Il franchise Transformers targato Michael Bay era in netta fase calante: buono il primo, così così il secondo, male il terzo. Ed allora Bay decide di ripartire da capo: niente reboot ma un azzeramento completo del cast. Via il picchiatello Shia LaBoeuf, via John Turturro e via pure Tyreese Gibson in favore di un cast tutto nuovo.
Arriva Mark Wahlberg nei panni dello squattrinato inventore/fattore Cade Yaeger (che nome cazzuto!), sua figlia Tessa (Nicola Peltz) ed il di lei boyfriend Shane (Jack Reynor). E sì, i tre protagonisti hanno dei nomi tamarrissimi: Cade, Shane e Tessa.
Wahlberg è sempre lo stesso in tutti i film che interpreta, fosse una statua del museo delle cere animata in computer grafica sarebbe lo stesso. L’unica differenza apprezzabile è che progressivamente – di film in film – i suoi bicipiti si gonfiano sempre di più. In una scala che va da zero a prosciutto di Parma, siamo arrivati a Prosciutto di Parma DOP Gran Riserva.
Poi c’è Nicola Peltz, l’inevitabile patatona del film, anche se – diciamoci la verità – nei film di Bay ci sono SOLO fighe: quello che il regista californiano mette su pellicola è un mondo perfetto dove non esiste la cellulite e le donne hanno tutte addominali scolpiti e fattezze da paura. Ok, ci sarà forse un po’ troppa devastazione nell’utopica Baylandia, ma è pur sempre il paradiso della patata.
Nicola Peltz, chiaramente, non sa recitare e cambia espressione con la disinvoltura di un baobab. A suo confronto anche Megan Fox sembrava avere le doti attoriali di Anna Magnani. La Peltz, infatti, trascorre tutto il film con l’espressione di una sul punto di avere un orgasmo (sudata, fiatone e bocca aperta), ansimando/urlando nomi a caso: “PAPAAAAA'”, “BUMBLEBEEEEEE”, “IDRAULICOOOOOO”, “COMPARSA QUALUNQUEEEEE”.
Anche il “cast robotico” è quasi del tutto rinnovato, eccezion fatta per Optimus Prime (al secolo Commander) e Bumblebee (al secolo Maggiolino), e tra i nuovi Autobot c’è pure una Bugatti che si trasforma in samurai con due spadoni che, nella versione originale, è doppiato nientepopodimenoché da Ken Watanabe (quello che in Godzilla ripeteva sempre ‘Gogila’)
La trama: il mondo è ancora shockato per la devastazione di Chicago e, invece di prendersela con Michael Bay (il vero responsabile), se la prende con gli Autobot. Per questo motivo viene messa su una task-force governativa comandata da Frasier (lo psicologo delle sit-com anni ’80-’90, Cin-Cin e l’omonima Frasier). Frasier, siccome non è un cretino, a capo delle operazione ha messo uno dei cattivi più tosti della storia della TV: l’attore Titus Welliver, l’indimenticabile fumo nero di Lost.
A loro si aggiungerà lo scienziato Stanley Tucci con l’obiettivo di controllare e manipolare il transformio, il metallo di cui sono fatti i Transformers ed un misterioso cacciatore di taglie robotico che si trasforma in una Lamborghini Aventador. Megatron, come nei cartoni, assumerà la nuova identità di Galvatron e la battaglia dagli States si sposterà in Cina dove vedremo l’atteso debutto dei Dinobots!
Insomma Transformers 4 è 2 ore e 40 di esplosioni, battutine, robottoni, bicipiti di Mark Wahlberg, auto da corsa, dinosauri robot, altre esplosioni, robottoni con la spada, slow motion, ancora esplosioni e patatone in hot pants incapaci di recitare.
Non so ancora perché ma io mi sono divertito.
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