Abbiamo ballato in compagnia degli Orfani per unidici mesi: a volte dei lenti, a volte qualcosa di più rapido ma adesso è il momento di ballare il Rock ‘n’ Roll, come dice il titolo del volume 12. Lo scontro tra Ringo e Jonas, lo scontro tra il Pistolero e il Boyscout: ideologico, fisico, spirituale ed emotivo, non una semplice scazzottata. Andiamo a vedere cosa ci riserva il volume #12 di Orfani e tiriamo un po’ le somme di questa prima stagione.
Il percorso dei giovani Orfani nel passato è ormai compiuto e siamo arrivati alle vicende che collegano le trame del passato con quelle del presente (e qui consiglio una rilettura dell’intera prima stagione: provate a leggere tutti gli eventi seguendo l’ordine cronologico e non quello editoriale). La partenza verso il pianeta alieno da cui si è originato l’attacco alla Terra è imminente (noi tutti sappiamo che l’attacco non è mai avvenuto), ma per gli Orfani c’è ancora il tempo per un tête-à-tête con un gruppo di ribelli. Le motivazioni di Ringo dominano la scena, nel solito susseguirsi di ottima azione a cui Orfani ci ha abituati, e la maggior parte del merito per la riuscita di questa scena va dato assolutamente ad Emiliano Mammucari e ai suoi strepitosi disegni. Ma i tempi sono maturi: lo scontro tra Ringo e Jonas ci aspetta nel presente.
Jonas: il tipico esempio di eroe ligio al dovere (come più volte ho scritto nelle mie recensioni, usando terminologie di facile comprensione per i nerd: un tipico “buono legale”), pronto a sacrificare tutto per la missione, anche l’amore della sua vita. Per una forma di rispetto nei confronti delle motivazioni altrui o solo per una forma di sterile obbedienza? Ringo: fin dal principio della serie, l’unico personaggio davvero sfaccettato, antipatico ai protagonisti ma in grado di catturare subito il favore del pubblico; ribelle non solo nelle azioni che compie ma anche nello spirito. Una mina vagante o un leader mancato? Lo scontro tra i due è al cardiopalma, un combattimento che rispetta tutti i canoni dello scontro fumettistico: le battute sprezzanti nei confronti dell’avversario, lo scambio di colpi, le motivazioni giuste che spingono entrambi a combattere. Qui però c’è spazio per uno solo dei due contendenti al titolo di protagonista e, se ripenso a quello che ho letto nei mesi scorsi, solo uno può davvero assumere questo ruolo: Ringo!
Il Pistolero, unico vincitore di questa prima stagione, diventa il leader della resistenza e della rivoluzione in atto sulla Terra: portatore di verità, riesce facilmente a fare proseliti in un mondo che cercava solo una scusa per esplodere. Attenzione però ad un altro fattore non trascurabile e ad un altro personaggio che, forse giustamente, esce quasi indenne da questa prima stagione: la professoressa Juric viene nominata Presidente (anche se non si capisce di cosa) e sarà l’avversaria numero uno di Ringo per la seconda stagione. Cerchiamo però di ragionare a bocce ferme su quello che Orfani è stato. Indubbiamente si è trattato di un prodotto in grado di catalizzare l’attenzione dei media e di gran parte dei lettori su di sé, nel bene o nel male. Ha avuto alti e bassi (come sempre nel mondo del fumetto) ma alla fine ha portato la trama ad avere una certa coerenza, seppur con poca imprevedibilità. Quello che inizialmente pareva dover essere il protagonista (Jonas) è diventato sempre più antipatico, mancando di personalità; i comportamenti non sempre coerenti degli Orfani (penso a Sam o a Juno) hanno spesso stupito i lettori, ma vanno visti sotto una nuova luce ora che la prima stagione è conclusa.
Ringo era l’unico personaggio in grado di ritagliarsi un vero e proprio pubblico di fan: una personalità ricca, che si è andata via via modellando nel corso dei mesi, ci è stato mostrato sotto ogni possibile aspetto e calato nelle più disparate situazioni; è stato in grado di vincere le proprie battaglie scendendo a compromessi, senza mai intaccare la sua caratura morale, senza mai virare troppo dalle sue regole personali che l’hanno portato dov’è ora: leader della ribellione terrestre, difensore della verità sopra ogni cosa, l’unico in grado di distinguere davvero il bene e dal male. Le considerazioni sulla trama non sono molte e le ho spesso sviscerate nei mesi passati: eventi spesso troppo diluiti nel tempo, dialoghi quasi mai credibili nelle scene d’azione e poca coerenza comportamentale di gran parte dei suoi protagonisti. Asciugando parecchio i volumi, avremmo avuto quantomeno una trama più solida, perché sulla caratterizzazione dei personaggi c’è poco da modificare. Quello che salvo, fuori da ogni dubbio, è il lavoro grafico svolto dalla miriade di artisti (disegnatori e soprattutto coloristi) che si sono impegnati nella realizzazione dei volumi: ognuno di loro ha apportato qualcosa di suo alla storia, pur mantenendo riconoscibilità del tratto e continuità con gli altri artisti. Graficamente quindi Orfani ha decisamente centrato il suo obiettivo e sicuramente continuerà a farlo.
Dobbiamo chiederci però se il futuro della testata, ora che ha un unico vero protagonista, ci riserverà qualcosa di meglio rispetto alla prima stagione. Personalmente continuerò a seguire Ringo (che bello poter chiamare il fumetto in questo modo!), malgrado avessi molte perplessità nei mesi passati (andate a leggervi le vecchie recensioni, se non ci credete), perché voglio capire se lo sviluppo del protagonista è qualcosa di pensato fin dall’inizio. Fatto sta che Roberto Recchioni nella seconda stagione dovrà impegnarsi molto di più per conservare il pubblico di lettori: numerazione che riparte da 1, status quo totalmente rinnovato, contesto non più spaziale ma prettamente urbano; tutto ciò necessita di un cambiamento della struttura narrativa, che superi il modello visto finora diviso tra passato e presente. Ora tutto si gioca nel presente, ora tutto è in mano ad un solo uomo: Ringo.
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