Marvel Knights: Spider-Man 99 Problemi… di Matt Kindt e Marco Rudy

Era il lontano 1998 quando Joe Quesada e Jimmy Palmiotti, sotto la supervisione di Alex Alonso e dello stesso Quesada davano inzio a quella che si preannunciava essere una vera e propria rivoluzione in casa Marvel. La ragione principale dietro l’esigenza di voler inserire un prodotto diverso e innovativo sul mercato fumettistico statunitense era da rintracciare nel tentaivo di espandere il parco lettori dei fumetti della Casa delle Idee verso un pubblico più maturo. L’idea – fortemente perseguita dall’allora responsabile editoriale Bob Harras – era quella di sfruttare i personaggi più estremi e urbani che avevano popolato l’universo narrativo della Marvel fino a quel momento, inserendoli in storie dal taglio decisamente meno mainstream che non dovessero sottostare alle restrizioni del marchio “Approved by the Comics Code Authority” (Approvato dall’Autorità del Codice sui fumetti).

Nasce così il marchio Marvel Knights che coinvolge, sin dall’inizio, testate del calibro di Daredevil, Black Panther, The Punisher e Inhumans e che contribusce – tra il 1998 e 2005 – al rilancio di numerosi personaggi caduti allora in disgrazia. L’impatto della nuova realtà editoriale è talmente positivo che nei primi mesi del 2006, lo stesso Joe Quesada è costretto a ridefinire nuovamente il ruolo di MK, ricollocando tutte le serie regolari distribuite sotto l’etichetta MK all’interno del parco testate regolari della Marvel Comics. Da allora il materiale pubblicato sotto l’etichetta Marvel Knights ha scarseggiato e – escludendo una breve parentesi nel 2010-2011 – tutto faceva pensare che la Casa delle Idee avesse ormai rinunciato a questo tipo di pubblicazioni.

D’altro canto, da allora molte cose sono cambiate. L’industria del fumetto supereroistico targato Marvel (ma anche la concorrenza) negli anni seguenti ha continuato sul solco tracciato da quell’esperienza così fortemente voluta da Harras, ponendo le basi per un’evoluzione che ha permesso di proporre un Marvel Universe più maturo e – perché no – più autoriale. Che significato ha quindi oggi l’etichetta Marvel Knights? Semplice, la Casa delle Idee sceglie di proporre come MK ciò che adesso è considerato indipendete e underground; e lo fa affidandosi a un vigilante altamente rappresentativo come Spider-man e ad un autore felicemente noto sulla scena indie americana come Matt “Mind MGMT” Kindt.

Come vuole la tradizione MK, 99 Problemi… è una storia del tutto slegata rispetto alla continuity Marvel; per cui niente Uomo Ragno Superiore, ma un Peter Parker sconsolato e con poche prospettive, mollato dalla sua MJ e alle prese con un lavoro extra che gli permetta di mettere su qualche quattrino in più. Il primo problema, però, è che l’ultimo lavoro trovato da Peter si rivela essere invece la trappola di un misterioso nemico che ha avuto la bella idea di scatenare contro il tessiragnatele 99 terribili supercriminali il cui unico scopo è farla pagare una volta per tutte al nostro protagonista. 99 rognosissimi problemi che rischiano di rovinare definitivamente la festa all’amichevole Uomo Ragno di quartiere.

Ma a tormentare Peter non sono solo i numerosi nemici sguinzagliatigli contro. Come sempre, la battaglia dell’arrampicamuri si gioca su più livelli e comprende anche le sue lotte interiori e il suo continuo bisogno di fare i conti con i fallimenti e le paure con cui da sempre convive. La droga fattagli assumere dal misterioso avversario, trascina il tessiragnatele in un vortice di suoni, immagini e sensazioni nelle quali è impossibile distinguere il sogno dalla realtà. Un viaggio onirico e viscerale dal quale riuscirà a venir fuori solo ricorrendo a tutte le proprie enerigie fisiche e mentali.

L’originalità della narrazione, unita all’ottimo livello grafico, costituiscono ragioni valide per consigliare l’acquisto dell’albo. Certo, è chiaro che si tratta di una lettura poco adatta a chi ama un tipo di narrazione tradizionale, specie a sfonfo supereroistico; mentre è assolutamente da consigliare a chi ama distaccarsi dai canoni ordinari del prodotto americano da edicola e vuole affacciarsi, invece, ad una realtà diciamo meno consueta. Per dovere di cronaca, devo chiarire che non parliamo di una perla rara. La lettura dell’albo non aggiunge e non toglie nulla alla figura e alla storia di Spider-man, che si presenta esattamente come siamo abituati a vederlo nelle varie serie regolari. Mi aspettavo francamente qualcosa in più dai testi di Kindt, che non risultano mai determinanti ai fini dell’agognato salto di qualità rispetto al consueto prodotto offerto da Marvel.

Ciò che invece incanta è il comparto e le soluzioni grafiche offerte da Marco Rudy, le cui tavole, potenti e raffinate al tempo stesso, si sposano alla perfezione con le ambientazioni volute dall’autore. I disegni del brasiliano sono davvero eccezionali e variano da pagina a pagina, con stili e tecniche differenti. Nel corso della lettura mi è capitato in più occasioni di soffermarmi sulle singole tavole per apprezzarne a pieno l’originalità della costruzione. Un valore aggiunto che si rivela essere, in questo caso, il valore principale.

Nel complesso si tratta di un’opera interessante, sebbene non particolarmente brillante sotto il profilo contenutistico. La storia si presta ad essere letta sia dai fan più accaniti dell’arrampicamuri, che dai neofiti assoluti. Il punto di forza, come detto, sono i disegni di Rudy che, in ogni caso, si amalgamano perfettamente con l’interessante monologo interiore raccontato da Matt Kindt.

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