TWR la (psico)analisi di Guardians of The Galaxy: spazio Marvel, ultima frontiera!

Terra.
Venerdì 1 agosto.
Il sedicente esperto di cinema e TV The Walking Rec…
– Chi? –
The Walking Rec, il leggendario censore di film e serie TV, si reca al cinema per vedere Guardians of The Galaxy di James Gunn. Alla cassa apprende la notizia funesta: Guardians of The Galaxy non è uscito in Italia! 
‘E quando esce? I primi di settembre?’ fa lui sotto shock e con l’ascella commossa.
‘Col cazzo’ – risponde il tipo alla cassa del cinema – ‘esce quando per strada venderanno le caldarroste: il 22 ottobre’.
Devastato dalla notizia che gli ha rovinato le vacanze estive, esce dal cinema in lacrime. Ma, all’improvviso, una luce da cielo: E’ UN ASTRONAVE! TWR si sveglierà in un cinema londinese dove sta per iniziare la proiezione di Guardians of The Galaxy! Gli alieni gli hanno anche infilato un’enorme sonda anale nel retto come accadde ad Eric Cartman, ma questa è un’altra storia…
Quella che segue è la testimonianza della sua (psico)analisi del film trasmessa nell’internet proprio grazie alla suddetta sonda anale.

E così mi ritrovo in questo cinema pieno di inglesini dove non vendono il Winner Taco. Gli alieni sono stati molto gentili a portarmi a Londra, avrebbero potuto portarmi anche in Azerbaijan, Guardians of The Galaxy è uscito anche lì (davvero). In Italia invece no.
Non so ancora come sono capitato qua ma siccome ancora manca parecchio alle caldarroste, state senz’ pensieri: quello che segue è spoiler free!

SIGLA!

Terra. 1988.
Il piccolo Peter Jason Quill fugge dall’ospedale dove ha appena assistito alla morte della madre gravemente ammalata. Qui verrà travolto da una luce e portato via, col suo fidato walkman, su un’astronave aliena dove gli verrà impiantata una sonda anale.
Volato nei cieli, Peter spera di risvegliarsi in un futuro dove i film escano in contemporanea mondiale, è ancora rimasto deluso perché ha dovuto aspettare 8 mesi per vedere La Casa 2 al cinema (in Italia uscì 7 mesi dopo gli States, ma era il 1987… oggi, invece, i film escono in contemporanea mondiale, o no?).
Lasciamo questo incipit alla Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo e ritroviamo – dopo il logo trasudante epicità dei Marvel Studios – il nostro eroe oggi nelle vesti di un Indiana Jones spaziale che, sulle note di Come and Get Your Love, è alla ricerca di antichi manufatti perduti nelle rovine di pianeti disabitati. 

E da qui partiranno le avventure di Peter Quill aka Star-Lord e dei Guardiani della Galassia, il nuovo gruppo di eroi Marvel destinato ad un grande futuro. E sì, mi sbilancio subito. Perchè, parliamoci chiaro, era dai tempi della prima trilogia di Star Wars che Hollywood non riusciva a trovare un franchise di fantascienza potenzialmente così dirompente.
Kevin Feige è stato lungimirante quando nel 2010 iniziò a pensare di espandere il Marvel Universe cinematografico nello spazio, cominciando a creare i presupposti per un adattamento de I Guardiani della Galassia, un comic book rifiorito nel 2008 grazie a Dan Abnett ed Andy Lanning (sempre siano lodati!). Ed è proprio dalle storie di Abnett & Lanning che il film di James Gunn prende la sua spina dorsale, oltre ad essere pieno zeppo di personaggi e luoghi dell’universo a fumetti Marvel (vi invito ad osservare con attenzione “la collezione del Collezionista”: un tripudio di easter eggs!).

A funzionare benissimo sono, innanzitutto, i 5 protagonisti: ‘a bunch of A-holes’un branco di cazzoni davvero ben assortito.
Ci si poteva aspettare che l’incontrastato catalizzatore del film fosse Rocket, il procione parlante amante delle armi oversize, e invece la vera rivelazione di Guardians of The Galaxy è GROOT! Non certo per il doppiaggio di Vin Diesel (che è più una trovata pubblicitaria, visto il limitato vocabolario dell’albero parlante composto da ‘I’ ‘Am’ e ‘Groot’ esclusivamente in quest’ordine) quanto per la caratterizzazione e le situazioni in cui Gunn lo va a cacciare. Groot è semplicemente geniale: il più delle volte criptico, a tratti poetico, talvolta violento ma, a suo modo, anche spiritoso. Voto 10.
Vorrei tanto che il mio bonsai iniziasse a parlare.

