Le Vite di Sacco e Vanzetti

La vicenda di Sacco e Vanzetti è molto conosciuta, e ne esistono svariate trasposizioni, più o meno dettagliate. Quella che ci propone Rick Geary, scrittore e disegnatore, nel suo volume Le Vite di Sacco e Vanzetti è una fedele cronaca degli avvenimenti relativi a questa strana pagina giudiziaria americana. Un modo di esporre i fatti utilizzando un media insolito per questo scopo: il fumetto, seppur un fumetto che ha un impronta spiccatamente giornalistica.
Scopriamo insieme cosa ci racconta questo volume e cosa ci vuole raccontare il suo autore.

Rick Geary inizia a lavorare a tempo pieno nel mondo del fumetto già dal 1977, vantando anche produzioni per la Dark Horse, la Fantagraphics e la DC Comics. Ha inoltre lavorato come illustratore per The New York Times Book Review, MAD, Rolling Stone, The Los Angeles Times e American Libraries. Tutta questa esperienza ha permesso all’autore di portare a maturazione nel 2011 un frutto davvero prelibato, ovvero Le Vite di Sacco e Vanzetti. Ancora oggi si conosce una verità parziale sulle vicende che portarono Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti alla pena di morte per una rapina (con conseguente delitto) che forse non avevano mai compiuto. Una serie di errori burocratici, cavilli giudiziari, pregiudizi razziali e misteriose coincidenze che portarono i due alla sedia elettrica il 22 Agosto 1927.

Quello che ci troviamo dinanzi, di primo acchito, può sembrare un fumetto freddo e distaccato: l’elenco degli avvenimenti che portarono Sacco e Vanzetti ad essere incriminati, gli atti del processo e i dossier della Polizia sugli avvenimenti precedenti alla cattura, la minuziosa descrizione della rapina e dell’omicidio del 15 Aprile 1920. In realtà Geary ci racconta qualcos’altro, qualcosa di molto importante che traspare solo ad una lettura attenta di quello che si appresta a scrivere prima e a disegnare poi. Ci viene raccontato il punto di vista dell’autore. Avete presente quando a scuola ci insegnano che alcune tipologie di testo – come l’articolo di giornale – devono essere super partes, devono raccontare un fatto celando il più possibile le opinioni dell’autore? Ebbene, Geary ci dimostra come sia possibile nascondersi con disinvoltura tra le linee di inchiostro e matita della propria opera, pur lanciando indizi al lettore, facendo capire bene il suo punto di vista sulle vicende.

Il volume si divide in cinque parti: dal delitto, fino alla risonanza mondiale che ebbe la causa sia in quegli anni sia successivamente. Ogni parte è sviluppata con dovizia di particolari, sia nella scrittura che nel disegno e sono rappresentati in pochi tratti essenziali tutti gli attori che sono intervenuti nel processo. Non un frammento di narrazione è lasciato al caso, tutto è ricostruito in maniera fedele e asciutta, tanto da far quasi storcere il naso a chi si approccia a questo fumetto aspettandosi altro. La definizione più calzante che è stata data al lavoro di Geary (e che mi permetto di riprendere) trovo che sia quella di Renato Pallavicini de L’Unità il quale dice che con questa trasposizione è stata inventata una terza via per l’aggettivo “graphic”: Le Vite di Sacco e Vanzetti è puro “graphic journalism”. Un giornalismo vero, autentico, che analizza i fatti, li espone nel modo più neutrale possibile e direziona l’intuito del lettore verso un percorso ben preciso.

Lo stile grafico dell’opera rispecchia in toto questa volontà dell’autore: linee secche, dure e asciutte, poco spazio per le ombreggiature per poter tenere tutto in luce, anche i punti più oscuri della vicenda. Un tratto pulito e peculiare che molto mi ha ricordato lo Spiegelmann di Maus, un bianco e nero funzionale all’idea di documento su una vicenda triste ma significativa. Consigliatissimo l’acquisto di questo piccolo gioiellino, in un formato molto particolare: 15,5x23cm per circa 80 pagine, totalmente in bianco e nero (fin dalla copertina) al prezzo di 9,90€ per la collana PANINI 9L stampato dalla Panini Comics. Neutrale come Rick Geary non riesco ad esserlo dinanzi a questo capolavoro, quindi vi invito ad acquistarlo e a godere di questo esempio di “graphic journalism”.

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