Tokyo Ghoul si apre nello scenario di un mondo alternativo, dove gli esseri umani sono cibo per i Ghoul. A differenza di altre storie già proposte e riproposte, gli umani non vivono sotto la costante minaccia e tirannia dei cannibali, che invece si mischiano alla popolazione, comportandosi come farebbe una qualsiasi altra persona, cacciando chi per bisogno nutritivo, chi per passione e sadismo.
Il protagonista è Ken Kaneki, studente universitario che, a seguito di un incidente si ritrova con un corpo a metà tra il Ghoul e l’essere umano, immischiato in entrambi i mondi.
Tokyo Ghoul ripropone il genere horror con rivalità tra specie sotto un altro punto di vista, non quello dell’umano vittima, bensì quello del collegamento tra i due mondi, quello umano e quello dei Ghoul.
Kaneki parte come personaggio debole e tranquillo, la cui identità sarà sconvolta nel momento in cui sente di non appartenere più a nessuna delle due specie. La sua trasformazione non cambierà semplicemente la sua vita, ma avrà un grande impatto anche sul piano psicologico, che l’autore descrive molto bene, senza stereotipare i personaggi alle poche caratteristiche favorite; nessuno di loro è sempre triste o sempre felice, nessuno di loro è sempre coraggioso e pronto a fare la scelta che crede giusta.
Sul piano sociale, importante è il passaggio di Kaneki dal non sentirsi parte di nulla all’accettare il suo ruolo di tramite tra due mondi all’apparenza così differenti, cercando il giusto in entrambi senza però tralasciare la sopravvivenza sua e dei suoi amici.
Fondamentale è il modo in cui l’autore riesce a dare la giusta luce ad entrambe le parti, sia quella umana che quella dei Ghoul. Indistintamente, tutti hanno le loro motivazioni e i loro scopi, che raramente il lettore non sentirà di dover condividere.
Ben descritti tutti i combattimenti, la psicologia di ciascun personaggio e le loro scelte di vita, che non sempre sono ciò che ci si aspetta o che all’apparenza sembra logico fare, come nel caso della co-protagonista Touka, che accetta il cibo umano nonostante la faccia star male.
Buon uso dei colori e dialoghi quasi sempre efficienti. Ottimo anche il messaggio che Tokyo Ghoul trasmette: discriminazione di massa, senza contare che non tutti sono uguali – i Ghoul, discriminati e braccati indistintamente, senza tener conto che non sono tutti dei cannibali per puro divertimento, anzi alcuni preferiscono addirittura cibarsi di cadaveri piuttosto che di persone vive.
Personalmente, lo consiglio anche a chi non ha molta familiarità con lo splatter, se non il manga almeno l’anime, dove le scene crude sono notevolmente diminuite.