Possono mai, misere 85 pagine di graphic novel dedicata a Spidey, giustificare l’esborso di ben sedici euro? Ma che domande: certo che si! Li avete letti i nomi sulla copertina del volume? Basterebbero quelli, insieme alla splendida cover cartonata, per giustificarne la spesa.
Stiamo parlando innanzitutto di Mark Waid, un vero e proprio mito del fumetto supereroistico americano; un autore in grado di prendere le distanze dal filone Dark Age tanto in voga a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, proponendo il ritorno ad un modello di supereroe classico, attraverso la decostruzione del mito dell’antieroe. Insieme a Waid, alla sceneggiatura troviamo James Robinson, colpevole in passato di aver (pessimamente) adattato per il grande schermo La Lega degli Straordinari Gentlemen di Alan Moore (che non la prese esattamente bene…), ma anche autore di enorme successo e vincitore di numerosi Eisner Award. Se a quanto detto, aggiungiamo due sublimi disegnatori nostrani come Gabriele Dell’Otto e Werther Dell’Edera, che hanno fatto innamorare in breve tempo i lettori d’oltreoceano… beh, di cosa parliamo? Parliamo della storia.
Apparentemente, potrebbe sembrare il solito canovaccio del tessiragnatale: un vecchio nemico di Spidey, deciso a toglierlo di mezzo, architetta un complesso e ingegnoso piano che coinvolge diversi altri supercriminali di “serie b”. Stavolta, però, dopo appena qualche pagina, arriva la sorpresa che non ti aspetti: tra una scazzottata e l’altra viene introdotta la sorella di Peter, Teresa Parker. Naturalmente, si tratta di un personaggio introdotto solo in questa storia e sulla cui vera identità non voglio darvi troppi spoiler; ma vi assicuro che il coinvolgimento di Teresa modifica radicamente il corso della storia, conferendo al racconto un’atmosfera completamente nuova, assai vicina a quella di una spy story (lo stesso Peter cita scherzosamente Jason Bourne). Da New York a Il Cairo, passando per la Svizzera e Montecarlo, l’azione e gli scenari di quasta storia ricordano volutamente i film di James Bond (con tanto di smoking e casinò) e rendono davvero originale e ben costruita questa breve ma intensa graphic novel.
Nonostante si tratti di un’avventura di Spider-man, la storia non è incentrata sull’arrampicamuri e sui suoi nemici, ma piuttosto su Richard e Mary Parker e sui loro segreti mai venuti alla luce. Come molti di voi sapranno, su The Amazing Spider-Man Annual #5 (1968) Stan Lee e Larry Lieber svelarono che Richard e Mary Parker, i genitori di Peter, erano in realtà due agenti della CIA. Ebbene, in Affari di Famiglia gli autori partono da questo assunto per svilupparne il tema e regalare ai lettori, nuovi e interessanti retroscena sul passato di questi due misteriosi personaggi. Il tema dell’abbandono di Peter e della presunta sorella ad opera dei genitori, la rabbia covata negli anni nei conronti di questi ultimi, i segreti che stanno dietro alla dolorose decisioni prese dai due agenti CIA, rappresentano gli spunti principali e al tempo stesso le novità più interessanti di questa storia.
Ad onor del vero, va sottolineato come la pubblicazione di Affari di Famiglia negli USA (ma anche in Italia) sia stata strettamente legata (come sempre più spesso accade) all’uscita del film The Amazing Spider-man 2. Se, infatti, la serie regolare del ragno vedeva in quel preciso momento come protagonista Superior “Doc Ock” Spider-man, la pubblicazione del presente volume ha rappresentato un buon sistema per fornire del materiale immediatamente fruibile ai lettori dell’ultimo minuto. Tuttavia, a prescindere dalle scelte di marketing da parte della Casa delle Idee, mi sento di poter tranquillamente affermare che non importa tanto quali siano le ragioni dietro ad un progetto editoriale, cinematografico, letterario, ecc..; l’importante è che venga realizzato con criterio e qualità. Ed in questo caso, il prodotto finale merita certamente la vostra attenzione, a prescindere dai presupposti sui quali il progetto iniziale si era poggiato.
Sulle illustrazioni, disegnate da Dell’Edera e colorate da Dell’Otto, non posso che spendere parole d’elogio. Le matite del primo conferiscono il giusto ritmo alla storia, alternando sequenze velocissime a momenti di calma, utili per i tipici e necessari “spiegoni”. Sempre di Dell’Edera colpisce la costruzione della tavola e, in particolare, il posizionamento dei personaggi nelle varie scene d’azione. I colori di Gab Dell’Otto sono semplicemente strepitosi e rappresentano – almeno a mio avviso – quel tocco di stile che contribuisce a elevare l’opera ad un livello superiore. Le scene d’azione (in particolare quella iniziale con il “detersivo”) risultano di un’efficacia rara; e Dell’Otto è bravissimo a utilizzare elementi esterni e difficilmente gestibili – come la pioggia o il tornado generato da Cyclone – in modo da rendere ancor più credibile la dinamicità delle tavole.
Ho, infine, gradito davvero molto la conclusione del racconto, in linea con i toni e le atmosfere della storia e libero da qualsiasi vincolo di continuity, così come è giusto che sia per una graphic novel di questo tipo. Insomma, Waid, Dell’Edera, Dell’Otto e Robinson (nonostante l’adattamento della Lega di Moore), più una storia davvero ben costruita. Che altro avete bisogno di sapere?