Autori: Peter Milligan (testi), Chris Bachalo (disegni)
Casa Editrice: RW Lion Provenienza: USA (Vertigo)
Prezzo: € 15,95,
Formato: brossurato 16,5 x 25,2, pp.168, col.
Nel 1955 Allen Ginsberg pubblica un urlo sottoforma di libro. L’Urlo di Allen Ginsberg è uno dei due più importanti poemi del novecento, rema contro il conformismo e la quotidianietà americana. Gli americani da quel momento in poi potrebbero dire di averne affrontate di cose. Dal Vietnam ai novanta ci si è divertiti. Quarant’anni dopo il primo urlo americano, la DC comics decide di convocare uno dei tanti scrittori “invasori” inglesi che negli ottanta hanno ribaltato la nona arte. Nel 1990 qualcuno urla ancora. Peter Milligan insieme a Chris Bachalo da nuova verva ad un eroe dimenticato della DC, sotto la collana vertigo rinasce Shade the Changing Man per affrontare L’Urlo Americano.
Potrebbe non essere lo stesso, non avere la stessa dignità di significato perchè non scritto secondo la visione tradizionalista italiana su un foglio bianco con l’inchiostro nero, ma l’overture dell’opera è eccezionale. Un viaggio on the road per l’America, da Nord a Sud. I personaggi introdotti sono Roger, ragazzo di colore, e Kathy la sua compagna.
Kathy sta tornando a casa quando sull’uscio trova la sua famiglia massacrata da Troy Grezner, una sorta di Jeffrey Dahmer, serial killer tristemente noto al pubblico americano. Roger, il compagno di colore di Kathy, cerca di fermare Troy ma viene freddato da un colpo di pistola da un poliziotto bianco. La morale è semplice: “Non avrei mai dovuto portare Roger a casa” come specificherà successivamente Kathy in ospedale… Il che è divertente perchè tutto ciò avviene dopo le incredibili lotte culturali che avevano preceduto gli ottanta e i novanta e che infine si trasformeranno nel bagno di violenza dei novanta, dove la minoranza etnica di colore verrà schiacciata dal razzismo mai morto americano. Questo è solo il preludio alla tragedia. Un ipnotico effetto vertigo ci risucchia dentro l’opera.
Milligan orchestra tutto come un gioco di specchi, i fatti quotidiani si mescolano alla finzione narrativa. Rac Shade, un’entità aliena, si impadronirà del corpo giustiziato a morte di Troy Grezner per affrontare l’Urlo Americano, personificazione della follia dilagante negli Stati Uniti moderni. La follia/normalità è il vero e proprio nemico, dalle teorie complottistiche su JFK con i suoi innumerevoli e presunti assassini, all’evoluzione di Hollywood e del cinema dell’orrore sulla soglia del digitale. La follia del primo numero è una collezione di presidenti morti e divi malinconici, ma anch’esso è solo parte degli incredibili temi che le storie affronteranno. La varietà con cui Milligan, elogia la follia, è eccezionale.
Bachalo dal canto suo, citando lo stile made in Vertigo usato da John Ridgway, realizza uno stupefacente (mi sembra l’aggettivo più corretto) modo per mescolare visivamente la follia con un urlo, due materiali invisibili che muovono le azioni di personaggi spaventati e americani.
Milligan non ha un catalizzatore umano, sono gli stessi eventi passati a influire sulle azioni dei personaggi. Rielabora il concetto “la colpa dei padri ricadrà sui figli”, infatti le paure innaturali dei protagonisi trovano vita nel mostro vestito da Zio Sam nell’aria della follia. Da forza vigore a ciò che prima poteva essere considerato tabù nel mondo dei fumetti. Milligan/Bachalo contribuiscono positivamente al mondo della nona arte, non accorgendosi forse di quello che davvero hanno realizzato. La critica trova e troverà sempre il modo di esaltare o sminuire queste opere, è naturale. A volte è giusto che lo sia, ogni opera prende una decisione che colpisce le diverse sensibilità del lettore, in un mondo in cui la paura e la follia non sono così lontane da quelle figure che noi consideravamo così incredibili. Esse non sono altro che i nostri stessi modelli/padri.
E’ una colpa che distrugge e col tempo questa follia si è incarnata nella quotidianità, ma è un piacere colpevole… Perchè in fondo siamo tutti figli americani e a tutti piace credere nelle fate.
“Lo sento già. E’ come un formicolio. La follia. Mi chiama. Torno in hotel. Sto seduto al buio. Non sento niente. Seduto sul letto, aspetto che la follia mi prenda. Non sento niente di niente, c’è una radio accesa nella stanza accanto. Una voce… Mi sembra che parli spagnolo…”
Siamo in America.