a vivere nell’ombra e incredulo dinanzi alle possibilità offerte dal mondo fuori Liverpool. Una vita intera a cercare di trovare la propria strada (prima nell’esercito, poi come fashion designer e infine come manager di una grande rock band), senza che qualcuno si prendesse davvero cura di lui. Un’esistenza intrisa di dramma ma, allo stesso tempo, vissuta con una incredibile spensieratezza e tranquillità: Brian era soprattutto un amico dei Beatles, un amico di chi gravitava attorno al loro mondo e desiderava a tutti i costi che i ragazzi diventassero un fenomeno di massa perché il loro messaggio era semplice ed efficace. Volevano che l’amore entrasse nei cuori di tutti.
Questo stupore generato dagli Scarafaggi in Brian è amplificato dal grandioso lavoro di Robinson ai disegni. Una lavorazione di circa quattro anni l’ha portato a raggiungere (a mio modo di vedere) una perfezione artistica difficilmente rintracciabile altrove: il suo tratto strizza l’occhio allo stile cartoon, condito da una punta di caricaturale, ma è realistico e pulito in ogni suo pensiero, non è un tratto abbozzato o rapido, bensì l’esatto opposto, presentandosi ragionato in ogni minimo dettaglio e armonioso in ogni sua parte. Ogni tavola si unisce alla successiva e alla precedente in un modo che lascia a bocca aperta, originando stupore nel lettore. Nota fondamentale sono anche i colori, adoperati in un modo che amplifica il risultato finale fino a fare di ogni pagina un’autentica opera d’arte a sé. Ogni pagina ci catapulta in una diversa fase della vita di Epstein e dei Beatles, anche con la creazione di “filtri” cromatici, proprio come se stessimo vedendo un film.
E parlando di film, pare che Peyton Reed (Yes Man, Ant-Man) sia al lavoro su una sceneggiatura per portare questo graphic novel sul grande schermo. Rimane solo da ricordare il lavoro svolto dal cartoonist Kyle Baker (vincitore di otto Eisner) che ha realizzato una parte dei disegni: un allucinato viaggio nel Sud Est Asiatico, nello stile tipico dell’animazione anni ’60, a metà tra il caricaturale e la rappresentazione “sotto acido”, in cui vengono narrati eventi assurdi in un’atmosfera ancora più assurda. Il Quinto Beatle è comunque anche uno spaccato della vita e della società degli anni ’60, erroneamente creduta una società priva di barriere, ma che in realtà nascondeva ostacoli insormontabili e considerati anacronistici al giorno d’oggi; nel graphic novel c’è spazio per i grandi eventi del passato (come l’omicidio del Presidente Kennedy), senza perdere di vista i piccoli dettagli che riempiono la vita di tutti i giorni. In originale pubblicato da Dark Horse, questo gioiello del fumetto mondiale in Italia è presente nella collana 9L della Panini Comics (in due edizioni, una economica e una completa e arricchita di contenuti extra) e consiglio a tutti l’acquisto perché è uno di quei fumetti che un giorno dovrete far leggere ai vostri figli. Per questa recensione è tutto, noi ci leggiamo prossimamente.
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