Poi c’è il wresteler Dave Bautista nei panni di Drax il Distruttore, un essere che vaga per la galassia per vendicare la sua famiglia massacrata. Anche il distruttore, sorprendentemente, è grande: Bautista sa far ridere ed ha i tempi comici. Ok, vi starete chiedendo: ‘ma in questo film si ride e basta?’ No, non è esattamente così, ma è per lo più una space-comedy. Se vi aspettate toni cupi, lati oscuri ed eroi tormentati è meglio cerchiate da un’altra parte. E vi ricordo che dark non sempre è sinonimo di buon film, così come commedia non sempre è sinonimo di film senza contenuti. 
Andando a Quill, poi, è facile farselo stare simpatico: è una via di mezzo tra Han Solo ed Indiana Jones, con elementi da protagonista della classica action comedy ‘mmerigana anni ’90 ed in più fa mille riferimenti vintage che, diciamocelo, ci piacciono tanto (non è vero Kevin Bacon?).
PS naturalmente Chis Pratt per calarsi nei panni di Star-Lord è stato palestrato a dovere (ed anche Rocket a quanto pare…).

A questo proposito, vorrei spezzare una lancia in favore dello spettatore di sesso maschile che, ogni tanto, un accenno di tetta lo gradirebbe. Ma, si sa, la Marvel è della Disney e Topolino è politically correct: non tollera la ‘pornografia’ di una ghiandola mammaria. Ma io finora non ho visto neanche una donnina in reggiseno (avrei gradito Scarlett Johansson, grazie). Per contro, mi devo sorbire sistematicamente un’invasione di pettorali maschili larghi come il parabrezza di un Porsche Cayenne che, per di più, mandano in tilt l’ormone alla mugliera. Mobbasta.

Tra i 5 Guardiani, quella riuscita meno bene è Gomorra Gamora, vuoi perché non ha quella cattiveria di base che ha nei comics (ok, la smetto subito di fare il nerd del ‘nel fumetto era meglio di così, gné’) vuoi perchè, come dice anche Quill, sembra che abbia sempre una scopa nel culo… anche se è un bel culo e Gunn, giustamente, non manca di mostrarcelo.

Un altro piccolo appunto è legato al villain. E’ vero: c’è la famosa scena di Thanos seduto sul trono, ma quella è più un gustoso antipasto di ciò che verrà nei prossimi anni. Mi riferisco invece a Ronan l’Accusatore, interpretato da Lee Pace (quello che fa Thranduil nella trilogia de Lo Hobbit). Come già capitato in altri film Marvel (vedi Malekith l’elfo oscuro in Thor 2), il villain è funzionale alla trama ma ha uno spazio risicato ed è poco carismatico. Con Ronan si poteva fare di più anche se la priorità del film era presentarci i 5 Guardiani.

Nota di merito ad uno degli attori feticcio di Gunn, Michael Rooker (Merle di The Walking Dead) ed al suo riuscitissimo Yondu Udonta, una sorta di padre adottivo di Quill. Un personaggio profondamente riscritto rispetto al fumetto in cui era un membro dei Guardiani originali del XXXI secolo creati da Gene Colan ed Arnold Drake che Gunn ha voluto omaggiare inserendo Yondu nel roster dei personaggi del film.

Non possiamo non parlare, poi, della strepitosa soundtrack. Con l’espediente del walkman di Star-Lord, Gunn si inventa una indimenticabile colonna sonora seventies cha va dall’ ‘Ooga Chaka’ di Hooked on a Feeling a Spirit in The Sky, da Marvin Gaye a David Bowie. Una grande idea per caratterizzare ancora di più la pellicola. Una pellicola in cui Gunn ha messo personalità nella sceneggiatura e nella regia, dimostrandosi a suo agio anche nelle parti più cariche di computer grafica. Forse gli è mancato il guizzo, il coraggio di osare ancor di più, avrebbe potuto essere la ciliegina sulla torta. Ma quella che ha realizzato è comunque una torta buonissima, una space opera divertente e piena d’azione destinata a diventare un cult.

Insomma, mettete la foto di James Gunn sul comodino e buone vacanze amici di The Walking Rec.
E ricordate: We are Groot! 

 

Fermi tutti!!! Non ve ne sarete mica andati? C’è il paragrafetto per la scena dopo i titoli di coda. Qui piovono spoiler!

Siamo nella ‘casa’ del Collezionista situata dentro la stazione spaziale Ovunque che è stata devastata dall’esplosione della Gemma dell’Infinito. Qui a consolare Benicio Del Toro arriva il cane russo Cosmo, membro dei Guardiani nella run del 2008 e già visto durante il film. Ma subito dopo ecco il ritorno su celluloide di Howard il Papero, dopo quasi 30 anni dal film Howard e il Destino del Mondo, costato alla Lucasfilm più de Il Ritorno dello Jedi e vincitore del Razzie Award come peggior film del 1986. E’ però chiaro che la scelta di inserire Howard è puro fan service da parte di Gunn: una strizzatina d’occhio ai nostalgici che, nononstante il film sul papero fosse a dir poco trash, lo ricordano inspiegabilmente con affetto; non è certo il segno che Howard stia per tornare grande protagonista al cinema come alcuni ipotizzano. 
Ma la vera chicca è un’altra: in una delle vetrine del Collezionista era custodito il bozzolo di Adam Warlock, lo avevamo già visto nella post-credit di Thor: The Dark World. Ebbene, nella post-credit di Guardians of The Galaxy il bozzolo è aperto!
Dove ti sei andato a cacciare, Warlock? Ti sei rifugiato sulla Contro Terra?

 

Ehi alieni, ora riportatemi a casa! Non dovrò mica fare l’autostop?

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